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Il 'cerchio magico' di Angelino per i suoi primi 100 giorni

Tra Scajola, Alemanno e Liberamente, il segretario dovrà affrontare il nodo delle correnti: ha dieci big di fiducia

Andrea Tempestini
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Cos'avrà pensato ieri mattina Angelino Alfano quando, guardandosi allo specchio, ha visto riflessa la faccia del primo segretario nazionale del Pdl? Che abbia provato gioia immensa o panico totale, la sensazione deve essere stata breve. Lo attende un duro lavoro, e l'agenda delle cose da fare nei primi cento giorni è lì che lo aspetta sulla scrivania, per accoglierlo stasera al rientro da Monaco, dove ieri ha rappresentare l'Italia al matrimonio di Alberto e Charlene. La prima matassa da sbrogliare per il neosegretario è quella delle correnti. Alfano non si è mai illuso che si dissolvessero una volta spenti i riflettori sul palco dell'Auditorium della Conciliazione, dov'è andata in scena la sua investitura. Reduce da una certosina opera di tessitura iniziata già prima del consiglio nazionale, il guardasigilli sa bene che la parte più difficile inizia ora. Adesso che, archiviati gli abbracci e gli applausi corali, si trova a dover fare i conti con gli attendisti del Pdl. Gli Alemanno, gli Scajola, i Formigoni che gli hanno chiesto garanzie di rappresentatività e ora lo aspettano al varco. Il numero uno di via dell'Umiltà sa di dovere delle risposte anche ai ministri suoi coetanei di Liberamente. I quarantenni non prescelti dal Cav, che hanno preso sì le difese di Alfano contro le critiche di Scajola, ma nel sostenerlo hanno rimarcato la loro cifra correntizia. Al neosegretario oggi spetta anche il difficile compito di consolidare i rapporti tra i suoi fedelissimi: Raffaele Fitto, Maurizio Lupi, Renato Schifani, Gaetano Quagliariello, Maurizio Sacconi, Renato Brunetta, Maurizio Gasparri, Ignazio La Russa, Sandro Bondi, Denis Verdini, Massimo Corsaro, Giorgia Meloni e Altero Matteoli. Il cerchio magico di Alfano, dove non è che tra tutti siano rose e fiori... Nella relazione fatta il giorno dell'investitura, il neosegretario ha posto anche la questione delle regole e delle sanzioni. Già la prossima settimana Alfano istituirà un tavolo per stabilire le regole interne su tesseramento e primarie, che non vedono tutti d'accordo. La proposta che va per la maggiore è quella del tessermento light lanciata dalla Meloni: primarie aperte a chi si iscrive al partito al costo di un euro. L'idea piace ad Alemanno e Formigoni, che ultimamente hanno stretto un'asse. Favorevoli anche Gasparri e La Russa, Matteoli e Augello, e quelli di Liberamente. Ma i malpancisti non mancano tra i ras locali, che hanno sempre prosperato nel partito delle tessere. Regole, ma anche sanzioni. Come comportarsi con chi ha perso le elezioni? L'idea che circola è quella del commissariamento. Una cosa è certa per il neosegretario: le sconfitte non saranno più indolori per i candidati e i capicorrente locali. Alla voce sanzioni si apre un altro capitolo che scotta: i politici indagati o imputati. A tal proposito, la prima grana che Alfano si ritrova tra le mani è quella del deputato Alfonso Papa. La prossima settimana la Giunta per le autorizzazioni della Camera dovrà infatti votare la richiesta d'arresto avanzata dalla procura di Napoli. C'è una cartina geografica allegata all'agenda dei primi cento giorni di Alfano, con cerchiate in rosso tutte le regioni e le città in cui il Pdl va risanato, se non ricostruito, come a Milano. Ma nel resto della Lombardia il partito non scoppia certo di salute. Anche il Lazio è un osservato speciale per Alfano, che intende bloccare sul nascere quel proliferare di liste, tipo Città nuove della governatrice Renata Polverini, che potrebbero trasformarsi da un giorno all'altro da alleati in avversari, com'è successo a Sora e a Terracina. Per non parlare della Campania, che rappresenta un problema atavico per il Pdl. Problema del quale è stato lo stesso coordinatore Nicola Cosentino a indicare la via d'uscita quando ha detto: «Non farò il segretario a vita». Alfano dovrà risolvere anche il problema della Calabria, dove Giuseppe Scopelliti è sia coordinatore che governatore, e della Sardegna, dove Mariano Delogu si è dimesso da coordinatore dopo la sconfitta a Cagliari. E nelle Marche si continua a perdere. Ma in cima ai pensieri del segretario adesso c'è il Molise, dove si torna a votare il prossimo anno. Il candidato sarà il governatore uscente Michele Iorio. Proprio da questa regione, apparentemente marginale, potrebbe infatti ripartire il circolo virtuoso per il Pdl. È dal Molise che iniziò la rimonta dopo la vittoria di Prodi alle Politiche del 2006. Come se non bastasse, Alfano dovrà subito prendere in mano la pratica Casini e realizzare quella «costituente popolare che aggreghi i moderati italiani alternativi», che il guardasigilli ha auspicato nel suo discorso. Poi c'è il nodo Lega, volutamente omesso da Alfano nel suo discorso. Forse perché sa che è il primo e il più spinoso che l'aspetta dietro l'angolo. Alfano e il Pdl devono ancora capire se domani il Carroccio sarà un alleato affidabile o un temibile rivale. Il fatto che non lo sappiano nemmeno i leghisti rende il nodo ancora più complicato. di Barbara Romano

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