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Sinistra, ecco il vento che cambia: "Più tasse per tutti" Vendola alza le bollette, Pisapia annuncia i balzelli

La nuova aria degli anti-Cav. Vendola dopo il referendum alza le bollette. Pisapia e Tabacci annunciano i balzelli

Andrea Tempestini
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L'antipasto tocca ai milanesi. È lì che la sinistra è tornata al governo. E sarà Milano la prima città in cui aumenteranno le tasse locali. Come si diceva ai tempi dell'ultimo governo di Romano Prodi, le “tasse sono belle”, e grazie a questa concezione estetica, Giuliano Pisapia sta per imbellire i milanesi. Di solito sono cose che si dicono dopo averle fatte e negate mille volte in campagna elettorale (come è accaduto a maggio). Solo che Pisapia si è preso come assessore al Bilancio Bruno Tabacci, uno che della popolarità se ne impippa e a cui non manca una certa franchezza. Così ieri l'assessore ha annunciato senza mezzi termini il programma lacrime e sangue della sinistra di governo: «Useremo tutte le leve a nostra disposizione. Questa retorica del non mettere le mani in tasca ai milanesi è perversa». Così per evitare perversioni il comune di Milano ha deciso di trasformarsi nel laboratorio della politica economica della sinistra al governo. Subito aumento delle rette degli asili nido comunali (il classico posto dove i ricconi parcheggiano i loro figli, ritenendoli più trend delle baby sitter). E aumento delle tariffe degli impianti sportivi comunali (altro luogo cult per i miliardari). Poi toccherà all'addizionale Irpef comunale, che salirà per non creare perversioni ai milanesi con quella retorica che non si mettono le mani nelle loro tasche. Insomma, più tasse per tutti. Possono cambiare i leader e i partiti, ma evidentemente non cambia mai l'unica ricetta di politica economica conosciuta nella sinistra italiana al governo. Quando nel 1996 arrivò per la prima volta a palazzo Chigi Romano Prodi, la prima decisione fu quella di fare pagare agli italiani una tassa sull'euro che ancora non c'era (l'eurotassa, appunto). Quando vi tornò dieci anni dopo insieme a Pierluigi Bersani e Vincenzo Visco in pochi mesi sfoderò la finanziaria delle cento tasse che oltretutto annullò il taglio delle aliquote che Giulio Tremonti aveva già varato. Anche il nuovo che avanza a sinistra ripesca la vecchia ricetta. Nichi Vendola in Puglia non ha trovato di meglio che aumentare le addizionali su persone fisiche e società e dopo il referendum dell'acqua anche la tariffa per abbeverarsi al suo Acquedotto pugliese. I milanesi si vantavano  di essere fra i pochi cittadini di Italia a cui non erano state chieste nuove tasse locali. Anche se non era vero fino in fondo. Perché i loro sindaci in effetti non erano mai ricorsi ad aumenti delle aliquote Irpef. Ma con il governo Prodi-Bersani-Visco erano aumentte per tutti con decisione romana anche le tasse locali. Tutto grazie a una geniale idea di politica fiscale: solo per lo sfizio di smontare l'impianto di Tremonti, la sinistra sostituì le deduzioni fiscali con le detrazioni. Prima si guadagnava 100, si deduceva 10 e su 90 si pagavano le tasse. Su quei 90 si calcolavano anche le aliquote comunali. Erano dell'1%? Allora pagavi 0,9. Con le detrazioni di Prodi-Bersani e Visco la base imponibile su cui calcolare le tasse tornava ad essere 100. Per le tasse principali si poteva detrarre quel che era concesso dall'importo che si doveva al fisco. Per le tasse locali quell'1% però si pagava su 100 e non più su 90. Anche i milanesi hanno pagato 1 e non più 0,9, pur non avendo la Moratti alzato le tasse. Fu proprio quella scelta disgraziata (grazie al meccanismo pagarono più tasse anche quelli a cui si voleva farne pagare meno) a fare cadere il governo Prodi-Bersani-Visco. Ma l'esperienza non insegna. E anche i Pisapia imboccano la stessa strada. Secondo Tabacci «la precedente amministrazione ha fatto di peggio: ha messo le mani addosso ai cittadini rendendoli più poveri». Filosofia curiosa. Bisognerebbe chiedere agli italiani che ne pensano: «Preferite che vendiamo le Poste ai privati, impoverendovi tutti un po' o che vi lasciamo ricchi proprietari delle Poste pubbliche, chiedendovi in cambio 400 euro di tasse in più a testa?». Credo che un referendum così avrebbe anche più successo di quello sul nucleare.  Purtroppo quello milanese non è un caso locale. Perché pensando di tornare al governo in fretta, da mesi gli economisti di sinistra stanno sciorinando le ricette per l'uso. La più gettonata è la patrimoniale che Giuliano Amato voleva imporre addirittura con 30 mila euro a famiglia nel giro di un biennio. Da lì in poi la fantasia si è scatenata. Se davvero ritornano a palazzo Chigi, impallidirà il record delle cento tasse del 2006. A sinistra ormai si va a mille. di Franco Bechis

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