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In Libia il regime di Gheddafi si sgretola Via il ministro: rischio effetto valanga

Titolare Esteri lascia e fugge a Londra. "Si tratta per altra mezza dozzina". Raìs non molla: "Crociata anti-Occidente"

Giulio Bucchi
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Il regime di Muammar Gheddafi non vuole piegarsi, minaccia rappresaglie, una "crociata contro l'Occidente" e massacra i ribelli, però sembra perdere pezzi. Anzi, pare in procinto di liquefarsi. Prima la defezione del ministero degli Esteri, Moussa Koussa, secondo il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney, prima dimostrazione del fatto che il regime di Tripoli si stia "sgretolando". Dopo Mussa Kussa anche un altro esponente della cerchia dei fedelissimi del Colonnello ha abbandonato le forze filo-governative: si tratta di Ali Abdussalem Treki, predecessore di Kussa al ministero degli Esteri fino al 1986, e che avrebbe dovuto insediarsi come ambasciatore all'Onu. Treki ha rinunciato ad assumere il posto, e anzi si è speso in una ferma condanna contro "lo spargimento di sangue nel mio Paese". Secondo l'emittente panaraba al Jazeera anche parecchi altri stretti collaboratori di Gheddafi - la televisione non indica però quali siano - sarebbero in procinto di fuggire dalla Libia per cercare rifugio in Tunisia. L'emittente al Arabya, in precedenza, aveva reso noto che sarebbe già riparato in Tunisia il capo dei servizi di intelligence lealisti, Abu-Zayd Durdah. Sarebbero inoltre state intavolate trattative segrete per indurre alla defezione almeno una mezza dozzina di altri esponenti del regime di Gheddafi: è quanto ha riferito il London Evening Standard citando fonti del governo di David Camoron, che hanno specificato come si tratti di persone in "posizioni chiave". CAMBIO AL COMANDO - Dalle 7 di questa mattina la Nato ha ufficialmente assunto il comando delle operazioni. Lo hanno riferito fonti diplomatiche da Bruxelles. Con il passaggio sotto la catena di comando della Nato, la missione Odissey Dawn si è convertita in Unified protector, 'Protezione unificata'. Il passaggio di consegne, però, sembra non spaventare il Colonnello Muammar Gheddafi, che non retrocede di un metro. Il portavoce del governo libico, Mussa Ibrahim, ha dichiarato: "E' garantito, siamo tutti qui. Rimarremo qui fino alla fine. Questo è il nostro Paese. Siamo forti su tutti i fronti". Successivamente ha preso parola il raìs, che ha dichiarato all'agenzia nazionale Jana che la Libia "potrebber finire fuori controllo" e che "i leader responsabili" del conflitto si dovrebbero "dimettere". A livello diplomatico, il ministro degli Esteri italiano ha annunciato che incontrerà un esponente del Consiglio nazionale transitorio dei ribelli libici. Si continua a discutere anche dell'ipotesi esilio per il raìs, ma da più parti si spinge affinché non ci ci sia nessuna forma di immunità per Gheddafi. DISCORSO GHEDDAFI - "L'Occidente ha intrapreso qualcosa di pericoloso, qualcosa che non è in grado di controllare". Muammar Gheddafi non fa alcun passo indietro, anzi. Ne fa due avanti, invece, continuando ad attaccare l'Occidente e tutte le Nazioni "volenterose" che stanno partecipando all'attacco militare in Libia. Le parole del Colonnello, riportate dall'agenzia di stampa ufficiale Jana, suonano ancora una volta come una minaccia: "La situazione sarà presto fuori controllo, non importa quali metodi di distruzione abbiano a disposizione". Quindi propone una sua - insensata - soluzione alla guerra: "Niente più attacchi se si dimetteranno tutti gli statisti stranieri che hanno deciso di lanciare una seconda Crociata tra cristiani e musulmani nel Mar Mediterraneo". Quegli statisti hanno già seminato morte e distruzione, e "colpiti dalla pazzia" vogliono "imporre la loro forza, e dunque hanno distrutto i reciproci interessi del popolo libico e dei loro stessi popoli", perché "vogliono trascinarci indietro, fino al Medio Evo". VIOLENZE DEL REGIME - Mentre proseguono i raid della coalizione internazionale su Tripoli, si scatenano anche le rappresaglie delle forze lealiste. Secondo quanto si è appreso, i militari fedeli a Gheddafi hanno sferato un "feroce" attacco nella città orientale di Ajdabiya. Nel mirino gli insorti che, secondo alcuni testimoni citati dall'emittente Bbc, "stanno perdendo terreno". Secondo la tv britannica, sono stati sferrati violenti attacchi con carri armati e colpi di artiglieria, che hanno costretto i ribelli a retrocedere: gli insorti non riescono ad impedire l'avanzata delle forze di Gheddafi verson bengasi. Inoltre, un portavoce dei ribelli, ha riferito che 20 civili sono rimasti uccisi nei bombradamenti d'artiglieria delle forze filo-governative. INDAGINE NATO - Nella serata di mercoledì il vescovo di tripoli ha riferito della morte di 40 civili per i bombardamenti delle forze fedeli a Gheddafi. Giovedì il generale Charles Bouchard, che ha assunto il controllo delle operazioni militari dopo il 'passaggio di testimone' al Patto Atlantico, si è detto "al corrente" delle notizie provenienti dalla capitale Libica. Il Patto Atlantico ha comunicato che aprirà un'inchiesta sulla questione. OBAMA E LE ARMI - Proseguono nel frattempo le manovre diplomatiche internazionali per costringere Muammar Gheddafi ad arrendersi o ad accettare un esilio. La Tunisia ha annunciato il congelamento dei beni del Colonnello, mentre il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha detto di non escludere a priori la fornitura di armi ai ribelli, come richiesto ufficialmente dalla Francia al summit di Londra, martedì scorso. Obama ha anche telefonato al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per ringraziarlo "per l'appoggio dell'Italia" alla missione libica. KOUSSA SE NE VA E SI DIMETTE - La pressione su Gheddafi non è solo esterna. Il Raìs ha perso un pezzo importante del suo regime, Moussa Koussa. Il ministro degli Esteri di Tripoli è infatti atterrato mercoledì sera in Inghilterra perché "non desidera più" lavorare per il raìs. Successivamente si è appreso anche delle sue dimissioni. "E' arrivato per sua scelta e ci ha detto che si è dimesso", ha spiegato un portavoce del Foreign Office britannico, citato dalla Bbc. "Koussa è arrivato all'aeroporto di Farnborough il 30 marzo dalla Tunisia. Ci ha detto che si è dimesso dal suo incarico. Stiamo discutendo con lui e forniremo maggiori dettagli al momento opportuno".

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