Il Premier boccia Sarkozy: "Guida alla Nato"

Andrea Tempestini

"I nostri aerei non hanno sparato e non spareranno, ma ci vuole un coordinamento diverso da quello attuale". E' il commento del premier Silvio Berlusconi sulla situazione strategico-militare in Libia, che boccia di fatto la leadership del presidente francese Nicolas Sarkozy, principale fautore dell'iniziativa Onu. Il presidente del Consiglio, a Torino per incontrare il candidato premier del Pdl Michele Coppola, ha di fatto ribadito quanto già espresso poche ore prima dal ministro degli Esteri Franco Frattini. "Stiamo vivendo dei momenti particolari in Libia, per condizioni essenziali sono la chiara definizione degli obiettivi della missione, che devono essere limitati alla no-fly zone e all'embargo, e la protezione dei civili - ha chiarito Berlusconi -. Desideriamo che il comando delle operazioni passi alla Nato e ci deve essere un coordinamento diverso da quello che accade ora". COORDINAMENTO NATO - Lo stesso cambio di leadership invocato da Frattini. "Credo che sia il momento di andare oltre la coalizione dei volenterosi verso un approccio più coordinato sotto la Nato, che ne ha le capacità", aveva dichiarato il titolare della Farnesina al suo arrivo al Consiglio affari esteri. Successivamente lo stesso Frattini, in una conferenza stampa a Bruxelles tra i vertici delle diplomazie europee, ha sottolineato come ci sia "un crescente consenso attorno alla richiesta dell'Italia per un ombrello Nato" nelle operazioni contro il regime di Gheddafi. L'ipotesi avanzata da Frattini è stata confermata dall'omologo francese, Alain Juppé, secondo il quale "la Nato è disponibile a venire in sostegno" dell'intervento della coalizione internazionale e sarebbe "pronta a farlo entro pochi giorni". Ma Frattini è andato oltre, sottolineando che se la Nato non assumerà a breve il coordinamento delle operazioni, "se ci fosse una moltiplicazione dei comandi, dovremo studiare un modo perché l'Italia assuma la responsabilità del controllo delle proprie basi". In serata il titolare della Farnesina, in una nota ufficiale, ha chiarito il senso delle sue parole: "L'Italia potrebbe prendere in considerazione l'idea di istituire un proprio comando nazionale separato per gestire le attività di comando e controllo di tutte quelle operazioni militari, in applicazione della Risoluzione 1973, che prevedono l’uso delle sette basi che il nostro paese ha messo a disposizione per la missione". VOTO IN AULA - Sulla missione in Libia voterà l'Aula. L'annuncio è arrivato dal ministro della Difesa, Ignazio La Russa, che ha affermato che "non è ancora stato fissato (il giorno del voto, ndr), ma non intendiamo sottrarci alla valutazione delle Camere. Per il futuro voto parlamentare sulla missione in Libia, ha sottolineato La Russa, dal punto di vista giuridico è sufficiente il voto delle Commissioni, ma dal punto di vista politico riteniamo che il Parlamento non solo debba essere informato, ma debba anche esprimersi". Successivamente il ministro ha sottolineato che "continueremo ad insistere nelle sedi internazionali affinché il cappello dell'operazione passi dalla Coalizione alla Nato". "NON DEVE ESSERE GUERRA" - In precedenza, sempre Frattini, aveva voluto sottolineare come in Libia non ci debba essere una guerra, ma si deve strettamente rispettare la risoluzione 1973 dell'Onu (con la quale era stato stabilito di imporre la no-fly zone, ndr). "Non ci deve essere una guerra, ma la stretta messa in pratica della risoluzione Onu", aveva espresso il suo auspicio Frattini, secondo il quale l'obiettivo è "proteggere la popolazione libica". Sulla questione del rimorchiatore sequestrato da forze libiche a Tripoli e con otto italiani a Bordo, il titolare della Farnesina ha spiegato che l'Italia ne sta "seguendo molto da vicino la rotta, per evitare in primo luogo rischi all'incolumità degli italiani a bordo". Del rimorchiatore, dell'emergenza profughi e delle operazioni dei caccia italiani ha parlato anche il ministro della Difesa, La Russa, nell'intervista-telefonata con Maurizio Belpietro di lunedì mattina. POLEMICHE NELLA MAGGIORANZA - All'interno della maggioranza, intanto, continuano le frizioni tra Pdl e Lega Nord sull'intervento in Libia. Sabato Umberto Bossi, con il linguaggio schietto che lo contraddistingue, aveva sottolineato come l'Italia sia "brava a prendersela in quel posto": il riferimento era al possibile rafforzarsi dell'ondata di profughi dopo l'intervento militare in Libia. Oggi è tornato a fare polemica Roberto Caleroli, che ha punzecchiato direttamente il ministro La Russa. "E' il ministro della Difesa", ha dichiarato Calderoli, "non della Guerra". Secondo Calderoli, quella in Libia è un'operazione "neo-colonialista". La Russa, giunto a Palazzo Chigi per il CdM straordinario convocato per discutere dell'intervento a Tripoli, ha minimizzato: "Non vedo grandi tensioni nella maggioranza, la Lega non frappone ostacoli".