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Beccati gli hacker Anonymous Ci son riusciti solo gli italiani

15 denunciati, di cui 5 minorenni. In totale 36 informatici coinvolti. Merito è di nostra Polizia Postale, gli unici ad averli fermati

Rosa Sirico
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Gli 'anonimi', ora, hanno un volto e un nome. Merito della Polizia Postale. Italiana. Un piccolo grande vanto, il fatto che ad acciuffare parte della rete di hacker siano state proprie le 'sentinelle informatiche' del nostro Paese, che hanno identificato la cellula italiana degli Anonymous, i pirati del web che dallo scorso gennaio hanno messo a segno una serie di attacchi ai danni dei siti di governo, autorità, istituzione e importanti aziende. L'operazione Secure Italy è scattata all'alba di mercoledì: 32 perquisizioni svolte in Italia e in Svizzera. In totale sono 15 i giovani denunciati, di cui cinque minorenni. E' stato individuato anche il capo della cellula: ha 26 anni, viene dal Canton Ticino e si chiama Thre Frey. In totale le persone coinvolte nell'indagine sono 36. Per gli accusati non dovrebbero scattare gli arresti, ma in compenso saranno al centro di una causa civile. Gli hacker - Sono giovani i membri della cellula di Anonymous, hanno tra i 15 e i 28 anni. Per comunicare tra loro utilizzavano noti siti di chat, oltre alle pagine della rete hacker sui social network come Facebook e Twitter. In pratica, il gruppo si serviva di grossi server, in alcuni casi affittati anche all'estero, con potenti capacità di banda, tramite i quali venivano bombardate le pagine internet dei siti attaccati. Il metodo è sempre lo stesso: moltiplicare i finti click e le richiesti di servizi per far andare in crash i siti.   "Mentre in passato - ha spiegato il vice questore aggiunto Tommaso Palumbo, diretto del Cnaipic della polizia di Stato - erano necessari per l'attacco informatico centinaia di ragazzi che collegandosi facevano saltare il sito, oggi si utilizzano grossi server che mandano in tilt il sistema utilizzando quindi apparecchiature veramente alla portata di tutti". Gli hacker italiani hanno anche fornito supporto ai 'colleghi' spagnoli , così come loro hanno aiutato gli italiani negli attacchi del gennaio scorso. I reati -  Le accuse che vengono contestate agli hacker sono di accesso abusivo in sistema informatico, danneggiamento a sistema informatico e interruzione di pubblico servizio. "Al di là dell'aspetto penale della vicenda - ha detto Antonio Apruzzese, direttore della polizia postale e delle telecomunicazioni - va sottolineato il danno patrimoniale arrecato da queste azioni, i cui costi graveranno sui ragazzi e sulle loro famiglie. Ci sono molti modi per esprimere un dissenso ma qui si producono reati e si producono anche seri danni economici".  Gli attacchi -  Da gennaio gli attacchi di Anonymous avevano colpito sia i siti di aziende come Eni, Finmeccanica, Poste e Unicredit, sia quelli istituzionali come Senato, Camera dei Deputati, Palazzo Chigi e AgCom. Tutti obiettivi scelti in seguito a una votazione che coinvolge l'intero network internazionale di Anonymous. Il messaggio dei seguaci - "Siamo gli Anonymous. Siamo legionari. Noi non dimentichiamo. Non perdoniamo. Aspettateci".  Così gli Anonymous hanno firmato il "comunicato stampa" pubblicato sul loro sito, in risposta al bliz ad opera della Polizia Informatica. Nel comunicato  gli Anonymous si dichiarano "pesone come tutti che sono state arrestate mentre protestavano pacificamente i propri diritti" non già "pericolosi hacker come definiti dai media". Dichiarano che "nulla è stato smantellato" cercando di vanificare i risultati ottenuti dalla Polizia postale italiana e definiscono l'azione di quest'ultima "un vile tentativo di smantellare l'organizazione". A fronte di ciò, gli hacker preannunciano che quanto compiuto dalle forze dell'ordine avrà conseguenze che lasciano misteriosie. Infine l'appello a tutti i cittadini di intenet e agli Anonymous internazionali "di farsi sentire più forti che mai".

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