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Sfogo del pover Bondi contro Tremonti 'Ho sbagliato, ma Giulio mi ha strozzato'

L'ex ministro: "Avrei dovuto lasciare da coordinatore del Pdl prima. Ma perché adesso ci sono i soldi per la cultura?

Andrea Tempestini
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Il primo impulso è quello di abbracciarlo. Nel vederlo aggirarsi così dimesso per lo stand di Einaudi al Salone del libro di Torino, notato da nessuno, a Sandro Bondi vorresti per lo meno appoggiare una mano amica sulla spalla. Saluta, con la camicia bianca di lino a maniche corte leggermente aperta a svelare una canottierina della salute, lo sguardo di timidezza e sorpresa, i libri di Michela Murgia e un taccuino sotto il braccio. Sussurra: «Sono qui per una visita privata, la prego, non lo scriva. Non dica che mi ha visto, che sono qui».  Un fotografo si accorge della sua presenza e scatta, poi se ne va in silenzio. E a quell'ex ministro dei Beni Culturali così in disparte, che quasi chiama tenerezza, riesco solo a chiedere: «Come va?». Libero ha sostenuto alcune sue sacrosante battaglie per i tagli agli enti lirici, per la managerialità nei musei, per un giro di vite sul Fus. E lui si lascia andare: «Forse ho sbagliato, essendo così vicino a Berlusconi probabilmente avrei dovuto prevedere l'intensità degli attacchi contro di me, avrei dovuto immaginare che la lotta contro l'egemonia culturale di sinistra sarebbe stata così dura e impegnativa. Avrei dovuto lasciare l'incarico di coordinatore nel partito, questo è stato probabilmente un mio errore. Ma glielo dico così, in confidenza, non lo scriva». Parla davvero in confidenza questo ex ministro in incognito a Torino, a pochi passi da dove il suo sostituto Giancarlo Galan si appresta a comiziare. «E poi Tremonti è stato duro con me, i suoi tagli mi hanno strozzato, mi sono molto arrabbiato con lui. Non voleva concedermi niente, non avevo fondi... Che cosa potevo fare?».  Adesso però i soldi allo spettacolo e alla cultura pare siano tornati. Bondi non si muove, resta vicino e sussurra: «Si, prima i soldi non c'erano e ora invece ci sono, sono tornati...». Insisto: lei però aveva portato svolte importanti, per esempio Mario Resca come supermanager dei musei. Ora sembra che il suo ruolo sia divenuto un po' marginale. «No, spero davvero di no, quella di Resca è stata una scelta importante, voglio credere che continuino a valorizzarlo». Ma Bondi, ora, di cultura quasi non ne vuole sapere. Sembra segnato sul piano umano prima che politico, dall'esperienza ministeriale. Ripete: «Non scriva nulla». Ma come, bisogna che scriviamo, perché Bondi ha ragione. Sui suoi errori come sulle oggettive difficoltà in cui si è trovato.  Scrivere quel che ha confidato è importante, perché chi lo ha sostituito sappia quel che lo attende, quanto ci si può scottare a scontrarsi con l'intellighenzia. Poi l'ex ministro morbido e dimesso stringe la mano, sorride e se e va in fretta con la sua camicia di lino, turista come tanti in una immensa fiera. Andiamo, sta arrivando Galan. di Francesco Borgonovo

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