La Berlinguer e la par condicio: da lei solo ospiti anti-Cav
Fenomenologia di Bianca: su Rai 3 dice la sua su tutto e affonda l'imparzialità. Sarà lei la vera erede di Sandro Curzi? / BORGONOVO
Più che una direttora, è una direttorissima. Se non ci fosse di mezzo l'ingombrante figura paterna - il monumento comunista fu Enrico Berlinguer - si vedrebbero in lei caratteristiche da segretario generale. E in effetti Bianca Berlinguer guida il Tg3 (dall'ottobre 2009, dopo il rimpianto Antonio Di Bella) con piglio da antica chiesa rossa: i giornalisti come funzionari; lei sempre presente, indirizza una corazzata Potemkin un po' arrugginita; assoggetta il video nell'edizione delle 19 e - a rotazione con gli spezzati e i dolce vita di Maurizio Mannoni - è anche la dominatrix di Linea Notte, il rotocalco di attualità in onda alle 24. Cadano tutti, si diceva un tempo, purché si salvi Berlinguer. Perché è lei la vera arma di persuasione di massa della sinistra. Michele Santoro (con cui lavorò nella redazione del tg di Sandro Curzi e in alcuni talk show) piange, strepita, s'incazza. Lei in silenzio dirige, da Vietcong dell'informazione si sporca le mani con la guerriglia quotidiana e poco patinata. Elmetto in testa, ma senza spettinarsi, tempesta il video ogni dì, lo riempie di fabbriche in lotta, poveri immigrati vittime di razzismo, antiberlusconismo di andata e ritorno. La par condicio le è aliena, tanto la rende inapplicabile, poiché non c'è ospite che sfugga alle regole del Libretto Bianca: o contro Silvio o contro di me (e ridotto al silenzio). Più insidiosa delle Signorine Grandi Firme stile Concita De Gregorio, lo squalo di nome Bianca si avventa sull'avversario e lo sbrana, poi - che classe - si netta col tovagliolo e strizza l'occhio ai commensali. LA SEGRETARIA Alla stregua di un segretario, non conduce: comizia. A inizio mandato, le chiesero se si sarebbe cimentata in editoriali come il collega del Tg1 Augusto Minzolini: «Un direttore può farli, ma non so quanti ne farò», disse. Ebbene, ne fa quasi uno al giorno. Con lei bisogna essere fedeli alla Linea Notte, pena la reprimenda. Ne sanno qualcosa i sottoposti addetti alla rassegna stampa, interrotti con dei ruvidi: vabbé questo non ci interessa. Cari inferiori: la pietà va solo ai “migranti”. Attenzione, perché il vabbé è emblematico, le si affaccia sulle labbra ogni volta che un ospite la indispone. Basta rivedere la puntata del 14 aprile: Aldo Busi in studio con fiammeggiante giacca rossa. La Berlinguer gli dà via libera su tutto, gli permette di dire perfino che Berlusconi ce l'ha piccolo come Napoleone. Finge d'indignarsi, ma ridacchia, ché intanto il nemico è stato umiliato a sufficienza e dove più duole, con crudeltà tutta femminile e un po' femminista. Ma quando l'Aldo dice quel che pensa dei giudici («gli italiani li odiano»), a Bianca si gonfiano le vene del collo e comincia a sgranare la cartuccera del mitra: «Vabbé-vabbé-vabbé, mi sembra eccessivo... Vabbé-vabbé-vabbé, abbiamo capito» e intanto sventola la mano a scacciare una mosca fastidiosa, per zittire Busi. Con la Bianca di Nanni Moretti interpretata dalla sensuale Laura Morante, la Berlinguer condivide le scollature ambiziose, i toni scuri, l'apparenza piacevole che cela il carattere ferrigno. Nata a Roma, ha il sangue robusto e la tempra rocciosa dei sardi: sempre avanti a testa bassa, come quando nel settembre 2009 si ostinò a condurre il tiggì anche se le mancava la voce. Il video si ritrova su Youtube: le parole le si spegnevano in gola, ma lei annunciava i servizi, sorrideva afona e testarda: stavamo ascoltando la “voce Bianca”. Solo che la signora le palle le esibisce con gusto, con stile caparbio da sinistra di Capalbio impone la sua egemonia. A Berlusconi che l'accusava di realizzare un tg fazioso rispose: «Per me è un onore essere paragonata a TeleKabul». A Guido Bertolaso, che sul Tg3 proferì: «Parliamo della vera spazzatura», replicò lapidaria: «È un cafone». Roba da canzone di Battiato: «Sommersi sopratutto da immondizie editoriali... Sul ponte sventola bandiera bianca». Il Foglio l'ha incensata come madrina di una sinistra ragionevole, ma lei è da Botteghe Oscure, vera erede della testa fine, lucente e ideologica di Sandro Curzi. Tipico dei direttorissimi: la sua redazione è divisa da una frattura sovietica, la adora o la teme. E lei con gesto soave eleva gli uni e sommerge gli altri. Qualche giornalista è fuggito nel Messico di trotzkiana memoria: Nadia Zicoschi e Rita Mattei al Tg2; Luca Mazzà e Loredana Quattrini a RaiSport; Monica Carovani al Tg1; Guido Dell'Aquila a RaiTre. Qualcuno è andato in pensione in anticipo, altri hanno chiesto il trasferimento. In compenso, si è creata una Armata Bianca al suo fianco: Maria Cuffaro, Gianfranco Fulgenzi, Riccardo Chartroux (marito di Maria Luisa Busi). I talebani del Mullah O-Bianca. MALELINGUE Son cose che accadono in tutti i giornali, così come circolano le malelingue: c'è chi dice che avrebbe minacciato un redattore di sputargli in faccia; che avrebbe ridotto sul punto di piangere un tecnico; che maltratti pure il suo vice Andrea Giubilo, il quale per amor suo ha lasciato Minzolini. Certo è che in tanti tremano al battere dei suoi tacchi sobri (il diavolo veste Bianca). Per sentire una critica è servito un rompiscatole come Oliviero Beha: «So che si irrita», ci dice, «quando si usa la parola censura per il mio caso. Ma se lei trova un adeguato sinonimo lo uso. Mi ha estromesso dal mio lavoro. Ero un apprezzato editorialista, mi è stato impedito di andare in onda». Il litigio esplose nell'agosto 2010, Bianca freddò il collega: «Si sopravvaluta». Se una cosa simile fosse accaduta a Minzolini, l'avrebbero linciato. Invece i consiglieri Rai del Pd furono compatti. «Un direttore ha diritto di decidere quando far intervenire un editorialista», chiosò Nino Rizzo Nervo. Vero, ma vale solo se il direttore è Bianca, una di famiglia. Sposata con l'ex Ds Luigi Manconi, le prime nozze gliele ha celebrate Veltroni, che la volle candidata due volte, e lei sempre rifiutò. Sarà il segno rosso del coraggio, ma preferisce la lotta giornaliera, finché la bandiera Bianca, al massimo, la sventolano i berlusconiani. A lei piacciono altri colori. di Francesco Borgonovo