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Arrigoni ucciso a Gaza. Hamas: "Onore a lui"

Italiano torturato, impiccato e strangolato. Arrestati due salafiti. Ultimatum non rispettato: lo volevano morto. Napolitano: "Barbarie terroristica"

Andrea Tempestini
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Vittorio Arrigoni, il cooperante italiano rapito giovedì a Gaza City, è stato ucciso. Il corpo senza vita del collaboratore del manifesto è stato ritrovato in un appartamento della stessa città dai miliziani di Hamas al termine di un blitz condotto nel cuore della notte. I rapitori dell'attivista filopalestinese, un commando estremista di un gruppo islamico salafita vicino ad Al Qaeda, non hanno nemmeno rispettato l'ultimatum di trenta ore che avevano scandito al momento del rapimento (il conto alla rovescia era scattato giovedì mattina alle 10, ora italiana). Per il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si è trattato di una "barbarie terroristica". La Farnesina, attraverso il proprio Consolato generale a Gerusalemme, ha espresso "forte sgomento per il barbaro assassinio". LA MADRE: "STAVA TORNANDO" - "Eravamo molto uniti, come idee, obiettivi e ideali. Sono molto orgogliosa di lui". A ricordare il 36enne di Bulciago è la madre Egidia Beretta, che del paesino di 3mila anime nel Lecchese è anche sindaco. "Sono rimasta molto sorpresa, oltre che addolorata che sia successa una cosa del genere per l'attività che lui faceva lì. Vittorio non si metteva mai in situazioni di pericolo", ha commentato la madre -. Non so perché abbiano scelto Vittorio, non riesco a spiegarmelo. Da quello che so gli autori del rapimento sono una minoranza palestinese che vive nel sud del paese. E' vero che mio figlio si era esposto in prima persona in questi mesi. Non aveva mai nascosto le sue critiche verso Israele, ma da qui ad essere ucciso in questo modo proprio non ce lo aspettavamo". Quindi un doloroso particolare: "Mi aveva appena raccontato che era stato invitato in Sicilia per l'anniversario della morte di Peppino Impastato". Il ragazzo, dunque, si stava preparando a tornare in Italia. GLI ONORI DI HAMAS - Il capo del governo di fatto di Hamas a Gaza, Ismail Haniyeh, ha chiamato nel pomeriggio la madre di Arrigoni per condannare l'omicidio, rendere omaggio alla vittima e promettere indagini serie per la cattura dei responsabili. Lo ha reso noto lo stesso Hanyieh, che ha esaltato l'attivista italiano come un eroe della "lotta contro l'assedio" israeliano alla Striscia di Gaza. "La sua morte - ha detto in conferenza stampa - ci addolora poiché consideravamo Vittorio uno di noi palestinesi". Haniyeh ha poi auspicato il viaggio di una delegazione ufficiale da Gaza in Italia per fare le condoglianze alla famiglia, estese fin d'ora "a tutti gli italiani". FINE TERRIBILE: IMPICCATO - Tremenda la fine dell'italiano. Arrigoni "è stato impiccato" dai suoi rapitori, i salafiti della 'Brigata dei Valorosi Compagni del Profeta Mohammed bin Moslima. Il suo corpo è stato ritrovato dalle forze di sicurezza appeso in una casa abbandonata. La polizia di Gaza City ha comunicato di aver arrestato due persone e di starne cercando una terza. Secondo quanto ha poi riferito Yiab Hussein, portavoce del governo di Hamas a Gaza, Arrigoni sarebbe stato soffocato prima del blitz, "qualche ora prima. Fin dall'inizio - ha proseguito Hussein - l'intenzione dei rapitori era di uccidere la loro vittima, dal momento che l'omicidio è avvenuto dopo un breve lasso di tempo dalla sua cattura". Le ricerche erano partite nel pomeriggio di giovedì, dopo la diffusione di un video in cui si vedeva un Arrigoni legato e tumefatto e nel quale i salafiti avanzavano le loro richieste. L'accusa dei terroristi all'italiano era quella di "diffondere i vizi occidentali". CHI ERA - Vittorio Arrigoni era arrivato a Gaza nell'agosto del 2008 come inviato de il manifesto per narrare le condizioni di vita dei palestinesi che vivono nella striscia. Il suo lavoro giornalistico conobbe grande notorietà all'epoca dell'operazione 'Piombo Fuso' condotta dal governo israeliano contro Hamas, quando Arrigoni riuscì, nonostante le difficoltà del caso, a spedire i suoi articoli da una Gaza scovolta. Il vicedirettore del manifesto, Angelo Mastrandrea aveva spiegato che Arrigoni "ha iniziato a collaborare con noi mandando pezzi di cronaca sul conflitto a Gaza, dove si trovava come volontario di una ong. Pur non essendo un giornalista erano testimonianze in presa diretta - prosegue il vicedirettore. Quando è esploso il conflitto gli abbiamo chiesto di fare un diario: erano cronache quotidiane molto vissute tanto che poi gli abbiamo proposto di metterle insieme per farci un libro, poi pubblicato, dal titolo Restiamo Umani", le due parole con le quali chiudeva sempre i suoi articoli.

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