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Nel Pdl pochi vogliono Alfano ma per lui sarà un plebiscito

Oggi nel 'politburo' il congresso leninista del Pdl. Niente dibattito e sala blindata: messa in scena per ratificare nomina di Angelino

Andrea Tempestini
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Politburo. Ricorda molto l'ufficio politico del Partito comunista sovietico il consiglio nazionale del Pdl che si riunirà stamattina all'Auditorium della Conciliazione per eleggere Angelino Alfano segretario di partito. Basta leggere le indicazioni d'uso. Niente dibattito, tempi strettissimi, programma ridotto all'osso, sala super-blindata, off-limits pure per i body guards. Imperativo categorico: limitare al massimo, anzi azzerare del tutto il rischio di fuori programma, colpi di scena, discorsi non ortodossi. Silvio Berlusconi stavolta ha imposto una scaletta draconiana, visti i memorabili precedenti. Nella stessa cornice, alla direzione nazionale del Pdl il 22 aprile dell'anno scorso si consumò in mondovisione lo storico strappo tra il fondatore del Pdl e il cofondatore, al grido finiano di «che fai mi cacci?». Onde evitare il ripetersi di simili coup de théâtre, il diritto alla parola sarà limitato a Berlusconi, ad Alfano, e ai tre coordinatori: Denis Verdini, Sandro Bondi e Ignazio La Russa. Pazienza per tutti i ministri, capigruppo e dirigenti di partito che avevano già scritto il discorso e avevano iniziato a declamarlo davanti allo specchio. Sono stati costretti a rimetterlo nel cassetto. Inizialmente erano previsti gli interventi di parecchi big. Ma per disinnescare i giacobini che sono cresciuti come funghi con l'approssimarsi dell'evento, si è deciso di mettere la sordina a tutti. Il Consiglio nazionale deve servire solo a una cosa: formalizzare nel modo più rapido e indolore l'investitura di Alfano a numero uno del Pdl. Anche per questo la kermesse si apre all'insegna del basso profilo. Ci sarà un grande palco con il tradizionale sfondo bianco-azzurro. Rigore e semplicità anche nelle modalità di votazione. Fino al momento del voto sulle modifiche statutarie che formalizzeranno la nuova figura del segretario nazionale del partito, saranno ammessi in sala solo gli aventi diritto. Non si farà eccezione per nessuno. Sala off limits per i giornalisti, che seguiranno l'incoronazione di Alfano dagli schermi della sala stampa. Nessun invitato. Il programma del consiglio nazionale, che si riunisce oggi per la prima volta, si snoderà così. Appuntamento in via della Conciliazione alle ore dieci. Approvate le modifiche statutarie, Berlusconi indicherà Alfano come suo delfino. Dopodiché si passerà alla votazione per alzata di cartellino degli oltre mille dirigenti ed eletti titolati al voto. Si è messa in moto già da giorni la macchina del partito per garantire la presenza di tutti i consiglieri e assicurare così il quorum. Per l'approvazione delle modifiche allo statuto, infatti, è necessario il consenso dei tre quarti degli aventi diritto. Dalle parti di via dell'Umiltà assicurano che ci sarà un'affluenza del novanta per cento. Dopo il suo insediamento, scontato, Alfano terrà il discorso programmatico, dal quale le correnti si aspettano rassicurazioni sulla loro pretesa di essere rappresentate. Poi, via agli interventi di Verdini, Bondi e La Russa. Berlusconi, in qualità di presidente del partito, avrà carta bianca. Di solito interviene ad apertura e chiusura dei lavori, prevista per il primo pomeriggio, visto che incombe il week-end estivo. Ma potrebbe intervenire in qualsiasi momento. Il Cav ha fatto di tutto per tenere gli imprevisti fuori dalla porta. E molto probabilmente la promozione di Alfano andrà liscia come l'olio. Ma l'impostazione sovietica dell'evento non ha fatto che accrescere i malumori dei malpancisti del Pdl, soprattutto tra gli uomini di Claudio Scajola, che aveva già scritto una lettera ad Alfano per dettargli le priorità del partito. In primis, la concertazione. Priorità ribadita alla vigilia dai suoi. «Alla fine deve essere Alfano a decidere, ma solo dopo aver ascoltato le varie anime del partito ed essersi confrontato in primis col presidente Berlusconi». di Barbara Romano

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