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I pm non vogliono arrestare i clandestini

Con una circolare i giudici toscani spiegano: "Aggiriamo la Bossi-Fini". Poliziotti replicano: "Così c'è meno sicurezza"

Andrea Tempestini
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«Rendo noto che il Tribunale di Livorno si è orientato nel senso di ritenere l'articolo 14/5 ter del D.L.vo 25 luglio 1998 numero 286 incompatibile con la direttiva comunitaria 2008/115/CE in materia di rimpatrio di soggetti clandestini e quindi di non convalidare gli arresti effettuati per tale reato»: è con questa circolare, spedita pochi giorni fa ai comandi locali dei carabinieri, della Guardia di Finanza e della Polizia Municipale, che il procuratore di Livorno Francesco De Leo ritiene di adeguarsi alla nuova normativa europea in materia di immigrazione clandestina, vietando di fatto la convalida degli arresti per gli extracomunitari colpiti da decreto di espulsione. Il provvedimento arriva dopo quello emesso poco più di un mese fa dal procuratore di Firenze Giuseppe Quattrocchi, che dava identiche disposizioni. Nel resto della Toscana, intanto, è già consuetudine non arrestare i clandestini. La direttiva europea, non ancora recepita dallo Stato italiano, secondo questi magistrati mal si accosta a quanto previsto dalla Bossi-Fini, la quale prevede che i clandestini con specifico provvedimento siano arrestati ed espulsi dall'Italia entro cinque giorni. All'interno di questa diatriba se ne cela poi un'altra: quella tra i tribunali toscani, che hanno preso alla lettera quanto stabilito a livello europeo, e le procure, che si troverebbero “costrette” - almeno da quanto si intuisce dalle dichiarazioni dei vari procuratori sui quotidiani locali - ad adeguarsi. LE REPLICHE Gli addetti ai lavori, però, non gradiscono la decisione dei magistrati. «Ci troviamo con le mani legate», commenta il segretario regionale dell'Ugl Polizia Mauro Marruganti, «perché questi nuovi dettami ci impediscono di arrestare i clandestini. Ciò comporta una diminuzione della sicurezza sul territorio. Da non sottovalutare, poi, un altro aspetto fondamentale: coloro che vengono colpiti da provvedimento di espulsione, ma che rimangono a piede libero, devono essere accompagnati nei centri d'accoglienza. In Toscana, però, non ve ne sono. Il governatore Enrico Rossi aveva promesso che ne avrebbe fatto realizzare uno, ma la questione è finita nel dimenticatoio. Così ogni volta che un clandestino deve essere trasferito in uno di questi centri (il più vicino è a Modena, altrimenti si deve ripiegare su Milano, Crotone o addirittura Bari) dobbiamo mandare due agenti. Ovviamente con un notevole aggravio di spese, perché agli stessi devono essere corrisposti trasferta, straordinario e spese varie. In media partono non meno di 500euro a clandestino. Spesa che naturalmente ricade sullo Stato». EFFETTO DOMINO Quanto fatto dalle procure di Firenze e Livorno pare che stia per essere imitato adesso da altre procure toscane. «Anche se», prosegue Marruganti, «va detto che in alcune città, senza che sia stata emessa alcuna circolare, è già consuetudine non arrestare i clandestini. Ciò avviene con regolarità a Siena, Pisa, Grosseto, Pistoia, Lucca e Prato». Walter Delfino, dirigente dell'ufficio immigrazione della Questura di Livorno, spiega che «con questa circolare i tribunali hanno di fatto dichiarato nullo il provvedimento dei questori che impone ai clandestini arrestati l'allontanamento dall'Italia entro cinque giorni e l'impossibilità di rientrarvi per diversi anni. Certo, l'arresto resta contemplato dalla normativa italiana. Solo che, anche se lo arrestiamo, l'extracomunitario clandestino viene subito rimesso in libertà». di Chiara Giannini

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