Fini e le 'toghe amiche': archiviata Montecarlo
Appartamento Tulliani, Procura di Roma chiude inchiesta. Storace: "Legge non è uguale per tutti"
La Procura di Roma ha archiviato l'inchiesta sulla casa di Montecarlo ai danni di Gianfranco Fini. Il presidente della Camera era indagato per truffa in relazione alla vendita dell'appartamento nel Principato rivelatosi poi di proprietà di una holding intestata a Giancarlo Tulliani, fratello della compagna di Fini Elisabetta. Indagato (e archiviato) anche Francesco Pontone, ex tesoriere di Alleanza nazionale. La decisione è staa presa dal presidente dei gip di Roma, Carlo Figliolia, secondo il quale nella vicenda non è ravvisabile alcun reato. EREDITA' DISCUSSA - Recepite dunque le conclusioni del procuratore Giovanni Ferrara e dell'aggiunto Pierfilippi Laviani, secondo cui nel 2008 non vi fu da parte dell'allora presidente di An Fini alcun artificio o raggiro nella cessione a prezzo inferiore al valore di mercato a una società off-shore dell'appartamento di Boulevard Princess Charlotte, che il partito ereditò nel 1999 dalla contessa Anna Maria Colleoni. Secondo la Procura dunque nessun elemento penalmente rilevante. Al più aspetti civilistici. L'indagine era partita dalla denuncia presentata da due esponenti di La Destra, Roberto Buonasorte e Marco Di Andrea, che si erano poi opposti alla richiesta di archivazione. Secondo i denuncianti, i pm avevano omesso di sentire lo stesso Giancarlo Tulliani. Passaggio chiave della vicenda le carte pervenute "con nota riservata e confidenziale" al Ministero degli Esteri direttamente dal governo di Santa Lucia (in cui si assicurava la titolarità delle holding acquirenti da parte di Tulliani), giudicate irrilevanti dalla Procura. DIFESA SODDISFATTA - "E' una decisione giusta e assolutamente conforme a diritto, decisione che accogliamo con piena soddisfazione", affermano i legali di Fini, Giuseppe Consolo e Francesco Compagna. Amareggiato invece l'ex compagno di partito del leader Fli, Francesco Storace. Il segretario nazionale di La Destra in una nota attacca: "Dice il mio portiere che la legge è uguale per tutti. Ma credo che stia cambiando città, regione, Paese". "Da oggi - aggiunge Storace - si stabilisce che non è reato vendere sottocosto il bene di un'associazione che si presiede, qual è un partito. Si stabilisce che è normale che un partito venda a società offshore un bene che possiede frutto di una donazione. Si stabilisce che è inutile frignare se quel bene, donato per 'la buona battaglia' finisce nella disponibilità del cognato di chi guida il partito".