Peter Lindbergh: il suo mistero conquista la Cina

Giulio Bucchi

Uno come lui non ha bisogno di presentazioni, in fondo è uno tra più grandi ritrattisti della nostra epoca, un divo dell'immagine decisamente apprezzato e richiesto dal mondo della moda, che non può non essere rapito dalla visione unica, onirica, sognante, e ancora dalle modelle trasformate in personaggi magici dagli scatti per i quali preferisce il rigore del bianco e nero.  Non sorprende quindi che Peter Lindbergh, fotografo tedesco che nella sua lunga carriera ha collaborato con le più grandi riviste del mondo, da Vogue a Marie Claire, sia costantemente celebrato e omaggiato con mostre in tutto il mondo, l’ultima, ma solo in ordine cronologico, in Cina, che per la prima volta ospita l’artista con un'esposizione dedicata. LO SCONOSCIUTO SECONDO LINDBERGH - Ospite fino al 22 maggio a Beijing dell’Ucca – Ullens Center for Contemporary Art, polo artistico di recente realizzazione, la mostra, che si chiama The Unknown,  non è né una retrospettiva né una nuova galleria dei suoi famosissimi ritratti. E' piuttosto un viaggio alla scoperta di un altro capitolo della creatività sognante di Lindbergh.  Un percorso unico anche solo per l'allestimento curato da Jérome Sans, che ha trasformato le 52 fotografie scelte per l'esposizione in grandi riproduzioni attaccate direttamente al muro, quasi murales da scrutare e studiare capaci di avvolgere letteralmente il visitatore in un mondo sconosciuto e inesplorato. La scenografia, un patchwork di immagini scelte tra gli innumerevoli scatti realizzati lungo la sua carriera, con la sua semplicità mette perfettamente in evidenza l'affascinante velo di mistero che caratterizza la fotografia dell'artista tedesco, lasciando in disparte per una volta la patina glamour delle immagini di moda - che a dispetto delle aspettative non contamina mai il lavoro di Lindbergh – così da poter cogliere senza condizionamenti l'impronta sognatrice e enigmatica del suo obiettivo fotografico.  Città coperte di nebbia dove i confini si perdono nell'orizzonte, paesaggi desertici, bellissime donne dall'aria mistica tanta è la grazia che la macchina del fotografo è in grado di esaltare, questo è quello che si trova negli scatti esposti a Pechino, distribuiti senza rispettare nessun ordine cronologico, ma dando piuttosto spazio ad un Lindbergh misterioso e impenetrabile. di Donatella Perrone