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E il Senatùr fa il 'guastafeste' sui rifiuti e sulla giustizia

Bossi annuncia il sì all'arresto di Papa e poi conferma il no all'immondizia napoletana al nord e alla manovra: "La stiamo scrivendo"

Andrea Tempestini
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Tre indizi fanno una prova. Manovra, rifiuti napoletani, Alfonso Papa. Umberto Bossi si mette di traverso. Non solo continua a criticare le scelte di Giulio Tremonti, nonostante la possibile riforma del patto di stabilità per premiare i comuni virtuosi, ma ribadisce la contrarietà al trasferimento della monnezza al Nord. Ieri, poi, ha alzato il prezzo. E spiazzando tutti - anche i suoi - ha annunciato il voto favorevole all'arresto del parlamentare Pdl invischiato nell'affaire P4. Una svolta, visto che recentemente il Carroccio aveva sempre optato per una strategia garantista, per esempio salvando dalle manette Nicola Cosentino. Soprattutto, l'indicazione del leader leghista arriva senza aver spulciato preventivamente le carte dell'inchiesta. E quindi suona come scelta squisitamente politica. EFFETTO RADUNO Evidentemente, dopo i paletti annunciati a Pontida, il Senatur ha deciso di tirare la corda a tutto campo. E non esita a stuzzicare «l'amico Giulio», che dopo il comizio sul prato in provincia di Bergamo è sempre più infastidito dai padani. Fatto sta che ieri Bossi ha aperto la giornata sganciando subito la bomba: «Penso che voteremo sì» all'arresto di Papa, scelta anticipata nella notte tra martedì e ieri ad alcuni fedelissimi che gli chiedevano lumi. Poi, sulla manovra: «Stiamo scrivendo i nostri emendamenti». Quindi, sulla spazzatura: «Ho in mente una soluzione, un accordo con le regioni limitrofe. Occorre che Napoli tratti con ciascuna Regione», e comunque «siamo contrari al decreto legge» che potrebbe obbligare anche il Nord a farsi carico dell'immondizia partenopea. Tradotto: il documento «non passerà facilmente». Insomma, si va avanti sulla strada già indicata da Roberto Calderoli, nonostante le pressioni degli alleati e del presidente della Repubblica. Bossi avverte il nervosismo della base e dei suoi amministratori, che pretendono una netta inversione di tendenza rispetto alla prima bozza di manovra presentata da Tremonti, bollata subito come «irricevibile» dai colonnelli padani. Che la maggioranza sia in perenne fibrillazione lo si capisce anche da quello che accade in Aula. Ieri mattina l'esecutivo è andato sotto sullo stralcio di alcuni articoli della legge Comunitaria: «C'è gente che non viene a votare. È gente che va al bar, è gente che si stanca. Anche io sono uscito e poi sono rientrato. Non è un segnale politico» ha smorzato Bossi. Che dietro le quinte ha già dato mandato ai suoi di aggredire i polpacci del premier, approfondendo il tema della Giustizia con un gruppo di lavoro ad hoc che ha affidato a Roberto Castelli. INTESA CON TONINO Il premier potrebbe cominciare a sentire puzza di bruciato. Ieri, nel suo ministero, Roberto Calderoli ha aperto la porta a Francesco Barbato dell'Idv per discutere di rifiuti napoletani. Mieloso comunicato del partito di Di Pietro: «Insieme si è preso atto che occorre interrompere questo circolo vizioso che unisce politica, affari e camorra e avviare il ciclo della raccolta differenziata dei rifiuti». di Matteo Pandini

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