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Marcegaglia sull'acqua: "Vince il sì? Balzo indietro di 20 anni"

Emma: "Riflettere anche sul nucleare". Poi la stoccata alla Lega: "Ministeri-nord, non sono priorità. Fiat? Non ci risulta che esca"

Andrea Tempestini
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Se vince il 'sì' sull'acqua "è chiaro che andremo indietro di 20 anni su quel poco che abbiamo fatto in materia di liberalizzazioni e di servizi pubblici locali. Credo che il referendum non debba essere politicizzato". Così Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, a margine della presentazione dell'indagine sugli scenari industriali che dipinge per l'Italia un futuro a tinte fosche. Secondo la Marcegaglia "l'acqua è ovviamente un bene pubblico e tale deve restare. Ma quello che bisogna fare è liberalizzare la gestione dell'acqua, perché oggi è al 90% pubblica ed è assolutamente inefficiente. Quindi parlare di acqua pubblica in questo Paese è un non senso". Acqua e nucleare - "E' richiesto - ha proseguito il presidente di Confindustria - un investimento da 60 miliardi che se diventa tutto pubblico saranno 60 miliardi di debito pubblico, quando invece dobbiamo migliorare i conti pubblici". La Marcegaglia si è poi espressa sull'atomo. "Circa il nucleare - ha spiegato - noi comprendiamo le difficoltà, le paure dopo il caso giapponese, ma non si devono prendere decisioni sul mix energetico con il panico, perché le nostre scelte rischiano di avere impatti per i prossimi 20 anni. Il nostro Paese deve fare rinnovabili, risparmio energetico, e anche gas, ma dovrebbe pure avere una quota di nucleare". Quindi l'invito a "non politicizzare" la consultazione referendaria: "Ci sono alcuni argomenti, e bisogna che si ragioni su questi argomenti". Ministeri al nord - Emma non si esime poi da una steccata alla Lega. Ministeri al nord? "Non mi sembra che questo interessi gli italiani. A me sembra piuttosto che i problemi dell'Italia siano la riforma fiscale, che abbassi la pressione sui lavoratori e le imprese, le liberalizzazioni e gli investimenti in infrastrutture", ha spiegato il numero uno di Viale dell'Astronomia. "Questi sono i temi che possono ridare slancio al Paese, accompagnando la riduzione della spesa pubblica, un risultato che dobbiamo ottenere con una serie di riforme che ci permettando di crescere". Caso Fiat - L'altro tema scottante è quello della ventilata uscita del Lingotto dal gruppo degli industriali. "Non ci risulta che l'uscita di Fiat da Confindustria sia una questione di ore", ha sottolineato Emma. "E' in corso un ragionamento - ha proseguito -, chiameremo i sindacati a giorni per discutere insieme una proposta. Vorremmo che accanto alla riforma del 2009, che anche la Commissione europea nel suo giudizio ha definito molto buona e che ha spostato il baricentro sui contratti aziendali, si completi oggi questo disegno con un accordo della rappresentanza che dica che, se un'azienda ha raggiunto un accordo con la maggioranza sindacale, questo accordo deve valere per tutti i lavoratori". Il presidente di Confindustria conclude sottolineando che "internamente stiamo arrivando a un accordo, e inviteremo tutti i sindacati a discuterne".

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