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Consulta: 'Stop agli sceriffi, via libera ai vagabondi'

La Corte dice no al pacchetto sicurezza del governo su accattonaggio e lucciole. Maroni: "Ridaremo potere ai sindaci" / SCAGLIA

Giulio Bucchi
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Tanto per andare diretti al punto: i sindaci non possono emanare disposizioni anti-accattonaggio e anti-lucciole. Non hanno il potere d'impedire che una persona - se non ci sono violazioni di legge, naturalmente - possa chiedere l'elemosina o prostituirsi. Divieti di questo genere sono contrari ai dettami costituzionali, in quanto infrangono il principio di uguaglianza fra i cittadini e, in sostanza, stabiliscono ciò che i cittadini - sempre che non vadano contro la legge, ripetiamo - possono fare e  non fare. Lo ha stabilito la Corte Costituzionale. Ed è decisione destinata a sollevare polemiche, visto che la legge 125 del 2008 - proprio nella parte in cui consente al sindaco di adottare provvedimenti anche senza necessità di «contingibilità e urgenza» per prevenire ed eliminare situazioni che, a suo parere, minacciano la sicurezza urbana  - questa legge, dicevamo, rappresenta uno dei pilastri del pacchetto sicurezza emanato dal governo Berlusconi, nella persona del ministro dell'Interno Maroni. Che non a caso ha subito replicato alla Consulta: «Il pacchetto sicurezza aveva tantissime norme. La sentenza della Consulta non lo smantella. Correggeremo, per ripristinare al più presto il potere di ordinanza dei sindaci, perché è una norma importantissima».  Con lui, è ovvio i sindaci sceriffi. E però, va detto, mica c'è solo la Verona del leghista Tosi ad aver adottato provvedimenti del genere -  il primo è stato il sindaco di Cittadella, anche lui del Carroccio. Pure Venezia, con il progressista Cacciari, ha deciso in questo senso. E la Firenze del democratico Matteo Renzi, con quell'ordinanza anti-lavavetri. E Padova.  E persino Assisi, città di Francesco santo mendicante, per salvaguardare i luoghi di culto e con i frati d'accordo. E molti altri. È stato il Tar del Veneto a rivolgersi alla Consulta, per dirimere un ricorso presentato dall'associazione “Razzismo Stop” , che si opponeva proprio alle disposizioni anti-mendicanti disposte dal sindaco di Selvazzano Dentro, nel Padovano. I giudici costituzionali hanno ritenuto violati gli articoli 3, 23 e 97 della Carta, quelli riguardanti il principio di eguaglianza dei cittadini, la cosiddetta riserva di legge, il principio di legalità sostanziale in materia di sanzioni amministrative. Secondo la Consulta, ordinanze di questo genere, perlomeno così come previste dal pacchetto sicurezza, incidono «sulla sfera generale di libertà dei singoli e delle comunità amministrate, ponendo prescrizioni di comportamento, divieti, obblighi di fare e di non fare che, pur indirizzati alla tutela di beni pubblici importanti, impongono comunque, in maggiore o minore misura, restrizioni ai soggetti considerati». Per tradurre: i giudici non entrano nel merito dell'eventuale comprensibilità dei provvedimenti - non è loro compito - ma solo sentenziano che le norme di comportamento, quand'anche a volte criticabili,  non si possono disporre o vietare per legge. E invece «nel prevedere un potere di ordinanza dei sindaci, quali ufficiali del governo, non limitato ai casi contingibili e urgenti», proprio il pacchetto sicurezza «viola la riserva di legge relativa»: significa che l'amministrazione comunale mette impropriamente il naso proprio nella discrezionalità dei comportamenti, dunque in pratica limitando senza sufficienti motivi  la libertà dei cittadini. I quali, rimarca la Corte, sono tenuti, «secondo un principio supremo dello Stato di diritto, a sottostare soltanto agli obblighi di fare, di non fare o di dare previsti in via generale dalla legge».  Senza contare che quest'ampio potere conferito ai sindaci, e le ordinanze che ne sono derivate,  arrivano anche a ledere  il principio di eguaglianza dei cittadini davanti alla legge (art. 3 della Costituzione). Per dirla più semplice: a te può anche non piacere che uno chieda l'elemosina o si prostituisca, ma ciò non basta per vietarlo, almeno finché non commette alcun reato. di Andrea Scaglia

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