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Renzi: "Far vincere il Pd? Bisogna cambiarli tutti..."

Belpietro intervista il sindaco 'rottamatore' di Firenze: "Fino a che il premier sarà Berlusconi, io parlo con lui"

Andrea Tempestini
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Mercoledì Giorgio Napolitano, commemorando Antonio Giolitti - esponente politico importante del Psi e prima del Pci - ha detto che se la sinsitra non diventerà credibile resterà sempre all'opposizione. La dichiarazione ha causato qualche malumore nell'opposizione. Il direttore di Libero, Maurizio Belpietro, ne discute con il sindaco Pd del Firenze, Matteo Renzi. Il colloquio è andato in onda ne La Telefonata di Mattino 5. Che ne pensa delle parole di Napolitano? Ha perfettamente ragione. Lo diciamo sempre del presidente della Repubblica, e lo ascoltiamo invece poco. I politici non fanno quello che dice. Nel caso di specie, Napolitano, usando il riferimento a Giolitti, ha detto tre caratteristiche che la sinistra deve avere: essere credibile, affidabile e praticabile. Non deve svolazzare in tanti campi astratti, deve essere concreta, sennò non vince. Per quello che vale, nel mio piccolo, io la penso esattamente come il presidente della Repubblica e spero che i leader del mio partito non solo ascoltino ma provino a mettere in pratica le parole del Capo dello Stato. Cosa manca al Pd per essere credibile e affidabile come dice Napolitano? Probabilmente la capacità di raccontare una storia come quella che viene raccontata a tanti livelli amministrativi. Detta meno in politichese, perché in tante città quando c'è un sindaco del centrosinistra prende magari il 55-60% dei consensi, e poi però alle politiche le percentuali si ribaltano e la maggioranza la prende il centrodestra? Probabilmente perché quel sindaco, su quel territorio, anche in Lombardia e in Veneto, è considerato credibile dai suoi cittadini perché è concreto e non svolazza in battaglie ideologiche. Se andiamo a livello nazionale troppe volte siamo accusati, a torto o a ragione, di pensare più a parlare male degli altri che bene di noi. Se il centrosinistra esce da questa condizione e porva a dire quello in cui crede, allora la sinistra diventa un'alternativa vera e, secondo me, può mettere il dito nella piaga delle divisioni che ci sono nel centrodestra.  Lei è diventato famoso perché ha detto che bisogna rottamare la classe dirigente del Pd. Detto da un sindaco del Partito Democratico fa un certo effetto. per questo la tengono ai margini, adesso? Io non sono ai margini, io sono sindaco di Firenze e sono contento di fare il mio mestiere. Cerco di rispondere ai cittadini sulle cose per cui mi hanno votato, sennò uno chiacchiera parecchio e poi rottamano lui. Credo però che sia importante non alimentare di nuovo polemiche nel centrosinistra. E' normale che alla fine di una stagione politica si dica che non si può continuare a far sì che i partiti, a destra e sinistra, cambiano nome ma rimangono gli stessi leader. Nel resto del mondo i partiti rimangono gli stessi e cambiano i leader. Credo sia arrivato il momento, al termine del governo Berlusconi, che ci sia un forte ricambio. Spero anche nel centrodestra, ma sono fatti loro. Per il centrosinistra spero in un grande rivoluzionamento e in un po' di idee nuove, entusiasmo nuovo e un po' di coraggio sui grandi temi dell'economia e dell'innovazione. Lei parlava di Berlusconi. Ma lei lo ha incontrato ad Arcore e per questo è stato criticato. Sta studiando Berlusconi per imparare a fare il leader del centrosinistra del futuro? No, molto più concretamente, il sindaco di una città parla con il presidente del Consiglio. Se siamo al livello che il sindaco di una città importante come Firenza non può parlare con il presidente del Consgilio sennò lo accusano di tradimento, è un bel casino. E' vero che tanti parlamentari cambiano posto, ed è francamente una scena abbastanza deprimente. E' un trasformismo inguardabile. Ma questo non può significare che due esponenti di partiti diversi non possano nemmeno parlarsi. Insomma io faccio il sindaco, e finché il presidente del Consiglio si chiama Berlusconi, io parlo con Berlusconi. Poi spero che cambi alle prossime elezioni. Ma dal mio punto di vista il rispetto delle istituzioni significa che quel presidente del Consiglio, che non ho votato e non voterò, è il mio presidente del Consiglio e io ho il dovere di dialogare con lui nell'interesse della città e dell'Italia. Ieri lo spettacolo dell'opposizione in Parlamento non è stato bellissimo. Sulla mozione sulla libia si è divisa in tre, e qualcuno del Pd non ha votato la mozione di un alleato importante come l'Italia dei Valori. Risultato, si va sempre divisi. Sulla Libia non mi pare che dall'altra parte...Si sono messi d'accordo dopo aver fatto una scenetta. Han detto: Gheddafi è il nostro migliore amico, che poi non lo era più, che speravamo non stesse male. Poi abbiamo detto: andiamo a bombardare, bombardiamo ma non nelle città, mandiamo degli aerei e non bombardiamo. Insomma, se Atene piange, Sparta non ride. Quello che mi spiace è che sulla politica estera bisognerebbe che il Paese fosse unito. Le grandi nazioni litigano su tutto, poi sulla politica estera si trovano d'accordo. Mi spiace che ieri si sia persa un'occasione.

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