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Carte credito: Tg1, Minzolini iscritto registro indagati

Il direttore nel mirino della Procura di Roma: "Un atto dovuto legato a serie accertamenti della Gdf"

Andrea Tempestini
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Il direttore del Tg1, Augusto Minzolini, è stato iscritto nel registro degli indagati della procura di Roma nell'ambito dell'inchiesta sulle spese sostenute con la carta di credito aziendale. Il reato ipotizzato è quello di peculato. L'iscrizione del giornalista, viene spiegato da fonti giudiziarie, è un "atto dovuto", legato a una serie di accertamenti che la Guardia di Finanza ha dovuto svolgere su ordine del procuratore aggiunto Alberto Caperna e ai documenti che sono stati acquisiti in queste ultime settimane. Gli uomini delle Fiamme Gialle a breve inoltreranno la relazione conclusiva al magistrato. "ATTO DOVUTO" - Augusto Minzolini ha commentato la notizia ripetendo quanto riferito dalle fonti delle indagini: "E' un atto dovuto...". Il direttore, inoltre, ha sottolineato che l'indagine è nata a seguito di due esposti, uno dei quali presentato da un partito dell'opposizione, e che la sua iscrizione nel registro degli indagati - ha fatto notare - avviene a pochi giorni dalle elezioni amministrative. "DELTA DEL MEKONG" - Successivamente lo stesso Minzolini ha dichiarato: "Se la notizia è vera, è l'ennesimo attacco in quel delta del Mekong che è la Rai: dopo l'inchiesta della procura di Trani, le polemiche dell'Usigrai, le iniziative dell'Agcom è arrivato il turno della procura di Roma. Quello che mi fa sorridere, e non mi arrabbio né stupisco sapendo come vanno le cose in Italia, che questa notizia sia finita sui media a due giorni dalle elezioni. Del resto la strumentalità politica è più che evidente: l'indagine penale, infatti, prende spunto dall'esposto di un partito politico, quello di Antonio Di Pietro. Comunque sono più che tranquillo si tratta di un 'atto dovutò di un vicenda che ha contorni estremamente chiari". IL BENEFIT - Il direttore del Tg1 continua il suo contrattacco sottolineando che "dall'azienda mi era stato dato un benefit in cambio dell'esclusiva giornalistica (a contratto già firmato il presidente Rai mi chiese di interrompere una collaborazione con il settimanale Panorama). Un benefit di cui ho goduto fino a quando - dopo diciotto mesi e dopo aver approvato un bilancio - il vertice Rai ha scoperto, per usare un eufemismo, che quel benefit non era compatibile con la politica aziendale. Una decisione che viene presa sulla base di un'iniziativa di un consigliere d'opposizione legato all'Idv a poche settimane dal 14 dicembre - altra conferma della strumentalità politica insita nella vicenda - nella speranza che la caduta del governo Berlusconi avrebbe avuto delle ripercussioni in Rai".

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