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I Radicali: "Lasciatemi morire in pace" Campagna choc, 5 x mille pro-eutanasia

Manifesti 13x6 mt con il volto di un malato terminale. Associazione Coscioni: "Due italiani su 3 sono con noi"

Federica Lazzarini
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"Lasciatemi morire in pace". Questo lo slogan della campagna pro-eutanasia lanciata dai Radicali e dall'Associazione Luca Coscioni. Maxi-manifesti di 13 metri per 6 sono apparsi sui muri di Milano: in primo piano il volto di un malato terminale, come scopo la richiesta di dedicare il 5 per mille a quelle associazioni che difendono il diritto del malato a lasciarsi morire. CAMPAGNA PRO-EUTANASIA - E' partita la campagna nazionale di affissioni, banner e lettere che verterà quest'anno proprio sulla promozione del'eutanasia legale contro l'eutanasia clandestina. Affissioni come quella che compare nella postazione di Corso Buenos Aires a Milano riprendono le immagini dello spot australiano per la legalizzazione dell'eutanasia realizzato da Exit International, la cui versione italiana è stata prodotta dall'Associazione Coscioni. ASSOCIAZIONE LUCA COSCIONI: "DATECI IL 5 PER MILLE" - "Mi auguro - ha detto Marco Cappato, segretario dell'Associazione - che saranno in tanti a scegliere anche quest'anno di devolvere il 5 per mille all'Associazione fondata da Luca Coscioni, dando così ancora più forza all'impegno concreto della nostra associazione per andare, con amore per la libertà e la laicità, dal corpo dei malati al cuore della politica". Le affissioni sono state curate dall'agenzia di comunicazione milanese Horace Kidman. Nelle affissioni vengono riportati i dati del Rapporto Italia 2011 dell'Eurispes per cui due italiani su tre sono a favore della legalizzazione dell'eutanasia. SCIENZA E VITA: "TETRA NOVITA" - "Di tutte le finalità di sostegno cui destinare il 5 per mille, quella a favore dell'eutanasia proposta dall'associazione Luca Coscioni rappresenta una tetra novità". Lo sottolinea l'associazione "Scienza e vita" che critica il manifesto pubblicitario che promuove "una soluzione tanto estrema quanto illecita". "Se l'intento era la provocazione l'obiettivo - conclude il presidente di Scienza e vita - è stato centrato. Se, viceversa, si voleva puntare a una sensibilizzazione sul tema del fine vita, non è attraverso tali campagne choc che si pone reale rimedio alla sofferenza e all'abbandono".

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