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Tripoli apre: "Per la pace seguire road-map di Ua"

La "linea morbida" dei lealisti, un portavoce: "Pronti a percorrere strada proposta da Unione Africana per soluzione al conflitto". Indiscrezione: Gheddafi disposto a "cessate fuoco" in cambio di "uscita sicura". La Ue: "Raìs lasci". Bilancio dei ribelli: 8mila morti

Andrea Tempestini
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E' il settimo giorno dell'operazione 'Odissey Dawn' in Libia ed il Colonnello, secondo quanto riferisce un un funzionario dell'intelligence statunitense all'emittente televisiva  Al Jazeera, starebbe pensando di accettare un "cessate il fuoco" in cambio di una propria "uscita sicura" dal conflitto. Successivamente è arrivata un'altra indiscrezione a confermare la nuova, possibile, linea "morbida" del governo di Tripoli, piagato dagli attacchi della "coalizione dei responsabili". Le forze fedeli al regime, ha spiegato un rappresentante di Gheddafi a una riunione dell'organizzazione africana ad Addis Abeba, sarebbero "pronte ad attuare la road map" proposta dall'Unione africana per mettere fine alle ostilità in Libia. UNIONE AFRICANA VUOLE MEDIARE - L'Unione africana ha fatto sapere di voler mediare tra il governo libico e gli insorti per contribuire a risolvere la guerra civile nel Paese. Jean Ping, presidente della commissione dell'Unione, al termine della riunione di Addis Abeba ha dichiarato che "l'azione dell'Unione africana è mirata a favorire il dialogo tra le parti libiche sulle riforme che devono essere lanciate per eliminare le cause alla radice del conflitto". LUnione africana ha respinto ogni forma di intervento nella crisi. UE: "COLONNELLO ABBANDONI IL POTERE" - Prove tecniche di dialogo sono state intavolate anche dall'Unione Euorpea, che "di concerto con la Lega degli Stati arabi, le Nazioni Unite e l'Unione africana, intensificherà gli sforzi per trovare una soluzione alla crisi che risponda alle legittime richieste del popolo libico in linea con la risoluzione Onu 1973". E' quanto si può leggere in un passaggio delle conclusioni del Consiglio Europeo che si è svolto venerdì a Bruxelles. Nel Consiglio europeo è stato ribadito "l'invito al Colonnello Gheddafi ad abbandonare il potere immediatamente per consentire alla Libia di avviarsi rapidamente ad una transizione ordinata a guida libica verso la democrazia attraverso un dialogo su basi ampie", si legge nelle conclusioni, "tenendo altresì conto della necessità di garantire la sovranità e l'integrità territoriale della Libia". BILANCIO - I ribelli cercano di tracciare un primo bilancio: sarebbero tra le 8mila e le 10mila le vittime dall'inizio della rivoluzione, lo scorso 17 febbraio. Il portavoce degli insorti, Mustafa Geriani, non ha però escluso che il numero possa anche essere più alto, perché "non abbiamo notizie di alcune parti del Paese", ha riferito un altro portavoce. La Nato, passata in comando alle operazioni, ha fatto sapere che potrebbero essere ampliate le azioni istituendo, in aggiunta alla no-fly zone, una no-drive zone, cioè un sostanziale embargo ai movimenti dei veicoli di terra. La mossa impedirebbe alle truppe lealiste di muoversi per attaccare i ribelli. VIOLENZA LEALISTA - Da quando due settimane fa hanno riconquistato as-Zawiyah, una quarantina di chilometri a ovest di Tripoli, le forze fedeli al regime di Muammar Gheddafi hanno sequestrato e picchiato a sangue migliaia di persone, gran parte delle quali sembrano essere sparite nel nulla: lo ha denunciato un portavoce degli insorti libici, raggiunto telefonicamente nella loro ex testa di ponte. "I battaglioni di Gheddafi hanno eretto posti di blocco a tutti gli incroci e lungo tutte le strade", ha riferito il portavoce, identificatosi soltanto come Ibrahim. RAID ALLEATI SU AGEDABIA - Si sono registrate tre violentissime esplosioni all'ingresso di  Agedabia, estrema difesa degli insorti libici lungo la direttrice che conduce alla loro capitale Bengasi, 160 chilometri più a nord. Lo hanno riferito fonti giornalistiche presenti sul posto, secondo cui i boati erano stati preceduti dal rombo dei motori dei jet alleati. A detta dei ribelli, infatti, si è trattato di una nuova incursione della coalizione multinazionale contro le forze fedeli al regime libico, che in mattinata avevano ripreso a bombardare la città. Dense colonne di fumo sono state viste levarsi verso il cielo lungo la strada che conduce all'ingresso principale di Agedabia da est. BOMBE SU BUNKER RAIS - Anche venerdì sono continuate le operazioni aeree della coalizione, a cui però non hanno preso parte i caccia italiani. Epicentro dei movimenti rimane la base di Brigi, a Trapani, da cui poco dopo le 11.30 sono decollati due F-18, preceduti da due caccia canadesi. Gli Emirati Arabi Uniti hanno fatto sapere di aver messo a disposizione della coalizione 12 aerei da combattimento per il mantenimento della no-fly zone. Secondo quanto ha reso noto l'agenzia di stampa degli Emirati, che ha citato fonti del ministero degli Esteri di Abu Dhabi, verranno inviati sei caccia F-16 e sei caccia Mirage. Nella notte tra giovedì e venerdì non si sono fermati i raid aerei su Tripoli, scossa da molteplici esplosioni, soprattutto all'alba. E' stata nuovamente colpita la zona di Bab al-Aziziya, dove si trova il bunker di Muammar Gheddafi. Bombe sono state sganciate anche su Sirte, dove sarebbe entrata in azione la contraerea lealista. RIBELLI - In territorio libico, l'inviato della Bbc, Ben Brown, ha riferito che i ribelli hanno mandato dei rinforzi nella zona di Ajdabiya, a 160 chilometri a sud di Bengasi, nell'est del Paese. Uno dei comandanti ha riferito che se venerdì ci fossero altri raid aerei della coalizione, gli insorti potrebbero conquistare Ajdabiya". GLI INTERVENTI DEL CANADA - Il tenente colonnello Sylvain Menard, comandante del 476esimo gruppo volo canadese che si trova nella base di Birgi, ha illustrato gli interventi fin qui compiuti: "Stiamo facendo diverse missioni perché gli F-18 sono aerei multiruolo e consentono di fare diverse tipologie di missioni con ruoli aria-aria e aria-terra - ha detto - e fino ad ora abbiamo condotto sia aria-aria sia aria-terra". A MISURATA GLI AIUTI DELLA CROCE ROSSA - Alcune organizzazioni umanitarie, tra cui la Croce Rossa, sono riuscite a consegnare qualche aiuto a Misurata, ma permane la preoccupazione per la presenza di cecchini nel centro della città. Lo ha riferito il capo della Croce Rossa Internazionale  Simon Brooks.

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