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Generali: ecco Galateri, il 'nuovo Leone' senza artigli

Per il dopo-Geronzi, i consiglieri scelgono il presidente uscente Telecom. Senza deleghe operative / SUNSERI

Andrea Tempestini
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Alla fine è passata la soluzione più istituzionale. Sarà Gabriele Galateri di Genola il nuovo presidente di Generali. Lo ha designato ieri il consiglio d'amministrazione. Lo nominerà il 30 aprile l'assemblea dei soci. Si chiude, così, in appena settantadue ore la crisi al vertice del colosso assicurativo. Cesare Geronzi manterrà la presidenza della Fondazione Generali e, se vorrà, un magnifico ufficio nel palazzo di Piazza Venezia a Roma. Ma con il mondo delle polizze dovrebbe aver chiuso. Resta da stabilire se accetterà la pensione o cercherà la via della riscossa. La ferita è ancora troppo fresca per capire. Si vedrà in seguito. L'attualità parla di una scelta di pacificazione. LA PACE Galateri è l'uomo delle situazioni difficili. Era arrivato alla presidenza di Mediobanca nel 2003 dopo il ribaltone, promosso fra l'altro dallo stesso Geronzi, che aveva portato alle dimissioni di Vincenzo Maranghi e del vecchio presidente Francesco Cingano. Era passato in Telecom nel 2007 ponendo fine alla turbinosa gestione Pirelli e al commissariamento imposto da Guido Rossi. Insieme a Bernabè aveva normalizzato la gestione ponendo termine ad anni di lotte intestine.  A 64 anni questo manager figlio di un alto ufficiale dell'esercito con molto sangue blu nelle vene, sembrava destinato a uscire di scena. Dal 12 aprile sarà sostituito come presidente proprio da Franco Bernabè. Invece è stato ripescato per la carica più prestigiosa della finanza italiana. Certo la sua sarà una presidenza molto “light”. Non solo per l'assenza di deleghe operative quanto per il carattere del personaggio che certamente non ha la rocciosa grinta di Geronzi. Tuttavia in questo momento è proprio quello che serve a Trieste. Sedare, sopire, spegnere volendo riecheggiare la pagine di Manzoni in lode di un politico molto accorto. E questa è certamente la dote che, più di tutte viene riconosciuta a Galateri. Proprio per questo è stato preferito ad altre soluzioni. Domenico Siniscalco, ex ministro del Tesoro e attuale presidente di Assogestioni sarebbe apparsa come una nomina troppo vicina al ministro Tremonti. L'alternativa era Mario Monti ma l'ex commissario europeo non ha mai gestito società quotate in Borsa e, in questo momento, tutto si può fare a Trieste tranne che rischiare soluzioni ignote. LA SCELTA Così la scelta è caduta di Galateri. Un personaggio ben conosciuto a tutti i protagonisti. Come presidente di Mediobanca era riuscito a costruire un buon rapporto con l'amministratore delegato Alberto Nagel. Negli stessi anni era stato vice presidente di Generali costruendo un buon rapporto con i vertici della compagnia. Proprio quelli con cui si era scontrato Geronzi Per Galateri certamente una promozione inaspettata. Manager fedelissimo di Umberto Agnelli aveva perso la battaglia contro Cesare Romiti spalleggiato da Enrico Cuccia per il governo della Fiat.  Insieme si erano rifugiati nella Ifil per spostare su settori diversi dall'auto gli interessi della famiglia Agnelli. Aveva perso un'altra volta. Era il 1986 e il patrimonio di aziende alimentari e turistiche accumulato negli anni era stato venduto per liquidare la quota di Gheddafi al Lingotto. Fedele alla dinastia torinese come gli aveva insegnato il padre si era immolato nella più disperata delle battaglie. A giugno  2002 aveva assunto la carica di amministratore della  Fiat. Aveva resistito poco. A dicembre era uscito. Sembrava sul viale del tramonto  e invece la resurrezione. Mediobanca, Telecom e ora, sul folo di lana Generali.  «Sono felice di essere rientrato in un Consiglio di amministrazione a cui ho già partecipato in passato», le prime parole dopo la nomina. «L'impegno che mi propongo», ha sottolineato, «è di consentire alla società di raggiungere traguardi anche più ambiziosi di quelli che fino ad adesso ha raggiunto».  È certo che per il Leone si apre ora una nuova fase. IL FUTURO  Il “colpo di mano” che ha portato all'addio non proprio spontaneo del banchiere di Marino rimanda a nuovi rapporti con l'azionista di riferimento, Mediobanca. Proprio Piazzetta Cuccia  è stato il crocevia del “golpe”, e forse alla nascita di un nuovo asse nella galassia finanziaria guidato dai vertici della banca  (con l'amministratore delegato Alberto Nagel in testa) e a cui partecipano anche mister Tod's Diego Della Valle e il numero uno di De Agostini Lorenzo Pellicioli.  «Sono molto soddisfatto»: ha commentato ieri Diego Della Valle. Con questa nomina quello che cambia è che «i manager si occuperanno meglio della gestione, senza turbolenze». Aggiungendo che dietro i suoi movimenti e le sue spallate nessuno deve leggere «disegni politici». Non c'è da dimenticare che nella battaglia di Piazza Venezia al momento risultano vincitori anche i capi di Generali, l'ad Giovanni Perissinotto e il direttore generale Raffaele Agrusti, che hanno incassato l'uscita di chi non li aveva protetti dagli attacchi del finanziere bretone e vicepresidente del gruppo assicurativo, Vincent Bollorè. E che ora saranno sotto stretta osservazione per asset, in particolare nel ramo danni, e investimenti. Se poi il gruppo dei congiurati - quella che Geronzi ha definito la “gioventù anziana” - saprà rimanere unito, questo è tutto da vedere. di Nino Sunseri

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