Libia: da Francia, Usa e Gb ultimatum a Gheddafi
Documento congiunto: "Subito stop attacco a civili". CdM, Italia pronta a missione. Dopo ok dell'Onu a 'no-fly zone' il Colonnello aveva annunciato 'cessate il fuoco'
Il colpo di scena era arrivato nel primo pomeriggio. "Le forze libiche fedeli a Muammar Gheddafi hanno sospeso tutte le operazioni militari per garantire la protezione dei civili, in linea con la risoluzione Onu che ha imposto la No Fly Zone". Ma nonostante le dichiarazioni delle autorità libiche, per l'intervento militare contro le forze di Gheddafi sembra essere questione di poche ore. A parlare era stato il ministro degli Esteri libico, Mousa Koussa, che conversando con i giornalisti a Tripoli, aveva dichiarato un cessate il fuoco a tutti gli effetti. La dichiarazione era giunta poche ore dopo il voto positivo delle Nazioni Unite alla no-fly zone sulla Libia. Il Ministro, inoltre, aveva assicurato che il Governo di Tripoli proteggerà gli stranieri presenti nel Paese e i loro beni. In Italia si è poi tenuto il Consiglio dei Ministri straordinario sull'emergenza libica: Roma, oltre alle basi, metterà a disposizione uomini e mezzi. STRETTA FINALE - Francia, Stati Uniti e Gran Bretagna, insieme ad alcuni Paesi arabi, stringono però il cerchio attorno alla Libia. Sono molti ad essere diffidenti sul "cessate il fuoco" proclamato da Gheddafi. La richiesta di Parigi, Washington e Londra è chiara: "Tutti gli attacchi ai civili devono cessare immediatamente, e l'avanzata verso Bengasi e le altre città in mano ai ribelli si deve fermare subito". I tre Paesi, in un documento congiunto, hano anche chiesto la riattivazione delle utenze di gas, elettricità e acqua staccate dalle forze lealiste nelle città in mano ai ribelli. In sostanza, con la dichiarazione congiunta, è scattato il conto alla rovescia verso il vero e proprio intevento militare in Libia. OBAMA: "CESSARE FUOCO, ALTRIMENTI AZIONE MILITARE" - Venerdì sera il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha parlato chiaramente della crisi libica. "Se Gheddafi non rispetterà la risoluzione", ha spiegato, "andrà incontro ad un'azione militare". Gli Stati Uniti, però, "non dispiegheranno truppe di terra in Libia, ma il Colonnello è avvisato: il cessate il fuoco va attuato immediatamente. Obama ha poi concluso: "Adesso ancora una volta Gheddafi ha una scelta, la risoluzione approvata dall'Onu dà condizioni chiare da soddisfare e queste condizioni non sono negoziabili: se Gheddafi non le rispetterà si dovrà procedere ad una azione militare". LE REAZIONI - Dopo l'annuncio del cessate il fuoco, la prima reazione era giunta da Parigi. Ed è una risposta cauta: "La situazione non cambia", avevano affermato fonti francesi. Probabilmente tutti attendono mosse concrete da parte del regime. I ribelli, invece, invitano l'Occidente a non fidarsi del dietrofront del ministro Koussa: "Per noi non è importante - ha detto - Gheddafi sta bluffando", ha detto il comandante degli oppositorie libici a Bengasi, confermando che a Misurata sono al momento in corso durissimi bombardamenti da parte dei soldati filo-Gheddafi. Nella repressione in atto sarebbero morte almeno 25 persone, mentre decine sarebbero rimaste ferite. Si segnalano, invece, dalle sei alle otto forti esplosioni nella capitale Tripoli. LA RISOLUZIONE DELL'ONU - La risoluzione approvata giovedì sera al Palazzo di Vetro dell'Onu a New York autorizza tutte le misure militari possibili, anche attacchi aerei, per difendere i civili minacciati da Muammar Gheddafi. Tutte tranne una, invasione di terra. Una proposta votata da 10 Paesei: Francia, Gran Bretagna, Usa, Bosnia, Gabon, Nigeria, Sudafrica, Portogallo, Colombia e Libano. Astenute Russia, Cina, Germania, Brasile e India. La risoluzione delle Nazioni Unite ha incassato l'ok della Unione Europea, non ancora quella della Nato che "esaminerà attentamente" il documento. Il guaio, per l'Europa, è la spaccatura decisa tra i Paesi più importanti: Inghilterra e Francia premono per una missione "in tempi rapidi", se necessario anche da soli. La Germania si è invece astenuta per "ragioni di sicurezza". Il