Querela a Libero: chiamare Santoro costa 150mila euro
Pubblicato il suo numero di telefono, Michele chiede il risarcimento per 48 ore di turbamento: "Squillava di continuo"/ SENALDI
Quando, come Michele Santoro, si guadagnano 650mila euro l'anno è automatico avere una considerazione di se stessi molto alta, spesso forse eccessiva. Così capita per il proprio tempo che, come recita il detto, è denaro. Se poi la ricetta per accumulare tanti soldi consiste nella rielaborazione capziosa dei fatti, nell'esasperazione dei toni e nell'abbandono delle virtù della moderazione e dell'equilibrio, il soggetto corre decisamente il rischio di perdere il contatto con la realtà. È il primo pensiero che ci è venuto in redazione quando ci è stata recapitata la richiesta del giornalista di 150mila euro a titolo di risarcimento danni per aver pubblicato su «Libero» il numero del suo cellulare aziendale. Una “marachella” che abbiamo confezionato l'indomani della puntata di Annozero dedicata al caso Ruby in cui, associando le immagini di due servizi diversi, veniva di fatto reso pubblico in tv il numero di telefono privato di Silvio Berlusconi. Ma Santoro non ha gradito il nostro modo di intendere la par condicio. Nella citazione in cui per lesa maestà ci chiede l'equivalente di sei anni di stipendio lordo di un operaio, si lamenta con noi per avergli procurato «48 ore di comprensibile turbamento dello stato d'animo in quanto il suo telefono squillava ininterrottamente per ricoprirlo di ingiurie e minacce». Il costoso collega ci mette in conto anche lo sforzo fatto per «richiedere alla Rai l'attribuzione di una nuova utenza» e ci addebita «i due giorni spesi per rendersi nuovamente reperibile alle persone con cui voleva rimanere in rapporto e per individuare il numero di persone che avevano lecitamente il precedente numero e informarle dell'accaduto». Non ci resta che ammirarlo. Ecco uno che sa farsi pagare: 150mila euro per chiedere all'azienda di cambiargli utenza e inviare poi ad amici, colleghi, ospiti e “fonti” un sms con su scritto “Signori, il mio nuovo numero è questo: 335…”. A molti di noi è toccato farlo, magari anche a spese nostre, e non ne abbiamo fatto un dramma. Altrettanto ammirevoli sono la freddezza e il cinismo del collega, caratteristiche tipiche del giornalista di razza. Ogni settimana il conduttore di Annozero mette in scena a rotazione il dramma delle famiglie operaie in cassa integrazione che vivono in quattro con mille euro al mese, quello dei precari che a quarant'anni ne guadagnano 800 senza nessuna prospettiva per il futuro o quello degli immigrati clandestini che si riversano sulle nostre coste senza una lira in cerca di libertà e trovano solo porte chiuse. Ma è il primo a non farsi turbare dai collegamenti sul campo dei suoi inviati e dai diseredati che convoca in studio. Nessun racconto, nessuna tragedia è riuscita a impressionare l'uomo d'oro della Rai, a persuaderlo che i soldi non si trovano sugli alberi e fargli pensare che forse ne guadagna già abbastanza. Lui è una star, e come tale si comporta. Pagarlo dev'essere un onore. Non ci è noto se Santoro si sia scusato per aver spiattellato in tv il numero del presidente del Consiglio. Magari lo avrà fatto in privato. Dubitiamo comunque che qualcuno gliene abbia chiesto conto in giudizio. Per parte nostra, ci battiamo il petto per i contrattempi che gli abbiamo procurato ma restiamo sbigottiti dalla richiesta. Nemmeno le Olgettine, la cui situazione economica forse interessa e colpisce Santoro più di quella delle tute blu, pretendono tanto. E comunque, a quanto ci è dato sapere dai resoconti dei Bunga Bunga sui quali Annozero ha fatto le sue fortune quest'anno, Ruby e compagne sembrano sudarsi il contante un po' di più di lui. Almeno in questa circostanza. di Pietro Senaldi