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"Tagliare 46 mld di debito". E Tremonti vara 'manovrina'

Corte dei Conti chiede un "intervento pesante. Crisi mangerà 160 miliardi". Ministro: "Bilancio ok. Via a intervento da 40 mld"

Giulio Bucchi
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Debito pubblico da ridurre di circa 46 miliardi di euro, un intervento del 3% all'anno. E' l'avvertimento della Corte dei Conti nella presentazione del Rapporto 2011 sul coordinamento della finanza pubblica. Una previsione di impatto notevole: si tratta, spiega la Corte, di "un aggiustamento di dimensioni paragonabili a quello realizzato nella prima parte degli anni Novanta per l'ingresso nella moneta unica". A pesare sul futuro dell'economia italiana è "l'eredità dei condizionamenti dovuti agli effetti permanenti causati dalla grande recessione nel 2008-2009". Una recessione che ha determinato "una perdita permanente di prodotto, calcolata a fine 2010 in 140 miliardi e prevista a crescere a 160 miliardi nel 2013" e la cui fine "non comporta il ritorno ad una gestione ordinaria del bilancio pubblico richiedendo piuttosto sforzi anche maggiori di quelli accettati". La strada del rilancio, insomma, non è in discesa. REPLICA E MANOVRA - Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti ha difeso l'operato del governo: "Forse la crescita non è sufficiente, ma senza la tenuta di bilancio non ci sarebbe stata neanche questa insufficiente crescita". La polemica è anche con l'Istat, secondo cui un italiano su quattro è a rischio povertà. "Considero discutibile questa rappresentazione". Negli ultimi dieci anni, "la ricchezza in Italia non è scesa, ma anzi è salita. Questo risulta dalle statistiche ufficiali". In ogni caso, è in arrivo a metà giugno in Consiglio dei ministri il decreto con la manovra necessaria per arrivare al pareggio di bilancio nel 2014. L'intervento dovrebbe aggirarsi intorno ai 40 miliardi. PLAUSO AL GOVERNO - Secondo la Corte dei Conti, l'obiettivo di rispettare i nuovi vincoli europei, soprattutto in fatto di debito pubblico, renderà per il governo "impraticabile qualsiasi riduzione della pressione fiscale, con la conseguente obbligata rinuncia ad esercitare per questa via una azione di stimolo sull'economia". Tutto negativo? No, perché non bisogna "sottovalutare l'importanza del risultato che la finanza pubblica ha conseguito nel 2010 nella gestione dei conti ai diversi livelli di governo", mettendo così a punto strumenti di regolazione "di una efficacia non sempre riscontrata nel recente passato". Questi strumenti di coordinamento "appaiono in grado di contribuire anche per il futuro al mantenimento dell'equilibrio dei conti pubblici ed insieme ad una auspicabile accelerazione della crescita". MISURE ANTI-EVASIONE - Uno degli strumenti suggeriti dalla Corte è il recupero evasione, visto che "gli spazi da recuperare a tassazione sono ancora molto ampi". Servono "azioni idonee a favorire il consolidamento di comportamenti di massa più corretti" perché "gli effetti finanziari del contrasto all'evasione fiscale potranno continuare ad essere determinanti". La Corte dei Conti rileva come nel recente passato si sia ridotto il ricorso alle entrate una tantum ricorrendo viceversa "all'intensificazione e al potenziamento delle attività di contrasto all'evasione". A confermarlo sono i numeri. Il gettito da lotta all'evasione ha portato "circa 63 miliardi, il 58,5% delle maggiori entrate nette complessive stimate dal 2006 al 2013 ma con un crescendo che nelle manovre 2009 e 2010 attribuisce alla lotta all'evasione la quasi totalità delle maggiori entrate previste". La Corte dei Conti ricorda però che le dimensioni del fenomeno sono in aumento: "L'economia sommersa potrebbe aver raggiunto nel 2008 la quota del 17,5% del Pil ossia 275 miliardi interrompendo la tendenza al ridimensionamento avviata 7 anni prima". Un livello definito "di punta nel panorama europeo", fatta eccezione per Grecia e Spagna.

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