Cerca
Logo
Cerca
+

L'euro in più per il cinema lo paghiamo alla pompa della benzina

Il Fondo per lo spettacolo verrà finanziato con l'accisa sul carburante. Letta: "Italiani lieti di piccolo sacrificio" / SCAGLIA

Federica Lazzarini
  • a
  • a
  • a

E però questa storia del prezzo di benzina e gasolio sta diventando surreale - anzi, per la verità lo è già da tempo. C'è da trovare in fretta e furia un gruzzolo per l'impellente necessità del momento? Pronti: basta aumentare il conto alla pompa e il giochino è fatto. Dice: ma in questo modo semplifichi troppo, il discorso è più complesso. Ma no, che invece è proprio così. L'ultima è quella dei soldi da racimolare per rifinanziare il Fus, Fondo unico per lo spettacolo, su cui era calata l'empia scure del Tremonti tagliatutto. E intendiamoci, chi scrive è fra coloro che ritiene  anche giusto aiutare il settore - cinema, teatro, musica e quant'altro - persino con aiuti pubblici (e però ben calibrati) e sgravi fiscali. Ma insomma: prima s'era pensato di ribilanciare la situazione aumentando di un euro il prezzo del biglietto del cinema, o perlomeno di alcuni film, decisione invero antipatica e impopolare e però con una sua ratio, sul genere coinvolgiamo-gli-spettatori-nel-sostegno-allo-spettacolo. Ma le proteste generali hanno in pratica affossato la trovata. E adesso ecco che arriva l'ideona, per la verità davvero non originale: sostenere il Fus aumentando l'accisa sui carburanti. Secondo quanto dichiarato al termine del Consiglio dei Ministri dal sempre tranquillo e sorridente sottosegretario a Palazzo Chigi Gianni Letta, il rincaro sarà nell'ordine di 1-2 centesimi. Per le associazioni dei consumatori Adusbef e Federconsumatori l'erario potrebbe con quest'aumento incassare fino a un milione e 800mila euro l'anno, mentre la Adoc ha stimato che corrisponderebbe mediamente a «un aggravio di spesa di 20 euro l'anno a veicolo».  Poca cosa, dice qualcuno? A parte che è proprio il principio a non convincere - chissà che fine farà il cosiddetto tavolo carburanti intorno al quale, al ministero dello Sviluppo economico, tutti gli operatori del settore chiedono da tempo proprio il taglio delle accise.   Ma il fatto è che  trattasi solo dell'ultima di una lunga, lunghissima serie di imposte che sono andate accumulandosi negli anni. In questo modo gonfiando  a dismisura il prezzo del carburante. E allora val la pena di ripeterne l'impressionante elenco. Operazione giornalisticamente ripetitiva, ce ne rendiamo conto, e però ogni volta si sperava fosse l'ultima - speranza puntualmente delusa. In ogni caso, ecco:  finanziamento della guerra d'Etiopia (1935), finanziamento della crisi di Suez (1956), finanziamento degli interventi legati al disastro del Vajont (1963), e poi l'alluvione di Firenze (1966) e il terremoto del Belice (1968) e quelli del Friuli (1976) e dell'Irpinia (1980), e il finanziamento della guerra in Libano (1983) e della missione in Bosnia (1999), fino al rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri (2004).  Tutte emergenze affrontate anche utilizzando soldi ricavati dall'aumento di prezzo dei carburanti. Peccato però che le tasse in questione siano poi di fatto rimaste anche a problema concluso, per mantenere il bulimico baraccone dell'incontenibile spesa pubblica nostrana. Tanto che, secondo l'ultima rilevazione, le accise pesano sul costo al pubblico della benzina senza piombo per 0,564 euro al litro (dunque più di un terzo!), su quello del gasolio auto per 0,423 euro, sul gpl 0,125 euro e 0,403 euro al litro sul gasolio da riscaldamento. E c'è da considerare che l'Iva sui carburanti viene poi calcolata anche tenendo conto di queste stesse accise - una tassa sulle tasse! -, che quindi fanno aumentare di molto anche l'imposta sul valore aggiunto. Tanto per dare un altro ordine di grandezza che rende l'idea: il prezzo della benzina senza piombo, al netto delle imposte (sostanzialmente accise e Iva), sarebbe di 0,658 euro al litro. E l'incazzatura è servita. Decisione, questa del governo, tra l'altro non proprio lungimirante. L'attuale conflitto in corso in Libia rischia infatti di provocare un innalzamento delle quotazioni del greggio - è pressoché sempre successo in occasione di guerre con coinvolgimento di Paesi produttori -e le stesse compagnie petrolifere potrebbero decidere di aumentare i prezzi. Inoltre, se le operazioni belliche in nord Africa dovessero prolungarsi nel tempo, l'Italia sarà costretta ad affrontare anche alti costi militari. E, come abbiamo visto con l'elenco di cui sopra, quasi sempre si è cercato di raggranellare fondi anche e soprattutto agendo sulle tariffe del carburante. Letta ha poi detto, ecumenicamente sorridendo, che trattasi di «un piccolo sacrificio che tutti gli italiani saranno lieti di fare». Evviva. Di Andrea Scaglia

Dai blog