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Iran, Sakineh è stata solo la punta di un iceberg

Le impiccagioni in Iran continuano a ritmi impressionanti. Cento condanne a morte nelle ultime settimane

Roma Redazione
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Non si ferma il numero di esecuzioni capitali in Iran. La scorsa settimana a finire impiccato su una delle Gru della morte sono stati i fratelli, Abdollah e Mohammad Fathi. Motivo della condanna capitale: essere “nemici di  Dio” (Moharebeh) per una supposta attività “controrivoluzionaria”. Esecuzioni capitali che l'Iran non lesina a nessuno. Nelle ultime settimane, purtroppo, oltre 100 prigionieri sono stati condannati a morte. Un cifra che, secondo numerose organizzazioni non governative (ONG), è destinata a crescere rapidamente. Al momento sono 14  i prigionieri, tutti di etnia curda, destinati alle gru della morte. Tra questi c'è anche Habibillah Latifi la cui pena di morte è stata approvata dalla Guida Suprema Khamenei in persona. Per lui e per Shirko Moarefi (attivista per i diritti umani) governi e pacifinti non si sono ancora mossi. Una questione, quella dei prigionieri politici iraniani, che sta creando discussioni – sempre attenuate - all'interno del regime stesso. L'ex Presidente riformista Khatami, infatti, ha chiesto la liberazione di tutti i dissidenti in occasione della Giornata della Donna in Iran. Purtroppo, però, Khatami ad oggi conta come il 2 di bastoni quando regna spade. E si sa che la sciabola di Ahmadinejad è molto affilata. di Vito Kahlun

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