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Clandestini, Cav a Tunisi. Maroni: 'Rispettare patti'

Berlusconi in Nord Africa il 4 aprile. Frattini a Belpietro: "Rimpatri nei Paesi che non collaborano". Bossi: "Profughi al Nord? Forse"

Giulio Bucchi
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"Rimpatriare gli immigrati arrivati a Lampedusa, o verso la Tunisia o verso altri Paesi europei. E' clamorosa l'assenza di solidarietà da parte di quei Paesi verso i quali gli stessi immigrati sono diretti, come la Francia". Il ministro degli Esteri Franco Frattini, ospite del direttore di Libero Maurizio Belpietro a La telefonata, interviene nuovamente sull'emergenza-immigrazione a Lampedusa. Frattini ha anche sottolineato come i migranti dalla Tunisia non possano essere considerati profughi: "Non possiamo accettare che dalla Tunisia fugga la gente come se ci fosse la guerra, sono migranti economici". Clandestini, dunque, e quindi da rimpatriare. Successivamente anche il ministro Maroni è intervenuto sull'emergenza calndestini, chiedendo che "Tunisi rispetti gli accordi". In serata la presidenza del Consiglio ha reso noto che il premier, Silvio Berlusconi, si recherà in Tunisia lunedì prossimo, 4 aprile, per affrontare il nodo delle migliaia di migranti che continuano ad arrivare sulle coste italiane e a Lampedusa in particolare. "Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha avuto oggi una conversazione telefonica con il pimo ministro tunisino, Beiji Caid Essebsi - spiega una nota di Palazzo Chigi -. I due capi di governo hanno concordato che il presidente Berlusconi sarà in visita in Tunisia lunedì prossimo, 4 aprile". "1.200 CLANDESTINI BLOCCATI" - Nelle ultime 48 ore, ha indicato Frattini, la Tunisia ha riferito di aver bloccato "oltre 1.200 persone in partenza dalle sue coste a bordo di una ventina di barconi". Per il titolare della Farnesina si tratta di un primo segnale circa il fatto che gli accordi bilaterali raggiunti venerdì a Tunisi, e finiti al centro di alcune polemiche, cominciano a funzionare. QUESTIONE LIBIA - Differente la questione per i migranti provenienti dalla Libia. Anche a questo proposito, l'Italia si sta muovendo per delineare gli scenari del dopo-Gheddafi. Lunedì prossimo il ministro avrà un colloquio a Roma con il rappresentante della politica estera del Cnt, il Consiglio nazionale transitorio di Bengasi: "Ho parlato più volte con il capo di questo gruppo - ha ricordato il capo della Farnesina - anche l'altro ieri a Londra". Frattini ha spiegato che a Bengasi "abbiamo un contatto forte" e c'è "un consolato che è aperto sempre con nostri funzionari che hanno dei contatti". Il ministro allenta l'allarme sulle infiltrazioni di Al Qaeda tra gli insorti: "Ci sono state molto all'inizio, poi ci siamo resi conto che è interesse di questo gruppo di Bengasi isolare fortemente i fondamentalisti". L'Italia, ha poi sottolineato Frattini, ha un "contatto forte con gli insorti libici", a cominciare dal nuovo "consolato a Bengasi". Lo stesso ministro il prossimo lunedì avra "la visita politica del gruppo di Bengasi", che sarà "a Roma per un colloquio". MARONI: "TUNISI RISPETTI ACCORDI" - Al termine del Consiglio dei Ministri, il ministro degli Interni Roberto Maroni è intervenuto in conferenza stampa a Palazzo Chigi. Il Ministro ha confermato che uno dei principali problemi all'origine del caos immigrazione è la posizione del governo di Tunisi: "C'è l'impegno da parte delle autorità tunisine alla prevenzione e al contrasto dei flussi illegali in uscita dalla Tunisia, che purtroppo non è avvenuto, e non c'è stata disponibilità ad accogliere i rimpatri. Ho chiesto a Berlusconi di sollecitare il primo ministro tunisino, e credo sia necessario recarsi a Tunisi". L'Italia, da parte sua, si impegna per la "realizzazione di altri siti, capaci di accogliere, qualora ce ne fosse bisogno, altri diecimila immigrati", ha spiegato Maroni, ma bisogna fronteggiare il 'no' giunto da diversi Governatori regionali: "I rifiuti di questi giorni sull'individuazione dei siti per ospitare i clandestini non possono essere giustificati, perchè per un'emergenza umanitaria di queste dimensioni serve la solidarietà e il concorso di tutte le Regioni". "TUTTE LE REGIONI DEVONO COLLABORARE" - Maroni ha precisato che "tutte le regioni tranne l'Abruzzo sono chiamate a dare il loro contributo, se Tunisi si riprenderà tre, quattro o cinque mila tunisini il problema non si porrà, altrimenti il piano è pronto e nessuno può chiamarsi fuori dalla gestione dell'emergenza, comprese le regioni del nord e quelle amministrate dalla Lega". Su quest'ultimo punto, ha precisato Maroni, "non mi faccio condizionare nè dalla campagna elettorale, nè dal fatto che alcune regioni sono governate dal Carroccio". Il Ministro è poi intervenuto sulla promessa di Berlusconi di liberare Lampedusa in massimo tre giorni: "Se lo dice lui, sicuramente sarà così", dice. Gli immigrati giunti fino ad ora sulle coste italiane, però, non sono solo tunisini: "I profughi arrivati dalla Libia sono circa 2000 - spiega Maroni - e abbiamo incluso ovviamente anche la loro situazione nel piano che coinvolge le regioni". BOSSI: "CAUTELA PER IMMIGRATI AL NORD" - La Lega Nord preme soprattutto su un punto, quello del trasferimento di parte degli immigrati nelle regioni del Nord. Secondo quanto affermato in conferenza stampa da Maroni - ministro in quota Lega - tutte le regioni (ad eccezione dell'Abruzzo) sono tenute ad aiutare la Sicilia, e Lampedusa in particolare. Il fondatore del Carroccio, Umberto Bossi, ha frenato l'iniziativa e chiesto "cautela". Sul caso La Russa, invece, il ministro per le Riforme ha detto: "Sarebbe stato meglio che il casino di ieri non ci fosse stato. I ministri farebbero bene a stare zitti. Se parlano, fanno il gioco dell'opposizione". Ai cronisti che lo attendevano fuori dalla Camera, infine, Bossi ha detto la sua anche sul processo breve ("non bisogna perdere tempo ma accelerare") e sulle dimissioni di Mantovano ("peggio per lui...").

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