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Moratti: "Pisapia ladro". Lui: "E' falso, la querelo"

Veleno elettorale a Milano, il sindaco: "E' stato condannato per furto di auto e concorso in sequestro". Replica: "Diffamazione" / VIDEO

Andrea Tempestini
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Il confronto televisivo tra i candidati sindaco di Milano si è chiuso col botto: ora è guerra aperta. "Io sono una moderata, lo sono sempre stata. Questo - ha spiegato la candidata Pdl, Letizia Moratti - a differenza di Giuliano Pisapia (l'uomo di Pd e Sel, ndr) che è stato riconosciuto colpevole dalla Corte di Assise del furto di un veicolo utilizzato poi per un sequestro e il pestaggio di un giovane. L'amistia - ha sottolineato la moratti - non è assenza di responsabilità". Così l'attuale sindaco di Milano ha concluso il suo intervento nel confronto con Pisapia davanti ai microfoni di Sky. Immediata la replica del candidato di centrosinistra, che ha parlato di "un falso vergognoso, una calunnia". I due si sono poi lasciati freddamente, senza stringersi la mano. E terminate le registrazioni, è arrivata la reazione del candidato del Pd: "La querelo per diffamazione aggravata". Tra Moratti e Pisapia è guerra aperta: guarda il servizio su LiberoTv REPLICA INFUOCATA - Un dietrofront improvviso, quello di Pisapia, che a caldo aveva nicchiato sulle eventuali iniziative legali. Della vicenda del presunto furto d'auto, il candidato sindaco aveva parlato pià volte. "Fui vittima di un errore giudiziario, in termini tecnici di una ingiusta detenzione - aveva sottolineato -. Ho conosciuto tanti detenuti presunti innocenti e ho verificato che, effettivamente, come spesso ricorda Don Ciotti, il carcere in Italia è diventata una vera e propria discarica sociale. So bene - aveva continuato - cosa significa stare dietro quelle sbarre. Ci sono passato anche io. Nulla che già non si sappia. Sono passati oltre trent'anni: arrestato, innocente, per banda armata e concorso morale nel furto di un'autovettura. Prosciolto dalla prima accusa - aveva sottolineato Pisapia - con formula piena nella fase istruttoria: giudicato e assolto anche per l'accusa di concorso morale in furto, reato coperto da amnistia dal quale però i giudici mi hanno assolto nel merito, cosa possibile solo perché risultava evidente la mia innocenza. Un errore giudiziario, riconosciuto da una sentenza passata in giudicato, che comunque ho pagato con quasi quattro mesi e mezzo di carcere". In ogni caso, aveva concluso, sulla querela "vedremo dopo il voto". Poi il repentino cambio d'idea: "E' evidente che Letizia Moratti è disperata - si legge nella nota rilasciata dopo il duello tv-. Fidandosi di qualche manina sporca che fabbrica dossier ad arte è incappata in un clamoroso errore". LA SENTENZA - Nonostante l'amnistia, Giuliano Pisapia presentò appello, accolto. La III Corte d'Assise d'Appello di Milano presieduta dal dott. Luigi Maria Guicciardi nel procedimento n.76 del 1985 ha assolto Giuliano Pisapia per non aver commesso il fatto. Pisapia ha citato direttamente la sentenza nel passaggio: "In conclusione non vi è prova - né vi sono apprezzabili indizi - di una partecipazione del Pisapia, sia pure solo sotto il profilo di un concorso morale, al fatto per il quale è stata elevata a suo carico l'imputazione di furto, dalla quale l'appellante va pertanto assolto per non aver commesso il fatto". "Tale sentenza di assoluzione con formula piena - ha concluso - è passata in giudicato ed è quindi definitiva". PISAPIA VUOLE LA MOSCHEA - Durante il confronto, Pisapia ha gettato la maschera su uno dei temi più caldi per il capoluogo lombardo. Per il candidato di sinistra "una moschea a Milano è importante, anche in vista dell'Expo 2015. Non si può pensare di avere in città milioni di visitatori senza che ci sia per loro la possibilità di avere un proprio luogo di culto dove pregare, come per altro sancisce la Costituzione".

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