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Atene crolla ma Ankara vola: turchi senza la zavorra-euro

La Grecia vota le misure di austerity e in piazza è guerriglia: 700 feriti. Intanto il Pil del Bosforo cresce al ritmo del 9 per cento

Andrea Tempestini
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Sembra uno scherzo del destino, ma il voto con cui il Parlamento greco ha approvato anche la legge di esecuzione del pacchetto di austerity imposto da Unione Europea e Fondo Monetario Internazionale è arrivato praticamente in contemporanea ai dati preliminari diffusi dal Tuik, omologo turco dell'Istat, secondo il quale il Pil nel primo trimestre dell'anno sarebbe arrivato a un tremendo tasso di crescita del 9%. La notizia di Atene è stata accolta con toni trionfalistici. Le Borse di tutte il mondo hanno registrato il terzo giorno positivo di fila; l'euro ha raggiunto sul dollaro il valore massimo degli ultimi 20 giorni; il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schaeuble ha dichiarato che le principali banche tedesche hanno dato il loro ok al roll over del debito greco; il presidente della Commissione Europea José Manuel Barroso e quello del Consiglio Europeo Herman Van Rompuy hanno emanato un comunicato congiunto in cui hanno definito il voto «il secondo passo decisivo di cui la Grecia aveva bisogno per rientrare su un percorso sostenibile» e ricevere i 12 miliardi corrispondenti alla quinta tranche del primo pacchetto di aiuti. Al contrario, il Tuik sembrava preoccupato. Quasi due punti di crescita in più rispetto alle previsioni  dimostrano che la domanda interna pompa l'economia, ma anche che il tentativo della Banca centrale turca di tenere a freno il boom del credito con un aumento dei requisiti di riserva bancari non sta funzionando. Ma la festa sulla Grecia è relativa a una situazione comunque da ultima spiaggia. Il piano ora approvato con 155 voti contro 136 parte oggi, e stabilisce sia il calendario per i 50 miliardi di euro di privatizzazioni; sia i primi aumenti di tasse per 28 miliardi, che colpiranno prodotti come tabacco, gasolio da riscaldamento e bibite. E da bollettino di guerra è anche il bilancio sulle proteste che hanno accompagnato le sedute del Parlamento. Molotov e pietre da una parte, lacrimogeni dall'altra, hanno costretto a far curare per crisi respiratorie, contusioni e ferite varie almeno 700 persone: 181 di urgenza, compresi 56 poliziotti. Sono stati 43 gli arrestati, è stato distrutto l'arredo urbano di una vasta area del centro cittadino, sono stati incendiati vari edifici ed è stato sloggiato un hotel di lusso. Anche in Turchia la politica non è tranquilla: il Partito Repubblicano del Popolo e il partito curdo hanno boicottato la cerimonia del giuramento dei deputati per protesta sul caso di alcuni eletti in carcere cui non è stata concessa l'immunità parlamentare. Ma in questo caso l'economia se ne può veramente disinteressare di quello che combina la politica. Il fatto è che la Grecia sta tra i Pigs: come Portogallo, Irlanda e Spagna; i grassi “porcelli” europei che hanno mangiato a quattro palmenti nel trogolo dell'Euro, senza pensare che sarebbe venuto il giorno in cui avrebbero rischiato di diventare prosciutti. La Turchia sta invece tra i Civets: con Colombia, Indonesia, Vietnam, Egitto e Sudafrica; gli “zibetti” capaci di creare valore aggiunto come l'animaletto che arricchisce di aroma i semi di caffè che mastica, e oggi considerati tra gli economisti come prossimo rincalzo ai Brics, le potenze emergenti Brasile-Russia-India-Cina, che già hanno deciso di promuovere il Sudafrica in attesa degli altri. C'entra qualcosa il fatto che la Grecia ha accettato un cambio irrealistico per l'Euro mentre la Turchia mantiene la sua lira? Probabilmente il caso è più complesso. La Turchia, come Civets e Brics in genere, ha comunque una considerevole capacità manifatturiera che i Pigs non hanno. La Grecia, in particolare, dal punto economico dipende per larga misura da turismo, marina mercantile e costruzioni navali: tutti settori colpiti dalla crisi, ma il turismo penalizzato ulteriormente dal valore alto dell'euro. Tecnicamente, poi, il debito pro-capite greco è inferiore a quello italiano: 30.000 euro pro capite, contro 31.000. Ma proprio questa debolezza manifatturiera rende più difficile pagarlo, fino a precipitare l'attuale crisi. di Maurizio Stefanini

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