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Il Cav fa fesso De Benedetti: sgambetto nella manovra

Alla vigilia del verdetto sul Lodo Mondadori che può costare a Berlusconi 500 milioni, una leggina fa slittare i maxi-indennizzi

Andrea Tempestini
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Silvio Berlusconi l'aveva detto. Al termine del funerale di Romano Comincioli, amico di lunghissima data e fondatore di Forza Italia, si era lasciato andare ad uno sfogo molto amaro: «Se i giudici mi condannano rischio di pagare 2.500 miliardi di vecchie lire a Carlo De Benedetti: dove trovo tutti questi soldi?». Un attacco al patrimonio di cui gli osservatori avevano fatto fatica a ritrovare il bandolo: l'unica mannaia finanziaria che l'Ingegnere poteva attivare ai danni di Berlusconi, allo stato delle conoscenze, aveva un valore massimo di 750 milioni di euro. Malcontati 1.500 miliardi di vecchie lire. Da dove saltassero fuori gli altri mille miliardi di cui il Cavaliere si sentiva minacciato non è mai stato chiarito fino in fondo. Né gli interessati, compreso l'Ingegnere, si sono mai preoccupati di soddisfare la curiosità. In ogni caso che siano 750 milioni o più, Berlusconi ha trovato il sistema, almeno temporaneamente, per proteggersi. All'interno della manovra da 47 miliardi c'è un paragrafo che sembra scritto su misura per tirarlo fuori dai guai. Un'altra legge “ad personam” come dicono gli oppositori? Diciamo una legge che, in prima battuta, se approvata dal Parlamento, darà respiro alle casse della Finivest, la cassaforte che chiude i gioielli di famiglia del presidente del Consiglio.  La riforma cambia due articoli del Codice di Procedura Civile rendendo obbligatoria la sospensione dei maxi-risarcimenti. In parole più semplici: la regola attuale dice che in caso di condanna ad una pena superiore a dieci milioni il giudice può decidere la sospensione del pagamento fino alla condanna definitiva. La nuova regola alza la soglia fissando il nuovo limite per i risarcimenti superiori a venti milioni. Tuttavia toglie ai giudici qualunque discrezionalità imponendo la sospensione del pagamento fino alla sentenza della Cassazione «a condizione che venga data adeguata garanzia». Prevedibili le reazioni  dell'opposizione, con il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, che parla di «insulto al Parlamento»  e il leader dell'Idv Antonio Di Pietro  che rincara: «Una disposizione palesemente immorale e incostituzionale».    Di certo, per il Cavaliere un bel vantaggio. Fra meno di una settimana, infatti, è attesa la sentenza d'appello per il Lodo Mondadori. Vale a dire la causa che gli ha intentato Carlo De Benedetti. L'Ingegnere si è sentito danneggiato dalla conclusione della battaglia di Segrate combattuta alla fine degli anni '80. Il Lodo Mondadori  era l'armistizio che segnava lo spezzatino della casa editrice: all'Ingegnere toccavano l'Espresso e la Repubblica. Alla Fininvest le riviste (a cominciare da Panorama), i libri e il resto. Tredici anni dopo, nel 2003,  era venuto fuori che il Lodo era stato la conseguenza di una sentenza addomesticata. L'Ingegnere aveva lamentato il   “danno patrimoniale” per essere stato costretto a dividere con Berlusconi il patrimonio Mondadori. Nel 2009 il giudice Raimondo Mesiano (poi diventato molto famoso per il colore e la lunghezza delle sue calze) aveva condannato la Fininvest al pagamento di  un risarcimento di 750 milioni di euro. La sentenza d'appello è prevista fra pochi giorni anche se i periti del tribunale hanno già ridotto l'ammontare del danno a 500 milioni. La Fininvest ha prestato una fidejussione a favore di Carlo De Benedetti. Certo, può anche darsi che non debba esercitarla perché  magari la sentenza sarà favorevole. Tuttavia è ben nota la scarsa fiducia che Berlusconi nutre nei confronti del Tribunale di Milano. Così, per sicurezza, ha fatto inserire una norma molto specifica. Se anche dovesse perdere l'appello,  non sarà costretto a pagare pronto cassa. Il giudice dovrà sospendere la pena in attesa della decisione definitiva  della Cassazione. Berlusconi avrà guadagnato un po' di tempo. Nel frattempo chissà quante cose possono accadere.   Da quanto si capisce il presidente del Consiglio deve essere abbastanza certo che la norma con la dilazione di pagamento contenuta nella manovra sarà approvata dal Parlamento. Non a caso nei giorni scorsi, leggendo la relazione di bilancio della Fininvest, gli osservatori hanno notato, con qualche sorpresa, che gli amministratori non avevano fatto accantonamenti specifici per fronteggiare l'eventuale sconfitta nel Lodo Mondadori. L'unica misura precauzionale era stata la sospensione del dividendo. Un po' poco per far fronte allo tsunami finanziario che l'eventuale condanna potrebbe scatenare. Probabilmente il Cavaliere, per affrontare l'ostilità dei giudici di Milano e l'ingordigia dell'Ingegnere, aveva pensato tempestivamente allo scudo da forgiare. di Giuliano Zulin

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