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I pugliesi sono pazzi. Lo avete voluto il buon Vendola? E Nichi del referendum (sull'acqua) se ne strafrega

Il leader di Sel non taglia la bolletta in Puglia. "Dovevo dirlo prima? Nessuno me lo ha chiesto" / Scaglia

Andrea Tempestini
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Cioè, poi dice che uno s'incazza. Ma scusa: questo prima comizia in giro per l'Italia a tutta esse perché insomma, «l'acqua è di tutti» e «i privati ci vogliono solo lucrare sopra» e «bisogna votare sì per evitare che ci portino via un bene pubblico» eccetera eccetera. E poi però adesso che, proprio dopo la vittoria del sì, si potrebbero abbassare le bollette, finalmente espungendo quel maledetto 7 per cento che per l'appunto rappresenta la «remunerazione sul capitale investito» dal gestore, ecco, adesso invece no, le tariffe dell'acqua restano così come sono, non si possono abbassare, «la realtà» non lo permette. Ma come? E allora perché non l'hai detto prima? «Perché nessuno me l'ha chiesto». Così ha risposto. A Vendola, scusa, ma ti posso toccare? Ma va  là, che sei tutto chiacchiere e distintivo. E guarda, qui non è questione di maggioranza o di opposizione, ché chi scrive è nient'affatto allineato alle posizioni del governo. Resta il fatto che il presidente di Puglia nonché candidato a candidarsi contro il candidato designato del centrosinistra, sempre pronto a dar del demagogo a chicchessìa, si conferma fra i più abili venditori di fumo del reame - e di questa perizia sì, che gli va comunque dato atto. E dunque, per giustificare l'acrobatica giravolta sul costo dell'acqua nella “sua” regione, ricorre a uno di quei giri di parole che ha reso il vendolese famoso nella penisola: «È indispensabile fare i conti con la realtà per non precipitare nei burroni della demagogia [i burroni della demagogia]: sull'Acquedotto Pugliese abbiamo deciso di intraprendere la strada dell'efficientamento [sì, l'efficientamento ci vuole, è innegabile] e su quella proseguiremo». Pausa. «Per questo non abbasseremo le tariffe». Ed è a questo punto che - trac! - viene in mente la famosa vignetta di Altan, con Cipputi e l'ombrello ben piantato in quel posto, ricordate? Solo che al posto dell'operaio c'è un pugliese - tanto l'ombrello, alla fine, può risultare comunque in tema. Vendola ha poi spiegato che in Puglia quel 7 per cento «non è utilizzato per gli investimenti [del gestore, ndr], ma rappresenta la copertura di un debito e quindi, dal punto di vista finanziario, un costo». E però, al di là dei tecnicismi, questo è quanto andavano ripetendo molti di coloro che cercavano di ragionare sulla questione: vale a dire il fatto che quella «remunerazione del capitale investito» - additata come la lunga mano dei privati sulle fontanelle dei bambini all'uscita da scuola - in realtà non è soltanto guadagno e speculazione. Ma spiegarlo avrebbe significato scalfire la battaglia in nome della quale, dopo tanto tempo, si era riusciti a ricompattare lo schieramento. Si vede che, anche per il profeta della nuova Italia progressista, il ragionamento può a volte rappresentare qualcosa di pericoloso. E allora via così. Con le idee che smettono di camminare e si cristallizzano in slogan regolarmente disattesi. Con il rifiuto di affrontare le questioni fin negli angoli meno illuminati, perché diventerebbero troppo “difficili” da far comprendere alla propria gente, e allora molto meglio la formula da réclame - ma non era il berlusconismo, questo? E soprattutto con tutti quei discorsi ben declamati  e pieni di idealtipi e contumelie e risposte che eternizzano e rapporti di mercificazione. Vendola, dài, dicci la verità: ma ci sei o ci fai? Bersani lo capirà. Presto. di Andrea Scaglia

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