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Signora Ceroni: "Ma quali botte? Sono tutte balle"

Intervista ai coniugi nel mirino del 'Fango' Quotidiano. Deputato: "Pago proposta su art.1". Lei: "In ospedale solo per il parto"

Andrea Tempestini
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«Tra un po' io e Remigio festeggiamo le nozze d'oro. Ma le pare che io restavo tutti questi anni con mio marito se lui mi picchiava?». C'è a chi piace sadomaso… «A me no». A certificare l'inoffensività del deputato-sindaco pidiellino di Rapagnano, in provincia di Fermo, passato dall'anonimato alla celebrità per aver lanciato la proposta scandalo di riforma dell'articolo uno della Costituzione, è la signora Ceroni. Anche lei assurta, suo malgrado, alla ribalta delle cronache come presunta vittima di un marito che «la picchiava». È il titolo con cui Remigio Ceroni è stato crocifisso ieri in prima pagina sul Fatto Quotidiano. Che lui giuri di non aver «mai fatto male neanche una mosca», ci sta. Ma a scendere in campo in sua difesa assieme a lui in questa intervista doppia è la moglie, al secolo Silvia Di Stefano. Onorevole, lei ha velleità di padre costituzionale e istinti di picchiatore? «Sono solo un deputato che vuole restituire al popolo la sovranità. Pago per questo. Sono l'uomo più pacifico della Terra». Il Fatto dice che lei picchiava sua moglie. «Volgari menzogne. Non farei mai del male alla donna che amo». Eppure Sandra Amurri scrive che la sua signora la denunciò per percosse. «Appartiene tutto alla fantasia di questa giornalista. Sa qual è il movente?». Sentiamo. «Sto subendo questo attacco inaudito solo perché mi batto per restituire centralità al Parlamento. Ma aggredire addirittura la mia famiglia è un'ulteriore testimonianza del degrado che vive la politica italiana». Sporgerà querela? «No, anzi. Visto che siamo in periodo pasquale e che la Amurri ha manifestato un così grande interesse per me e per la mia famiglia, tanto da telefonare a quasi tutti i cittadini di Rapagnano a caccia di gossip, la invito a pranzo domenica a casa mia, dove si riunirà tutta la mia famiglia: mia madre, mio fratello, mia sorella, mia moglie e le mie quattro figlie. Così potrà soddisfare la sua sete di notizie e toccare con mano la solidità del mio matrimonio». E le ecchimosi, le contusioni, le escoriazioni e gli ematomi riscontrati su tutto il corpo di sua moglie al Pronto soccorso dove l'accompagnò la sorella? «Niente di tutto questo è vero». Allora perché la signora Ceroni andò al Pronto soccorso? «Anche questo è falso. Per quale motivo sarebbe dovuta andare lì?». Lo chiediamo a lei. «A me non risulta». Eppure ci sarebbe una denuncia per percosse a provarlo. «Sfido la Amurri a tirare fuori questa denuncia. Non ho mai picchiato mia moglie. Lei è qui, se vuole gliela passo». Prego. «Pronto?». Buongiorno signora. È vero che suo marito la picchiava? «Se mio marito mi avesse picchiato non saremmo arrivati a 38 anni di nozze». Lei andò o no al Pronto soccorso ricevendone una prognosi di venti giorni per ecchimosi e contusioni? «In vita mia io sono stata in ospedale solo quattro volte, a partorire le mie quattro figlie: tre giorni per ogni parto». E la denuncia per percosse? «C'è chi si inventa tali falsità e le scrive sui giornali. Sarà tutta pubblicità per mio marito». Ma che tipo è Remigio Ceroni? «Quello che emerge dai giornali». Un picchiatore? «Ma no! È un uomo per bene, pacifico, inoffensivo». Andate d'accordo o ogni tanto volano gli stracci? «Lo conosco da quando avevo 15 anni, è stato l'unico uomo della mia vita. Abbiamo già festeggiato le nozze d'argento, tra qualche anno faremo quelle d'oro. Poi è chiaro che qualche volta si discute, come in tutte le famiglie. Ma è ben diverso da quello che ha scritto quella giornalista». Suo marito vuole invitarla al pranzo di Pasqua. Aggiungerà un posto a tavola? «Non se ne parla neanche. Anzi, io esigo le sue scuse pubbliche. Non la conosco e non la voglio nemmeno conoscere certa gente. Le ripasso mio marito». Onorevole? «Eccomi». Passando alla sua proposta di legge, Berlusconi che le ha detto? «Non mi ha ancora chiamato. Credo che abbia cose più importanti da fare». Dice «ancora» perché si aspetta una sua chiamata? «Io sono un soldato semplice, faccio il mio dovere con serietà, onestà e coraggio, senza aspettative». Sincero: è Berlusconi il vero autore della proposta? «No, glielo giuro. Lo pensata, scritta e presentata io». Quando l'ha sentito l'ultima volta? «Non vedo né sento Berlusconi dal 2008, quando venne nelle Marche in campagna elettorale. Non tutti i deputati hanno il privilegio di parlare ogni giorno con lui». Prima lei era un peone, oggi un vip. Che effetto le fa entrare alla Camera e avere tutti gli occhi addosso ? «Mi spiace molto». Certo, come no. «Le assicuro. Non ho fatto questa proposta per farmi pubblicità». Per farsi bello agli occhi del premier in vista di una futura candidatura in Parlamento, però, sì. «No. Il mio unico scopo è restituire al popolo la sovranità. E voglio sperare che, quando il clima politico sarà più sereno, l'esigenza di riaffermare la centralità del Parlamento venga fatta propria da tutti gruppi politici, perché è largamente condivisa. Poi le ragioni di parte spingono a un ostruzionismo strumentale. Ma sono sicuro che se la mia proposta fosse votata a scrutinio segreto raggiungerebbe il 95 per cento del consenso». Ci crede sul serio? «La mia proposta passerà alla storia, vedrà». intervista di Barbara Romano

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