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Senatùr, vittoria sui Comuni, ma tiene il governo sotto tiro

Vertice Palazzo Grazioli, Bossi esulta: "Rotto patto stabilità per i virtuosi". Poi tiene Cav nel mirino: "L'esecutivo rischia comunque"

Giulio Bucchi
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Umberto Bossi tiene ancora sulla corda il governo. Pochi minuti dopo la fine del vertice di maggioranza a Palazzo Grazioli tutto incentrato sulla riforma, il Senatùr esce allo scoperto annunciando una vittoria per la Lega e qualche incognita. "Siamo riusciti ad ottenere la modifica del patto di stabilità per i Comuni virtuosi", spiega ai giornalisti in agguato. Un successo importante per tutto il Nord, perché dal Veneto alla Lombardia erano tanti gli Enti locali in mano al Carroccio che premevano per il nullaosta del governo. Poi, però, le dolenti note. Sui rifiuti Bossi fila via con un preoccupante "Lasciamo stare" (Frattini ha rivelato che di questo argomento non si è parlato) e sulle prospettive immediate: il governo "rischia fin quando non  è passata la manovra", aggiunge sibillino il leader della Lega. L'0ttimismo di Alfano - Pochi minuti prima, aveva parlato anche il ministro della Giustizia Angelino Alfano, che aveva provato ad allontanare gli spettri. "C'è l'ok della Lega, sulla manovra ha avuto un atteggiamento assolutamente collaborativo e costruttivo", aveva commentato il Guardasigilli, aggiungendo che a Palazzo Grazioli "si è rafforzato il senso di coesione di questa squadra che governa il Paese, sui temi cruciali c'è un accordo di fondo". Le richiesta della Lega - Il Carroccio, però, non vuole sciogliere le riserve sulla manovra firmata da Tremonti. La posizione è stata confermata anche dal ministro dell'Interno, Roberto Maroni: "Le nostre richieste sono quello che il Senatùr aveva già anticipato a Pontida: in base alle risposte che avremo o non avremo, decideremo il da farsi in CdM sulla manovra. Ma non è soltanto la Lega ad aver messo nel mirino Tremonti: rimbomba infatti ancora il duro attacco di Guido Crosetto, sottosegretario alla Difesa, al ministro a cui erano seguite le voci sull'ipotesi dimissioni del titolare di via XX Settembre. "La possibilità che il ministro dell'Economia possa dimettersi non è credibile", ha però tagliato corto il deputato del Pdl, Osvaldo Napoli. Questione rifiuti e 'pax bossiana' - L'altro grande argomento al centro dei vertici di martedì era come detto il decreto rifiuti, anche in considerazione della mezza apertura della Lega sulla possibilità di spostare i rifiuti.  "O nel decreto c'è scritto che potranno essere portati solo nelle regioni confinanti alla Campania, in modo che restino lì, oppure quel decreto non passerà": il ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli ha dettato le condizioni sulla questione napoletana e, in qualche modo, ha sigillato la 'pace' raggiunta in casa Lega sul delicato nodo-decreto e non solo. Lunedì, nella sede milanese di via Bellerio, i vertici del Carroccio si sono dati appuntamento per delineare le linee comuni e stilare una sorta di patto di governo col Pdl su fisco e, appunto, rifiuti. Ma è stato anche un modo per raggiungere una tregua interna tra il leader Umberto Bossi e il ministro degli Interni Roberto Maroni, nelle ultime settimane arrivato ai ferri corti con il cosiddetto 'Cerchio magico', la nomenklatura verde più vicina al Senatùr. "Ci metto poco a espellere chi fa casino", aveva tuonato pochi giorni fa Bossi, anche in riferimento al tentativo di Maroni di sostituire il capogruppo (bossiano) Marco Reguzzoni alla Camera.

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