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Tremonti sfida Silvio e Bossi: "Fisco, sapete fare meglio?"

Il ministro presenta la bozza della riforma: tre aliquote Ipref, addio all'Irap dal 2014 e aliquota unica per le rendite finanziarie (al 20%). Una risposta a chi vuole la sua testa: se la legge non verrà realizzata, a riprovarci sarà Giulio. Da candidato premier

Giulio Bucchi
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Il divino Giulio raccoglie il guanto di sfida e rilancia. Incalzato su più fronti e punzecchiato dai partiti - compreso il suo e l'alleato leghista - mette nero su bianco il sentiero che dovrà seguire la tanto invocata riforma fiscale. Il testo prevede tre aliquote Irpef - al 20, 30 e 40% - e l'innalzamento dell'Iva di un punto per quelle più alte, pari al 10 e al 20 per cento. Ma tra le grandi novità contenute nella bozza allo studio del governo, per ora composta soltanto da tre paginette, è raccolta anche la misura che prevede l'abolizione dell'Irap - nemico giurato dei piccoli imprenditori - a partire dal 2014, e quella che prevede la soppressione dell'Ice, l'Istituto per il commercio estero. Le altre misure consistono nella classificazione dei 476 bonus che costano allo Stato oltre 161 miliardi in base a 11 criteri: la priorità verrà data a lavoro, famiglie e giovani. Inoltre, dal 2012, dovrebbe essere introdotta un'aliquota unica per le rendite finanziarie, probabilmente al 20%, con l'esclusione dei titoli di Stato. Il regime attuale prevede il prelievo del 12,5% su obbligazioni, titoli di Stato e guadagni in Borsa. Sui depositi postali si applica il 27 per cento. Infine, razionalizzando bonus e assegni, potrebbero essere tolti alcuni benefici per rafforzare l'assegno per i figli. Il 'Partito Tremonti' - Il ministro allo Sviluppo Economico, Paolo Romani, ha spiegato che quella siglata in calce da Tremonti è "una manovra particolarmente complessa e articolata. Ci saranno anche altri provvedimenti - ha anticipato il ministro -, ne stiamo discutendo e stiamo lavorando proprio in questi giorni". La bozza di riforma del fisco ha raccolto il plauso di Confindustria. Il 'via libera' è arrivato da Emma Marcegaglia, attorno alla quale si è coagulato il 'Partito Tremonti', che unisce parti del mondo imprenditoriale (Montezemolo e Della Valle soltanto per fare due nomi) e fette di quello politico: sono molti gli estimatori di Giulio, Pier Ferdinando Casini in primis. La bozza di riforma presenta "un menu ampio. Bisogna entrare nei dettagli e vedere dove si taglierà. Comunque è un piano di lavoro interssante. Ci sono cose interessanti, come le tre aliquote Irpef e l'eliminazione graduale dell'Irap": questa la benedizione della leader di Viale dell'Astronomia. Le condizioni di Giulio - Giulio Tremonti sembrava alle corde. Forse lo è ancora. Presentando la riforma del fisco, però, cerca di respingere gli attacchi di cui è stato il bersaglio all'interno della maggioranza. E pare anche voler lanciare un monito: "Senza di me, questa riforma non la potete fare". E così la legge si fa alle sue condizioni, senza eludere il principio 'sacro': "Impossibile fare una riforma in deficit, non si può sconquassare il bilancio dello Stato", ha ripetuto più volte il titolare di via XX settebre. Tre aliquote Irpef, cinque imposte in tutto e una sforbiciata ai costi della politica: questa, in estrema sintesi, la ricetta. Un menu sicuramente appettibile, e altrettanto sicuramento osteggiato da chi avrebbe voluto una vera e propria rivoluzione tributaria. Non è un mistero, al riguardo, che ci siano stati momenti di alta tensione tra Tremonti e il premier Silvio Berlusconi, che auspica una manovra ancor più incisiva. Poi c'è sempre Umberto Bossi, che da dietro al cespuglio - per riprendere una sua espressione di qualche tempo fa - osserva con grande attenzione il lavoro di Tremonti Ed è pronto all'attacco. L'affondo di Crosetto - L'ultimo in ordine di tempo ad essersi scagliato contro il ministro dell'Economia (dalle fila della maggioranza) è stato Guido Crosetto, sottosegretario alla Difesa e fedelissimo - non a caso - del Cavaliere. A Crosetto i tagli dei costi della politica e la manovra fiscale non bastano. L'accusa è esplicita: "E' evidente che Tremonti vuole far saltare banco e governo". La critica parte da lontano ed investe l'intero operato del padrone di casa di via XX settembre: "Ha tenuto in vita il Paese - ha ammesso Crosetto - ma mettendolo in coma farmacologico. L'economia reale andava aiutata" invece di essere bloccata con regole "di oppressione fiscale" e politiche troppo vicine agli interessi dei "grandi gruppi bancari". Il sottosegretario offre una via d'uscita-ultimatum a Tremonti: "E' una persona intelligente, lo dimostri proponendo un progetto serio al CdM e alle Camere". Lo scenario - Quel progetto, intanto, Tremonti lo ha presentato. Ora starà al governo attuarlo, oppure lasciarlo morire sotto i colpi degli scontri in atto, oppure in nome di una riforma più incisiva. Giulio, ora, può permettersi di stare alla finestra a guardare, con la coscienza pulita di chi ha fatto il suo e secondo la propria coscienza. C'è da scommetere che se finisse tutto con un nulla di fatto, Tremonti, in vista delle prossime elezioni, potrebbe impugnare un'arma forse decisiva: "Io la riforma del fisco l'avevo messa nera su bianco. Voi - ipotizziamo il pensiero del ministro - non l'avete fatta. Ora tocca a me: a questo giro ci devo provare io". Da candidato premier, ovviamente, sostenuto dal 'Partito Tremonti', sempre più trasversale e sempre più compatto.

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