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Requiem per Fli. Giorno dell'addio, ecco la cronaca

Anche Saia e Viespoli mollano Italo e Gianfranco: a Palazzo Madama restano soltanto sei reduci

Andrea Tempestini
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Ufficializzata la morte di Futuro e Libertà al Senato. Il gruppo «viene meno», dice Pasquale Viespoli, che del medesimo gruppo era il capo. «Non ci sono più le condizioni sul piano politico». In realtà è una non-notizia visto che per sopravvivere a Palazzo Madama occorre essere in dieci senatori e già due, Giuseppe Menardi e Francesco Pontone, avevano staccato la spina giorni fa. La notizia nuova è che altri due dicono addio a Fli:  Viespoli e Maurizio Saia, mentre i restanti sei si ricompattano con i senatori dell'Udc rimasti senza quelli dell'Svp, per dare vita al gruppo del Terzo polo.  Ieri doveva esserci un chiarimento, una mossa per decidere se tentare di rianimare il Fli moribondo, confluire nel misto, o spostarsi compatti verso la maggioranza. Ma oltre quattro ore di vertice non sono bastate ai senatori un tempo vicini a Gianfranco Fini per stabilire una linea comune.   Il clima era tesissimo. Tentativi di conciliazione falliti. Andare? Restare? Nel dubbio Baldassarri ha portato un documento da fare sottoscrivere a tutti i colleghi presenti, una sorta di tregua per ragionare con più calma sulla strategia. Un modo per rimandare la scissione e forse anche l'agonia, a sentire gli altri. Viespoli, ad esempio, eletto capogruppo ma sofferente da settimane, al punto da essersi dimesso dal ruolo per poi essere rieletto, non ha avuto dubbi: ci sono troppe divergenze, meglio tagliare subito i ponti con il progetto fallito di Fini. Di lui si vocifera sia in procinto di passare con Noi Sud, la formazione emergente del sottosegretario Gianfranco Micciché. E Viespoli non sarebbe neppure l'unico. Anche Saia ha detto addio a Fli senza rimpianti. È stato accolto dal bentornato del pidiellino Alessio Butti: «Abbiamo ucciso il vitello grasso». Ma le posizioni nella piccola pattuglia futurista sono ben distinte. Il gruppo si è spaccato. Dovevano essere quattro contro quattro, alla fine Baldassarri è riuscito a portare dalla sua anche Egidio Digilio, uno dei più incerti. Da una parte c'erano i tre fedelissimi di Fini, Candido De Angelis, Giuseppe Valditara e Maria Ida Germontani. Dall'altra i senatori che non avrebbero mai voluto dividersi dal PdL, ma l'hanno fatto per dovere e senso di responsabilità, e ora forse potrebbero contribuire a formare al Senato quel gruppo dei Responsabili che alla Camera è già Terza gamba della maggioranza. Viespoli e Saia si sono così aggiunti a Menardi e Pontone, che già avevano lasciato Fli dopo la deriva a sinistra di Bocchino e soci. Infatti, dei dieci senatori del gruppo, Menardi, il primo a fare le valigie, ieri assente al vertice, ha già dichiarato di volere tornare all'origine. Sostegno al governo Berlusconi. Impossibile pensare a un'alleanza con il Pd o a un terzo polo con Udc, Api ed Mpa. Idem per Pontone, il galantuomo napoletano che ha scontato con un'iscrizione nel registro degli indagati il suo essere stato tesoriere di An e custode dei segreti della vendita al cognato dell'appartamento di Montecarlo. Dall'altra parte è rimasto invece Baldassarri, autore del documento anti-scissione piaciuto anche agli incerti Barbara Contini e  Digilio. Totale: sei contro due. Ma il succo non cambia. Fli non c'è più a Palazzo Madama. I futuristi rimasti giurano: «Faremo un nuovo gruppo per costruire un'alternativa competitiva all'attuale centrodestra, ma nessuna ammucchiata a sinistra». Da Udc e Api, però, nessun commento. Alla Camera, per ora, Fli è fermo a 29 deputati, dopo l'uscita di Roberto Rosso, Luca Barbareschi e Luca Bellotti. Bocchino si è affrettato a chiedere un incontro chiarificatore con Adolfo Urso, incavolato nero per essere stato messo all'angolo e da molti indicato come prossimo a mollare. «Adolfo è un'energia positivissima per il nostro partito», ha detto Bocchino. Ma l'ex viceministro non scioglie la riserva. In “silenzio stampa” anche Andrea Ronchi. Smentisce le fughe dal partito Carmine Patarino, ma i rumors dicono che Fli perderà altri pezzi. E i Responsabili alla Camera, intanto, sono già a quota 28.   di Brunella Bolloli

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