Laurea fantasma, la 'psicologa' Rizzi pagata dalla Provincia
Inchiesta sull'assessore leghista allo Sport della Regione Lombardia: nel 2005 1.000 euro per una sua consulenza a Brescia, ma non aveva titoli
Lo aveva scritto nei suoi curriculum in Regione. E, a quanto pare, aveva sfruttato la cosa anche per ottenere delle consulenze. I titoli fantasma di Monica Rizzi, assessore regionale allo Sport targato Lega, tornano a galla anche nei documenti della Provincia di Brescia, per la quale la politica aveva lavorato qualche anno fa. Si tratta dello stesso periodo in cui la Rizzi partecipava a convegni sugli abusi ai minori presentandosi come psicoterapeuta infantile. Fatti sul quale la Procura di Brescia sta indagando da un anno. Il tutto sulla base di una denuncia presentata dall'Ordine degli Psicologi. PROGETTO "EQUAL" - Per ricostruire la vicenda tocca tornare al 2005. In quell'anno la giunta bresciana stava lanciando il fumoso progetto “Equal”, iniziativa destinata a rilanciare il “sistema delle imprese sociali per la gestione di parchi e territorio”, toccando anche la Valle Camonica, feudo dell'assessore, all'epoca consigliere regionale per il Carroccio. Proprio in virtù dei suoi contatti e della sua competenza, la Rizzi si era proposta come collaboratrice quale «esperta di azioni di mainstreaming per un'area, quella della Valle Camonica, con importante valenza sociale». Compenso richiesto: tremila euro. E si allegava curriculum. Proprio quest'ultimo documento è quello che lascia più dubbi. Monica racconta di aver frequentato una non meglio identificata «Scuola di specializzazione in Psicologia Infantile di Ginevra» e di aver quindi conseguito un «diploma di “Psicologia Infantile”». Un'autocertificazione più che sufficiente per i dirigenti dell'”Area attività socio assistenziali” dell'ente, che pochi giorni dopo hanno risposto alla diretta interessata. MAINSTREAMING - L'incarico è stato conferito senza problemi, visto che, si legge, presso gli uffici provinciali non erano «presenti strutture organizzative e/o professionalità interne in grado di svolgere le attività» in questione, ovvero il famoso mainstreaming, che in italiano significa «collaborare nel predisporre e diffondere materiale divulgativo di contenuti e prodotti in particolare nella zona della Valle Camonica». Imprese per le quali è stata necessaria la collaborazione del ragionier Rizzi, in questo caso presentato con tutt'altra qualifica. L'incarico, infatti, è stato assegnato «visto il curriculum vitae e professionale fornito dalla dott.ssa Monica Rizzi, dal quale si rileva la consolidata professionalità nel campo della comunicazione» della donna e così via. Unica delusione: il lavoro dell'assessore è stato valutato solo mille euro, un terzo di quanto richiesto. Il tutto per un mese di lavoro, come la determina dirigenziale specifica. Il mistero sui titoli di studio dell'assessore, in altre parole, si infittisce. Leggendo i documenti, la Rizzi parrebbe aver terminato l'università senza alcun problema. Il legale dell'ex consigliere, ovvero l'avvocato Alessandro Diddi, qualche giorno fa ha smentito tutto, spiegando con un indignato comunicato stampa che la sua assistita «non ha alcuna laurea in psicologia e, dunque, non ha da temere per titoli che non ha mai conseguito e nemmeno mai esibito». NESSUNA LAUREA - Per quanto riguarda la seconda parte del ragionamento dell'avvocato, la cosa sembrerebbe tutta da dimostrare, visto che vari documenti (accessibili a chiunque con una semplice ricerca sul web) provano che in più di un'occasione la bionda bresciana ha preso parte a convegni in qualità di “psicoterapeuta infantile”. Un fatto che le è valso una denuncia da parte dell'Ordine degli Psicologi. Anche la prima affermazione dell'avvocato, poi, non dissipa le perplessità. In uno dei tanti curriculum sparsi su internet, la politica lumbard lascia qualche traccia del suo diploma svizzero, spiegando che «nel 1994, volendo approfondire gli studi di settore, si reca in Svizzera, a Ginevra dove si specializza nel Recupero dei Minori Abusati». Un fatto curioso visto che, come si può tranquillamente verificare su internet, la durata di un corso di studi per psicologi scelta dai legislatori elevatici è di “almeno 4 anni” e che nel curriculum presentato in Provincia sostiene di aver terminato gli studi nel 1995. Per di più, per accedere a questi corsi è richiesto un diploma in medicina. Più o meno lo stesso iter richiesto in Italia. Come spiega il vicepresidente dell'Ordine degli psicologi lombardo Alessandro Spano, da noi «qualcunque scuola di specializzazione deve essere post laurea e durare almeno quattro anni». Il presidente dell'Ordine, Mauro Grimoldi, tiene comunque a specificare: «Ovviamente non sta a noi verificare se questo titolo conseguito in Svizzera esiste realmente, cosa che al massimo farà la Procura». Per quanto riguarda la denuncia dello scorso anno, poi, «si è trattato di un atto dovuto, visto che sui giornali abbiamo letto che l'assessore aveva partecipato a dei convegni in qualità di psicoterapeuta. E che, a noi la Rizzi non risulta iscritta all'albo». di LORENZO MOTTOLA e BEATRICE RASPA