Cuffaro, i giudici: "Accordo col boss per farsi eleggere"
La Cassazione deposita le motivazioni della sentenza. Guai in vista per il ministro Romano: "C'era anche lui a chiedere aiuto ai mafiosi"
"Salvatore Cuffaro sapeva di aver stretto un patto con la mafia". Questo si legge nelle 215 pagine di motivazioni depositate mercoledì 19 aprile dalla Cassazione per spiegare la sentenza dello scorso 21 febbraio. In tale data, giudici della Suprema Corte hanno reso definitiva la condanna a 7 anni di reclusione per l'ex-governatore della regione Sicilia, accusato di favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra. CASSAZIONE: "ACCORDO MAFIA-POLITICA" - Totò Cuffaro aveva dato vita ad un "patto mafia-politica" e gli episodi nei quali è rimasto coinvolto dimostrano che "in più occasioni ebbe modo di agevolare l'organizzazione mafiosa". Nelle sue motivazioni, la Cassazione parla di un "accordo criminoso ben preciso" fra settori corrotti dell'amministrazione pubblica ed organizzazioni malavitose locali al fine di favorire l'elezione di un politico compiacente. "CON CUFFARO E I MAFIOSI C'ERA ANCHE ROMANO" - La sentenza 15583, sposando in pieno la tesi sostenuta dalla Corte d'appello di Palermo il 23 gennaio 2010, ha tenuto a precisare che agli incontri di Cuffaro con esponenti mafiosi sarebbe stato presente anche il neo-ministro dell'Agricoltura, Saverio Romano. In particolare, riferendo degli incontri con Angelo Siino, la Cassazione sottoscrive il giudizio dei colleghi in merito alla campagna elettorale per le elezioni regionali del 1991 nelle quali Cuffaro era candidato. "In tale occasione Cuffaro - ricorda la Corte - ammetteva di essersi recato, insieme a Saverio Romano, dal Siino per chiedergli sostegno alla propria candidatura". Tra l'altro, annota ancora la Cassazione, "Angelo Siino, successivamente al 1991 tratto in arresto e poi divenuto collaboratore di giustizia, ha riferito della visita degli allora giovani Cuffaro e Romano nella quale entrambi gli chiedevano apertamente sostegno elettorale".