ministro degli Esteri di Berlino Guido Westerwelle ha assicurato che nessun soldato tedesco parteciperà alle missioni. Segui la diretta tv dalla Libia di Al Jazeera International CDM A PALAZZO CHIGI - In Italia si è tenuta una riunione straordinaria del Consiglio dei ministri a Palazzo Chigi, a Roma, per decidere in che termini partecipare alla risoluzione Onu. Secondo le prime dichiarazioni rilasciate dal ministro degli Esteri Franco Frattini, l'Italia potrebbe mettere a disposizione della coalizione internazionale non soltanto le tre basi militari di cui si era discusso, ma anche mezzi e uomini. Il titolare della Farnesina ha inoltre comunicato l'invio di aiuti alla popolazione libica su una nave diretta a Bengasi e la chiusura dell'ambasciata di Roma a Tripoli: "Abbiamo chiesto alla Turchia, che ha accettato, di curare i nostri interessi in Libia", ha detto. Il ministro della Difesa Ignazio La Russa ha confermato che intende chiedere al Parlamento di poter usare le forze armate per proteggere i civili, e che a questo punto sono probabili alcuni raid mirati. All'incontro a Palazzo Chigi, insieme a Silvio Berlusconi, Frattini e La Russa, hanno partecipato i ministri Maroni, Tremonti, Matteoli, Sacconi, Romani. Oltre a loro il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, i capi dei servizi di sicurezza e i vertici militari. Giovedì sera, subito dopo il voto dell'Onu, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il premier Berlusconi e il ministro della Difesa Ignazio La Russa si erano riuniti in un "summit informale". Il nostro governo si era detto pronto a mettere a disposizione tre basi e aerei per attuare la no-fly zone. L'intenzione era quella di avere "un ruolo di primo piano" nella vicenda, nonostante le possibili ritorsioni di Muammar Gheddafi. POSIZIONI INERNAZIONALI - La Francia, con il portavoce del governo, Francois Baroin, ha fatto sapere che "gli attacchi contro le truppe di Gheddafi avverrano in tempi rapidi". Sulla stessa linea la Gran Bretagna, che in attesa che il premier David Cameron riferisca ai comuni, sta già approntando le proprie forze aeree per l'intervento: è stato già disposto l'invio di uno squadrone di caccia Typhoon dislocati nella base aerea di Akrotiri. Anche la Norvegia, la conferma è arrivata da Oslo, parteciperà alla coalizione militare, proprio come il Qatar. Spagna e Belgio metteranno a disposizione della Nato forze aeree e navali. Nel dettaglio, Madrid concederà le basi militari di Rota e Moron, nel sudovest del Paese, mentre Bruxelles fornirà sei F-16 e una fregata. LA GERMANIA TENTENNA - La Germania, invece, continua a mantenere una posizione piuttosto critica nei confronti della risoluzione. Per il cancelliere Angela Mekel il via libera dell'Onu alla no fly zone e ad eventuali raid aerei "non è stato ponderato al 100 per cento". Frau Merkel lo ha spiegato nel corso di una riunione con i parlamentari della Cdu, secondo quanto riferito da alcuni presenti, motivando così la decisione della Germania di astenersi in Consiglio di sicurezza. "Auguriamo ai nostri alleati molto successo poiché perseguiamo gli stessi obiettivi politici, ma noi siamo di altro avviso per quanto riguarda le prospettiva di riuscita dell'operazione", avrebbe aggiunto. "Abbiamo il cuore pesante perché questa non è stata una decisione facile, ma bisogna sempre pensare a ciò che succede dopo", ha concluso la Cancelliera. GHEDDAFI: "RISOLUZIONE E' UNA MINACCIA" - Muammar Gheddafi non mostra alcun segno di cedimento né preoccupazione dopo le decisioni dell'Onu. Rialza invece il tiro, e afferma che "per chi ci attacca sarà l'inferno". Il Colonnello, per bocca dei suoi funzionari, aveva protestato vivamente contro la risoluzione, definita una "minaccia". E mentre a Bengasi i ribelli sono scesi in piazza per festeggiare, il regime insiste nella sua repressione. "Non abbiamo paura", ha fatto sapere suo figlio Seif al-Islam. "Speriamo che l'Italia si tenga fuori da questa iniziativa", è invece la dichiarazione sibillina del vice-ministro degli Esteri libico Khaled Kaaim. La prospettiva infatti è quella di rappresaglie nel Mediterraneo.