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Vecchioni, canzoni impegnate? Sfondano solo le suonerie

Il vincitore dell'ultimo Sanremo è 14esimo nella classifica dei brani più venduti. Ma trionfa sui cellulari / IANNACCI

domenico d'alessandro
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Quando ha conquistato il Festival siamo stati in tanti a sospirare convinti che qualcosa fosse cambiato: da un anno si era passati dall'amore “in tutti i luoghi e in tutti i laghi” di Scanu a un brano cantato da un grande cantautore e professore di lettere. Il marchio di qualità c'era tutto nel Sanremo targato Morandi. E lui, Roberto Vecchioni, che sbandierava una canzone che parlava di tante cose, dai sentimenti alla speranza per un mondo migliore - anche se non ci sono certo piaciute le posizioni politiche  “mancine” tardivamente manifestate dopo il Festival - aveva sottolineato la diversità di una vittoria inattesa. Bene, un mese (abbondante) dopo cosa è rimasto di quel brano? Strane sensazioni a ben guardare. Vecchioni, infatti, si trova collocato in una posizione affatto nobile se spulciamo la classifica dei dischi. Ben lontano dai vertici o da quella che un tempo si chiamava la top-ten, il “prof” è al quattordicesimo posto con il cd che porta lo stesso titolo del brano primo al Festival. Prima di lui troviamo altri colleghi che Vecchioni aveva messo in riga all'Ariston. A partire dai Modà,  saldamente al comando con il bell'album Viva i romantici che contiene il single Arriverà, ribattezzato prima del festival “Arriverà primo” ma poi beffato dall'indomito Professore. Seguono in classifica altri sanremesi: il simpatico Van De Sfroos (quarto), la freschezza jazz di Gualazzi (settimo), l'album di Emma e la consueta raccoltona dedicata al festival. Vecchioni quindi arranca ma si rifà - udite udite - nella classifica delle suonerie dedicate ai cellulari. La sua Chiamami ancora amore è, da settimane, tra le prime cinque più scaricate e acquistate! Strano ma vero: i teen-ager italiani non comprano il suo disco in negozio o su iTunes ma scaricano l'inno sentimental-sociale del Prof per caricarlo sul cellulare… Forse per il verso sessantottino ma furbescamente suadente dedicato proprio a loro che fa: “… per tutti i ragazzi e le ragazze che difendono un libro, un libro vero così belli a gridare nelle piazze perché stanno uccidendo il pensiero”. Non è finita: noi, che abbiamo gioito quando Belen, la Canalis e Morandi hanno decretato Vecchioni re del Festival, pensando a un vento di novità artistica, siamo rimasti un po' basiti quando il bravo Prof, come fosse un Marco Carta o una Loredana Errore qualsiasi, ha cominciato il tour promozionale per il disco. Ognuno deve fare il proprio lavoro e i passaggi televisivi dei cantanti sono ormai generalizzati, questo è vero. Ma intravvedere il 68enne cantautore con il sigaro (spento) transitare ad Amici per sottolineare la bontà dei talent e la proficua scuola canora di certe trasmissioni, ce lo ha proiettato in un'altra dimensione, un po' stonata rispetto a quella che è rappresentata dalla sua carriera a 18 carati. Abbiamo scoperto un Vecchioni parecchio cioccolatizzato, ordinatamente dentro le righe, in fila come un soldatino perfetto. Troppo rigorosamente devoto a quello show-business e a quella omogeneizzazione artistica che ci era parso non fosse proprio nelle corde del geniale e iconoclasta autore di Luci a San Siro. Forse, c'eravamo un po' sbagliati. Nessuno è perfetto.

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