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Fini e Schifani sembrano i pazzi in strada ad Atene: "Non toccateci i privilegi. Che vada tutto in malora"

Niente sforbiciata ai privilegi della casta: sollevazione dei presidenti di Camera e Senato ferma tutto. Paghiamo noi, non loro

Andrea Tempestini
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Intorno alle 19 il Consiglio dei Ministri che avrebbe poi varato la finanziaria è stato sospeso. Il motivo? Permettere a un tavolo tecnico di discutere dei tagli alla politica, delle sforbiciate alla casta. Un punto sacrosanto, quello della scure che si sarebbe dovuta abbattere sui benefit, soprattutto poiché incardinato in una finanziaria che peserà, e tanto, sulle nostre tasche. Un punto sacrosanto soprattutto perché incastrato nella manovra da 40 e rotti miliardi, chiesta dall'Unione Europea, che servirà a tenere sotto controllo i conti pubblici. La rivolta della casta - Ma intorno alle 19 è andata in scena la rivolta dei parlamentari. Fonti vicine alla maggioranza hanno riferito che da Montecitorio e Palazzo Madama, ovvero dai rispettivi presidenti, Gianfranco Fini e Renato Schifani, è arrivato l'ordine di fermarsi. Loro - e con loro una nutrita schiera di parlamentari bipartisan - di tagli agli stipendi, ai privilegi dei politici e ai finanziamenti dei partiti non ne volevano sapere. Così il Consiglio dei Ministri è stato sospeso: c'era da risolvere l'emergenza. L'orientamento del governo era quello di usare la scure contro le auto blu e sugli aerei di Stato. Ma la sollevazione di onorevoli e deputati, che evidentemente contano ben di più rispetto al popolino, ha fermato tutto. Poche buone notizie - Nella conferenza stampa che ha seguito il varo della manovra, così, sono filtrate poche novità sugli attesissimi tagli. Berlusconi ha spiegato che i costi della politica verranno adeguati a quelli medi dei 6 più grandi Paesi di Eurolandia. Peccato che il livellamento avverrà dalla prossima Legislatura (tradotto: forse mai). Per tutto il resto, probabilmente, si dovrà attendere un provvedimento diverso. Un decreto, per esempio. Oppure un disegno di legge, che sarebbe però destinato ad essere massacrato in Parlamento, dove a votarlo sarebbero prorpio i 'privilegiati'. Secondo voi in aula come andrebbe a finire? I 'pazzi del Parlamento' - Un brutto segno in un momento di difficoltà economica per un intero Paese. Il messaggio che ha mandato la politica fa storcere il naso a tutti: "Mettiamo le mani in tasca a voi, con abbondanza. Mentre nelle nostre lo faremo con grande, enorme parsimonia". E soprattutto con tempi biblici. Sul nostro quotidiano abbiamo bollato i manifestanti di Atene come i pazzi della Grecia: pasdaran della protesta pronti a far fallire il loro Paese (e di conseguenza a far vacillare la stabilità finanziaria dell'intero Vecchio Continente) pur di non doversi sottomettere al regima di austerity (poi varato dal Parlamento ellenico). Per quel che riguarda il caso italiano, invece, si potrebbe parlare a pieno titolo dei 'pazzi del Parlamento' - in prima fila Fini e Schifani - pronti a tutto pur di non rinunciare a nessuno dei loro - enormi - benefit. Integralisti del privilegio - La morale è una e una soltanto. La casta, fino a quando si è dovuto intervenire sul futuro del Paese, non ha avuto problemi: tassazione delle rendite finanziarie, aumento del bollo per i Suv e le auto di grossa cilindrata, balzello per le transazioni bancarie e ritocchi al sistema pensionistico, soltanto per pescare alcune misure dal mazzo. Ma quando i privilegi che sarebbero stati intaccati erano i loro, la discussione si è infiammata. Si è poi fermata. E' stata rimandata. E probabilmente, come al solito, è stata sotterrata.

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