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G8: scagionato Scajola. Basta fango, era ora

Inchiesta 'Grandi eventi': 19 richieste di rinvio a giudizio, ci sono Bertolaso e Anemone, ma lui no: "Dimostrata estraneità"

Andrea Tempestini
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I pm di Perugia hanno chiesto il rinvio a giudizio dei 19 indagati nell'ambito dell inchiesta sugli appalti per i cosiddetti 'Grandi Eventi': tra questi l'ex sottosegretario Guido Bertolaso e il costruttore Diego Anemone. Ma di Claudio Scajola, che travolto un anno fa dall'inchiesta fu costretto a rassegnare le dimissioni dal dicastero dello Sviluppo Economico, non c'è traccia. La macchina del fango ha colpito ancora: la macelleria mediatica costrinse Scajola a fare un passo indietro, ma ora che tutto l'impianto accusatorio nei suoi confronti è esploso come una bolla di sapone, l'unico ad averci rimesso è l'ex ministro. SCAJOLA: "TOTALE' ESTRANEITA'" - Scajola ha deciso di commentare l'esito dell'inchiesta in un videomessaggio mandato in onda sul suo sito internet in cui ricorda come fu costretto a dimettersi "a seguito di una campagna di stampa molto violenta contro di me. Si era fatto passare il messaggio, attraverso virgolettati, che qualcuno nottetempo a mia insaputa avesse pagato parte della mia casa a Roma". Oggi, invece, è stata dimostrata "la mia totale estraneità. Non solo, la perizia giurata sul valore di quell'immobile dimostra la congruità di quel prezzo", ha affermato riferendosi alla casa con vista sul Colosseo. "Io mi sono dimesso un anno fa per rispetto nei confronti delle istituzioni", anche se "quelle dimissioni sono state prese quasi come una ammissione di colpa. Ho aspettato con ansia, con profonda tristezza ma con rispetto la chiusura di questa inchiesta e soltanto oggi - confessa l'ex ministro - leggendo gli atti ho potuto verificare che quanto era virgolettato sui giornali non corrisponde in nessun modo ai verbali degli interrogatori". "MACCHINA DEL FANGO" - "Aspettiamo fiduciosi che la macchina del fango, quella che usa i processi mediatici per attaccare e distruggere i propri avversari politici, chieda scusa a Claudio Scajola per averlo condannato prima di qualsiasi tribunale - ha dichiarato Maurizio Lupi, parlamentare del Pdl -. Sono felice che sia stata riconosciuta la sua estraneità nell'inchiesta sugli appalti per i grandi eventi, gli esprimo la mia solidarietà per quello che è stato  costretto a subire e la mia stima per come ha affrontato questa inutile persecuzione”, ha concluso Lupi. "MASSACRO MEDIATICO" - Quindi Denis Verdini, secondo il quale "Scajola è stato sottoposto a un massacro mediatico indegno di un Paese civile, perché ha puntato a colpire l'uomo e il padre di famiglia prima ancora che il politico". Il coordinatore del Pdl invita a riflettere sull'ennesima caccia alle streghe finita nel nulla. "Come molto spesso capita in Italia, i veleni e le insinuazioni si sono dimostrati totalmente privi di fondamento". SODDISFAZIONE DI GASPARRI - Il presidente dei Senatori del Pdl, Maurizio Gasparri, ha preso atto "con soddisfazione che l'inchiesta di Perugia si è chiusa senza nessuna addebito nei confronti di Claudio Scajola. Questo è un fatto da valutare con serietà, rispetto e positività nei confronti di Scajola che lasciò il suo incarico e nei confronti del quale non c'è stata alcuna contestazione di carattere giudiziario". Per Gasparri l'ex ministro "è un esponente che fa parte della prima linea del centrodestra nel quale è un protagonista che deve avere un ruolo imporante". Solidarietà nei confronti di Scajola è stata espressa, tra gli altri, anche dal ministro Ignazio La Russa, da Altero Matteoli e dal segretario nazionale dell'Udc, Lorenzo Cesa. COINVOLTE 11 SOCIETA' - La richiesta di rinvio a giudizio che riguarda Bertolaso e Anemone coinvolge anche 11 società. Hanno chiesto invece di patteggiare - con il consenso dei pm - l'ex procuratore aggiunto di Roma, Achille Toro, e suo figlio Camillo, sui quali pende l'accusa di rivelazione di segreto d'ufficio. Richiesta di atteggiamento anche per l'architetto Angelo Zampolini, accusato di riciclaggio di denaro destinato all'acquisto di aluncu abitazioni. Le istanze di patteggiamento sono ora al vaglio del gip. RICHIESTA RINVIO A GIUDIZIO - Dalle carte emergerebbe "la prova incontrovertibile dell'asservimento della pubblica funzione" di Bertolaso dall'inchiesta della procura di Perugia sugli appalti per i 'Grandi Eventi'. Questo è quanto sostengono i pm nella loro richiesta di rinvio a giudizio per la presunta 'cricca' degli appalti. Secondo gli inquirenti le presunte utilità ricevute dall'ex sottosegretario e gli atti al centro degli acceramenti "appaiono inquadrabili anche in un'ottica di protezione globale". La richiesta di rinvio a giudizio parla anche di una "sistematica violazione delle regole che caratterizzava la gestione dei cosiddetti Grandi eventi". I pubblici ministeri sostengono che "la scelta della procedura d'urgenza e di una determinata impresa per effetto della ricezione o della promessa di denaro o di altre utilità integra la violazione di doveri d'ufficio, che impongono la disinteressata valutazione della situazione concreta.

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