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Dominique Strauss-Loft: la sinistra chic e progressista così violenta gli operai

Dsk, il banchiere accusato di violenza sessuale, trascorrerà i domiciliari in una casa da 50mila dollari al mese / SOCCI

Andrea Tempestini
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Nell'Italia della prima repubblica, Ennio Flaiano, data un'occhiata ai salotti, poteva dichiarare: «io non sono comunista perché non me lo posso permettere». Oggi potremmo fare la stessa considerazione applicata - più genericamente - alla sinistra. Soprattutto dopo aver appreso che il potentissimo Dominique Strauss-Kahn è nientemeno che “socialista”. Degli articoli sulla vicenda che ha travolto l'ex direttore del Fondo monetario internazionale, accusato di tentato stupro di una cameriera in un hotel di New York, la parola più curiosa e interessante per me è proprio quella: “socialista”. In effetti DSK - come viene chiamato - era proprio il candidato forte del Partito socialista francese per riconquistare l'Eliseo alle elezioni presidenziali del 2012. Avrebbe inaugurato una nuova era della sinistra transalpina ed europea. Un nuovo François Mitterrand. In tutti i sondaggi da tempo egli risultava essere «il grande favorito» - come scrive Le Figaro - sia nella corsa per le primarie del partito socialista, sia nel confronto vero, quello con l'attuale presidente Nicolas Sarkozy. Lanciato com'era verso la presidenza della repubblica francese, DSK - da leader socialista d'oltralpe - stava per diventare automaticamente il leader della sinistra europea (considerato che - con il crollo di Zapatero - altri non ce ne sono) e - viste anche le sue credenziali internazionali, essendo stato direttore del Fmi - sarebbe diventato addirittura un leader mondiale della sinistra. Non voglio qui entrare nel merito delle gravi accuse di cui deve ora rispondere negli Stati Uniti. Potrebbe anche riuscire a cavarsela e a ottenere l'assoluzione (del resto ha preso una formidabile squadra di avvocati). E poi nessuno deve essere considerato colpevole fino al verdetto definitivo. Tralascio dunque la questione giudiziaria, su cui dovremo riflettere più avanti. Non voglio discettare nemmeno sulle tante dichiarazioni che sono state fatte attorno alla sua vita privata o alla sua concezione del sesso. Non è di questo che qui voglio parlare. La notiziola di queste ore che mi ha fatto sobbalzare - considerando che stiamo parlando di un “leader socialista” mondiale - riguarda invece le modalità della sua uscita dal carcere dopo alcuni giorni di detenzione. Infatti, dovendo stare agli arresti domiciliari a New York, DSK, tramite la famiglia, ha affittato una modestissima casupola di oltre 600 metri quadrati, su tre piani, composta - come riporta il Corriere della Sera - da «enorme soggiorno con lucernario, camino e pavimento in pietra calcarea e persino una cascata; quattro stanze da letto e cinque bagni (fra cui una suite per gli ospiti con ingresso separato)».   Questa sobria dimora di Manhattan - per la quale DSK si trova come vicini di casa molte star, come Robert De Niro e Leonardo Di Caprio - comprende pure «una palestra con sauna e bar, sala cinema e terrazza solarium». Il tutto per la modica cifretta di 50 mila dollari al mese, ovvero circa 35.800 euro al mese, una cifra che - secondo i giornali - equivale a più di due anni di stipendio della cameriera africana che sostiene di aver subito l' “aggressione sessuale”. Il Corriere lo chiama “loft”. Il loft pone il problema della “left”. La sinistra ha sempre gridato allo scandalo per l'ostentazione del lusso e della ricchezza, ritenendola una forma di arroganza del potere e di umiliazione dei poveri. Credo ci sia del vero. Ma i rappresentanti politici o intellettuali della sinistra amano vivere nell'indigenza o almeno nella sobrietà? Non sembra che abbiano mai fatto la scelta di vita francescana, né vanno a fare volontariato con le suore di Madre Teresa, ma, al contrario, pare siano attratti come i borghesi di destra da “l'argent” e dalla bella vita. La sinistra non ritiene di dover mettere a tema questo intricato problema, ovvero il rapporto personale degli uomini di sinistra con il denaro e la ricchezza? È possibile moraleggiare solo sulla ricchezza altrui? I borghesi di centrodestra sostengono che non è una colpa avere tanti soldi e goderseli. Ma stare a sinistra e sguazzare da nababbi nei lussi è plausibile? Si è credibili se sprofondati negli agi ultraborghesi si pretende di essere votati come rappresentanti dei lavoratori, dei disoccupati, dei diseredati, come paladini dei poveri e dei bisognosi, come propugnatori del riscatto sociale dei più svantaggiati? Le Figaro ironicamente ricorda quella volta in cui, in tv, da ministro dell'economia, nel 2005, Strauss-Kahn definì «inaccettabile» che si affittasse un appartamento a un costo che equivaleva a dieci volte un salario minimo. Quando si dice l'animo progressista… Ma si può esibire al tempo stesso il birignao del moralista progressista e lo stile di vita da ricconi? Sul nostro eroe socialista è il caso di aggiungere qualche altra informazione. Il giudice americano gli ha accordato gli arresti domiciliari dopo che DSK ha versato 1 milione di dollari di cauzione e una garanzia di altri 5. Questa prassi americana mostra che, pure in un Paese molto rigoroso come gli Stati Uniti, la giustizia è uguale per molti, ma non per tutti e ha anch'essa un debole per i soldi. Immagino infatti la faccia degli altri detenuti, spesso neri e diseredati, che non possono pagarsi cauzioni astronomiche, quando il grande leader della sinistra è uscito di galera a suon di bigliettoni di cauzione. Il giudice ha pure imposto a suo carico le spese per la sorveglianza e il tutto - affitto compreso - pare raggiunga per DSK la modica cifra di 250 mila dollari al mese. Dicasi al mese. Un tesoro che un normale lavoratore - e ancor più un disoccupato - non vede neanche col binocolo. Col binocolo può guardarsi, dal basso, la lussuosa palazzina di Broadway dove soggiorna DSK e chiedersi «what is loft?», aggiungendo dopo (scoraggiato o indignato): «what is left?». di Antonio Socci

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