Battisti: "Parigi mi consigliò
di scappare in Brasile"
"L'idea della mia fuga in Brasile non fu mia". È categorico Cesare Battisti, difendendosi sul quoridiano brasiliano 'Istoe': l'idea, incalza l'ex terrorista dei Pac, al centro di un non indifferente incidente diplomatico tra Italia e Brasile, "fu di un agente dei servizi segreti francesi". E poi aggiunge: "Io non ho ammazzato nessuno e ritengo sia esagerata la reazione del nostro Paese; lo status di rifugiato politico che mi ha concesso il Brasile è stato un atto di coraggio edi umanità da parte del ministro (della Giustizia) Tarso Genro". "Nello studio dei miei avvocati francesi", racconta l'ex terrorista, "(l'agente dei servizi) mi disse che l'Italia stava facendo pressioni, a causa delle denunce contenute nei miei libri. Mi parlò del Brasile, dove mi disse si trovavano molto rifugiati italiani...Una settimana dopo, mi mandò un'altra persona che mi consegnò un passaporto italiano con la mia foto e i miei dati". Ma a organizzare quel viaggio non furono i servizi:"Ho viaggiato in auto dalla Francia verso la Spagna e poi il Portogallo: da Lisbona mi imbarcai per l'isola di Madeira e da lì andai nelle Canarie, dove presi un piccolo aereo per Capo Verde e, in seguito, per Fortaleza. Arrivato in Brasile per due anni e mezzo sono stato costantemente controllato, dai brasiliani e dai francesi, sempre, in qualche momentoentrarono anche gli italiani