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Libia, 'Gheddafi lasci ora'. Francia per armi a ribelli

Summit Londra, Frattini: "Raìs vada via, ma senza immunità". Parigi preme per aiuto militare al Cnt, Clinton frena, ma "è legale". Il Colonnello: "Siete come Hitler"

domenico d'alessandro
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"Gheddafi deve lasciare, subito". E' la posizione ufficiale, confermata dal ministro degli Esteri italiano Franco Frattini, assunto dai 37 Paesi che oggi pomeriggio a Londra si sono riuniti per discutere della situazione in Libia. All'incontro del Gruppo di Contatto, boicottato dall'Unione Africana (al contrario della Lega Araba) non è invece emersa una posizione definita, e condivisa, sulla strategia militare. La Francia, per esempio, preme per fornire armi ai ribelli del Consiglio Nazionale Transitorio (Cnt), unico Paese insieme al Qatar. Gli Usa, per bocca di Hillary Clinton, frenano ed escludono ogni tipo di decisione concordata al riguardo, spiegando però che una fornitura di armi agli insorti sarebbe "legale". DOPO GHEDDAFI - A Lancaster House i riflettori sono puntati sul dopo-Gheddafi e sulla messa a punto di una strategia condivisa per una soluzione politica che ''crei le condizioni affinché il popolo libico possa scegliere il proprio futuro, supportato dalla comunità internazionale'', sottolinea il Foreign Office di Sua Maestà, ribadendo anche il ruolo fondamentale dell'assistenza umanitaria e riaffermando gli obiettivi della risoluzione 1973 dell'Onu per la protezione dei civili. "Gheddafi via subito, siamo tutti d'accordo", ha commentato a caldo Franco Frattini, precisanco che per il Raìs non è previsto "Nessun salvacondotto" perché "esilio non vuol dire immunità". L'Italia, ha ricordato il capo della Farnesina, è uno dei Paesi fondatori della Corte Penale Internazionale (Cpi) e un'eventuale immunità ne rappresenterebbe "una violazione" dello Statuto. GIALLO SUL COMANDO NATO - Tra le questioni affrontate, anche la possibilità di trovare una via d'uscita al conflitto, entrato nel suo decimo giorno: continuano i bombardamenti e le incursioni della "Coalizione dei Volenterosi" prima e della Nato poi. E proprio sulla leadership nelle operazioni che deve passare al Patto Atlantico si è aperto un nuovo giallo: fonti diplomatiche dell'Alleanza hanno comunicato che la Nato prenderà il comando effettivo alle 8 di giovedì, dunque con 24 ore di ritardo rispetto a quanto inizialmente previsto. Fonti diplomatiche italiane, il giorno successivo la nuova provocazione di Nicolas Sarkozy (l'Eliseo ha convocato un vertice senza invitare l'Italia), continuano a premere per la linea morbida, spingendo per una soluzione diplomatica che preveda un "cessate il fuoco" e quindi un'uscita di scena in esilio del raìs. "La comunità internazionale", ha sottolineato la fonte, "non considera più Gheddafi un interlocutore politico". "AZIONE MILITARE FINO A QUANDO RAIS LASCIA" - L'ambasciatore Usa all'Onu ha però sottolineato come non ci siano prove circa il fatto che Gheddafi sia pronto a lasciare il potere. Il diplomatico, intervenuto a Washington, ha detto che sta cercando di sollecitare un'azione da parte dei fedelissimi del Colonnello per cercare di spingere il raìs a farsi da parte. Per ottenere lo scopo, gli Stati Uniti non escludono nemmeno la possibilità di armare i ribelli che si oppongono al regime. "Non c'è una decisione al riguardo, ma non lo escludiamo in linea di principio", ha concluso Susan Rice. Hillary Clinton, dalla conferenza di Londra, ha fatto capire che gli Stati Uniti vogliono chiudere la partita in fretta. "L'azione militare in Libia", ha spiegato il segretario di Stato a stelle e strisce, "continuerà fino a che Gheddafi non si piegherà alla risoluzione dell'Onu. La comunità internazionale deve aumentare la pressione e allargare l'isolamento di Gheddafi. La pressione politica e diplomatica", ha concluso il segretario di Stato, "farà sì che il raìs capirà che se ne deve andare". MESSAGGIO DI GHEDDAFI - Il raìs, che non faceva sentire da giorni la sua voce, martedì è tornato a parlare, poche ore prima che si aprisse il vertice londinese. Gheddafi, citato dall'agenzia ufficiale Jana, ha dichiarato: "Fermate il vostro attacco barbaro e ingiusto nei confronti della Libia. Lasciate la Libia ai libici, state eseguendo un'operazione di sterminio di un popolo in sicurezza e distruggendo un paese in via di sviluppo. Siete come Hitler". L'ATTACCO ALLE NAVI DI GHEDDAFI - Martedì per la prima volta dall'inizio dell'operazione "Odissea all'alba", si sono registrati raid aerei dei volenterosi contro le imbarcazioni delle forze fedeli a Gheddafi davanti alle coste di Misurata. Bersaglio dell'attacco tre navi che stavano aprendo il fuoco contro unità civili. L'azione è avvenuta nella notte: la motovedetta Vittpria si è arenata mentre delle due imbarcazioni più piccole , una è stata distrutta e l'altra è stata abbandonata dagli occupanti.  Da quanto si apprende dalla stampa locale, da tempo i ribelli meditavano quasto attacco: è dalle navi infatti che partono i bombardamenti contro il centro della città, in mano agli insorti. Martedì mattina i ribelli libici si sono ritirati dal villaggio di Harrawa, che dista 60 chilometri da Sirte, fermando la loro avanzata verso la città-roccaforte di Muammar Gheddafi. Da Misurata, invece, un testimone in collegamento telefonico con la Cnn ha riferito che "è in corso una carneficina" compiuta dalle forze lealiste. Le forze fedeli al colonnello libico sarebbero responsabili di "un massacro". MISURATA, IL BILANCIO - E' di almeno 124 morti e di 284 feriti tra le forze ribelli il bilancio della battaglia infuriata in questi ultimi nove giorni per il controllo di Misurata, la città libica sita a circa 200 chilometri a est della capitale Tripoli. Lo ha riferito il portavoce delle forze ribelli, Ahmad Jalifa, nel corso di una conferenza stampa a Bengasi. Tra i feriti, ha aggiunto il portavoce, ci sono 50 casi gravi che hanno bisogno di essere operati con urgenza. Jalifa ha detto anche che le forze ribelli si sono ritirate a Ben Yauad, 100 chilometri circa a est di Sirte, a causa dei bombardamenti di artiglieria provenienti dalle forze del leader libico Muammar Gheddafi. "Le truppe di Gheddafi - ha spiegato - si trovano nella valle rossa e da lì bombardano le forze ribelli che sono state costrette a retrocedere fino a Ben Yauad".

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