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Partigiano Italo: "25 aprile di tutti, ma non di Silvio"

Bocchino a 'Repubblica': "Festa degli italiani tranne che Berlusconi. Lui vuol tener vivo il pericolo comunista"

Giulio Bucchi
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Il partigiano Bocchino ormai ha voltato pagina su tutto, o quasi. L'ex An e luogotenente di Fini in Futuro e Libertà festeggia anche il 25 aprile, festa che a destra ha sempre creato qualche malumore, ma riesce proprio a dimenticare Berlusconi. In un'intervista su Repubblica, tutta in chiave Liberazione, l'ultimo affondo: "Per Fli il 25 aprile è la festa di tutti gli italiani, la festa della democrazia. Solo chi vuole tenere vivo il pericolo comunista interpreta questa giornata come un momento di divisione". Detto quasi in contemporanea alle ennesime manifestazioni di intolleranza reciproca del 25 aprile, dai fischi al ministro La Russa alle vergognose scritte in stile nazista innneggianti al lager di Aushwitz, suona un po' parziale. Eppure, Bocchino insiste: "Solo Berlusconi vuole tener vive" le divisioni ormai superate sul 25 aprile. «Il premier - spiega il numerdo due di Fli - non può permettersi di celebrare il 25 aprile, perché vuole che rimanga il più possibile di parte. Tanto più è di parte, tanto più si legittima l'esistenza di uno scontro permanenete contro tutti". Italo non ha difficoltà a voltare pagina ("Nel mio libro mi definiscono addirittura antifascista, quel regime ha fatto più danni a noi giovani di destra che ad altri"), fa orecchie da mercante agli attacchi di un suo compagno di partito al 25 aprile (per Fabio Granata "non unisce e non unirà mai gli italiani") e finisce in gloria ricordando che un candidato in una lista di sostegno a Lettieri, in lizza per il Pdl per la carica di sindaco a Napoli, ha festeggiato il compleanno di Hitler. "Il problema non è la testa calda ma chi questa testa calda la mette in lista".

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