Rifondare la destra/4: "Sbagli, il governo ha fatto molto"

Andrea Tempestini

Sulle pagine di Libero prosegue il dibattito: quale il futuro di un mondo politico e culturale che ci auguriamo non perda i propri punti di riferimento, ora che i finiani hanno definitivamente arenato il proprio partitino? Venerdì il duro intervento di Alessandro Campi e la ricetta proposta da Camillo Langone. Sabato si prosegue con Giampiero Mughini e, di seguito, le considerazioni del sottosegretario Alfredo Mantovano. Il centrodestra rischia oggi di somigliare a un genitore che ha dimenticato il bambino in macchina sotto il sole. Discute, si agita, parla al telefono, moltiplica gli appuntamenti, fa riunioni, e non si ricorda dell’essenziale. La moglie lo chiama, gli chiede se è tutto a posto, e nemmeno questo lo fa tornare in sé: il bambino, cioè l’aggancio alla realtà, resta sotto chiave e chi dovrebbe occuparsene pensa ad altro. Da prospettive differenti, due osservatori di quella realtà ieri su Libero si sono calati nella parte della moglie che dà la sveglia; uno, il prof. Campi, senza riporre molta speranza in una reazione; l’altro, Camillo Langone, confidando che da questa parte qualcuno ci senta. In una fase di scoramento, quale è quella che viviamo, il punto di partenza non è -  e non può essere - auto consolatorio; ma non può neanche far ignorare quello che finora ha fatto il centrodestra, e al suo interno chi ha una storia propriamente di destra.  Quando, tanti anni fa, ho iniziato a interessarmi di politica, sentivo parlare di “maggioranza silenziosa”, e del tradimento delle sue istanze a causa di un sistema politico bloccato. Uno dei risultati più significativi del berlusconismo è stato di aver dato voce, anche grazie all’ingresso della destra nell’area di governo, a una maggioranza rimasta in silenzio nei decenni precedenti, ponendo in sintonia, sia pure con mille limiti, la gran parte degli italiani e chi li rappresenta (come nella Prima Repubblica era accaduto solo alle elezioni del 1948). Concordo con Langone che esistono tante ambiguità e disattenzioni; ma risponde o no alla destra del “legge e ordine” avere in questi anni contrastato nei fatti e con successo il crimine mafioso, averne colpito le infiltrazioni economiche, aver ridato fiducia a comunità prostrate indicando delle vie di uscita dal pizzo? Si avvicina o no al solidarismo “di destra”, più che alla tutela dei privilegi propri di certa sinistra lavorista, quanto accaduto qualche mese fa a Pomigliano: col sostegno attivo dell’esecutivo, si è realizzata la sintesi fra gli sforzi di una grande azienda che prova a restare italiana e la responsabilità di una parte significativa di un sindacato che punta al lavoro vero. È o non è nel proprio (pur se non in esclusiva) della destra la tutela della vita di fronte alla prospettiva eutanasica, con un governo che è arrivato alle soglie di una crisi istituzionale pur di salvare la vita di Eluana? E infine, nel lavoro svolto in sede europea, chi ha operato la difesa “laica” del Crocifisso, quale segno di civiltà, e la lotta contro l’eurocommissariamento delle politiche nazionali?  Poi ci sono le ambiguità. L’intervento in Libia non è solo questione di spreco di risorse in cambio di più immigrati; a più di tre mesi dal suo avvio, restano gravi perplessità sugli obiettivi della missione militare, sui tempi e sui modi per perseguirli, sul rispetto dei limiti contenuti nella risoluzione Onu, sui danni per la popolazione civile, sui contraccolpi negativi per gli interessi italiani. E mentre permane quest’impegno in Libia, non hanno seguito le gravi violazioni dei diritti nell’intera area mediorientale, i costi umani pesanti che tanti civili pagano in Yemen, nel Barhein, in Siria, l’aggressione alle comunità cristiane sopravviventi in tali Paesi, il deterioramento dei rapporti col mondo arabo e con le comunità musulmane.   E ci sono pure le disattenzioni; prima fra tutte, quella sul futuro demografico dell’Italia, e sul di più che va fatto, senza ritardo, per invertire un trend di suicidio della nostra nazione per carenza di figli. Un trend che appare inarrestabile, e di cui il recente europride appare l’esaltazione più sgradevole e volgare.  Il padre distratto ha ancora il tempo per riaversi? Guai a dubitarne. Ma va ricondotto alla realtà. Fra i primi dati di realtà di cui convincersi è che c’è futuro per il centrodestra, perché il consenso nei suoi confronti non è scomparso  né è passato dall’altra parte: nelle ultime settimane, fra Amministrative e referendum, è rimasto a casa, in attesa di tempi migliori e di maggiore credibilità. Langone non ha torto; la gran parte degli italiani da tempo si chiede: ma noi che apparteniamo a famiglie normali, che non rivendichiamo i matrimoni per gli omosessuali, che vorremmo vivere in quartieri in cui la sicurezza non sia posta a rischio dai clandestini, noi che siamo cristiani, per lo meno quanto a tradizione, e che pensiamo che sulla vita non vadano operate sperimentazioni, che facciamo: chiediamo scusa? Dobbiamo sentirci in colpa?   È un po’ quello che lamenta da anni, rivolgendosi a chi fa politica, un Uomo anziano e vestito di bianco «l’Occidente tenta sì in maniera lodevole di aprirsi pieno di comprensione a valori esterni, ma non ama più sé stesso; della sua propria storia vede oramai soltanto ciò che è deprecabile e distruttivo, mentre non è più in grado di percepire ciò che è grande e puro». Proprio perché ha alle spalle un passato difficile e coraggioso, oggi la destra politica italiana è chiamata a metterci del suo perché il nostro mondo torni ad amare sé stesso.  Continuate a suonare la sveglia: è necessario! di Alfredo Mantovano Sottosegretario agli Interni