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Moda in prima fila contro l'anoressia: la petizione di Vogue

Franca Sozzani promuove una raccolta firme. L'obiettivo? Far chiudere migliaia di siti pro-anoressia

Giulio Bucchi
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Basta scrivere ana su Google e si apre un mondo sconosciuto, una dimensione parallela, mostruosa  e spaventosa per chi non ne fa parte, subdolamente confortevole per chi invece sceglie di esserne seguace. Cos'è ana? E' un diminutivo, un vezzeggiativo quasi, per mascherare una delle parole più terribili del nostro millennio, che imprigiona in un labirinto intricato 5mila giovani ogni anno: anoressia. Sembra impossibile ma la rete è costellata di migliaia di siti pro-ana, diari di ragazze (e ragazzi)  che si sostengono, si aiutano, si spronano e si sfidano anche, alle volte, ad una surreale battaglia all'ultimo chilo, elevando una malattia spesso mortale a filosofia di vita da seguire ed abbracciare, quasi un culto da idolatrare con tanto di comandamenti da onorare ("secondo comandamento: essere magri è più importante che essere sani") .  Come adepti di una setta pericolosa i giovani che aderiscono ai siti 'pro-ana' si suggeriscono tecniche e trucchi per aggirare i controlli familiari, sopportare i morsi della fame, rispondere a domande inopportune, gioendo a vicenda di allarmanti perdite di peso. LA PETIZIONE DELLA MODA - Ad un primo superficiale impatto c'è chi attribuisce, erroneamente, la responsabilità quasi esclusivamente al mondo della moda, colpevole di originare modelli spesso inarrivabili di magrezza a tutti i costi, provocando, seppur indirettamente, vittime tra le più fragili (l'ultima è Isabelle Caro, la modella resa celebre dal crudo scatto di Oliviero Toscani morta lo scorso novembre a 28 anni e 31 chili di peso), ma l'anoressia è una malattia e in quanto tale ha radici che vanno ben oltre qualche pagina patinata con abiti mozzafiato e modelle longilinee e la battaglia per sconfiggerla può arrivare persino dalla fashion industry. L'iniziativa la lancia Franca Sozzani, direttore di Vogue Italia, che dal sito della rivista promuove una petizione al fine di raccogliere firme e presentare un progetto di legge per far chiudere questi siti, troppo pericolosi per i giovanissimi. Chi meglio di una rivista che promuove proprio il moderno concetto di bellezza? "La moda è sempre stata incolpata di essere una delle cause principali e questo impegno è invece la dimostrazione che la moda si mette in gioco in prima linea per combattere l'anoressia", scrive la Sozzani sul suo blog, puntando sul peso della rivista e del sito (oltre 1 milione di utenti unici al mese) per promuovere concretamente la campagna. TOP MODEL E POLITICI ADERISCONO - "Spero che tutti riescano ad avere il coraggio di difendere la salute, il rispetto del corpo e un approccio alla vita sano", così commenta Carré Otis la sua scelta di aderire all'iniziativa e di firmare la petizione, decisione condivisa anche da altre bellissime del fashion system, come Bianca Balti, Eva Herzigova e Monica Bellucci. Ma non sono solo le statuarie bellezze da passerella ad aderire alla campagna di sensibilizzazione promossa da Franca Sozzani.  Anche dal mondo della politica arrivano i primi segnali.  "Abbiamo firmato la petizione lanciata da Vogue.it per chiedere la chiusura delle migliaia di siti e blog pro-anoressia, che spingono  ad una competizione esasperata sull'aspetto fisico fino a conseguenze a volte estreme", fanno sapere Isabella Rauti e Giancarlo Miele, consiglieri regionali del Lazio del Pdl, promotori di una proposta di legge per la prevenzione, la diagnosi e la cura dell'anoressia, della bulimia e degli altri disturbi del comportamento alimentare presentata nel Consiglio Regionale del Lazio. di Donatella Perrone

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