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Gli enti inutili ci svenano anche con le tasse segrete: quote nascoste in Rc auto, bollette e passaggi proprietà

Artifici delle province tra Rc auto, bollette, passaggi di proprietà: in ognuna di queste gabelle sono nascoste quote per gli enti

Andrea Tempestini
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La casta e il Parlamento non vogliono abolire le province? E allora ci pensiamo noi. Libero ha lanciato una campagna per raccogliere 50mila firme, quelle necessarie per presentare una proposta di legge di iniziativa popolare per l'abrobgazione degli enti inutili. Per partecipare alla nostra iniziativa, mandate una dichiarazione di adesione all'indirizzo e-mail [email protected], oppure un fax al numero 02/99966264 o una lettera alla redazione di Libero: viale Majno, 42 - 20129, Milano. Vi invitiamo anche a segnalare gli sprechi della vostra provincia all'indirizzo e-mail [email protected]. Quattro miliardi e quattrocento milioni di euro: a tanto ammonta il prelievo fiscale annuo a carico degli italiani utilizzato per sovvenzionare le Province. Tasse, dunque. E qui, se possibile, aumenta l'incazzatura per la mancata abolizione di enti la cui non imprescindibile utilità è ormai pressoché conclamata. Perché trattasi di imposte incastrate dentro altre imposte, che paghiamo senza saperlo. Tasse mimetizzate. Per dire: in quanti sanno che il 12,5 per cento dell'assicurazione di auto e moto  - la famigerata Rc auto - finisce nelle casse degli enti provinciali? Due miliardi di entrate all'anno. E però, direbbe il meteorologo, la tendenza è addirittura al peggioramento (per i cittadini, of course). Nel senso: a fronte della diminuzione dei trasferimenti statali agli enti locali conseguente al federalismo fiscale, gli enti stessi potranno gestire da sé le proprie entrate fiscali. Il nuovo fisco regionalizzato dovrebbe scattare dal 2013, ma qualcosa può innescarsi già quest'anno. Le assicurazioni automobilistiche, per l'appunto: proprio le Province  hanno la possibilità di aumentare o diminuire del 3,5 per cento la quota a loro destinata. E secondo voi l'ente pubblico che cosa fa,  aumenta o diminuisce? Il ministro Sacconi, intuendo la malaparata, aveva suggerito di «evitare in questa stagione un incremento del prelievo». Un invito alla cautela era arrivato anche da Giuseppe Castiglione, che dell'Unione delle Province è il presidente. Ma, come detto, stando ai rappresentanti degli enti questo rappresenta «uno dei pochi strumenti che abbiamo per compensare il taglio di trasferimenti statali». Risultato: un report dell'Ania, l'associazione delle assicurazioni, mostra come 29 Province - da Alessandria a Benevento, da Bologna a Lecce, da Milano a Pescara - abbiano già ritoccato verso l'alto la percentuale delle polizze a loro dovuta, e nella misura massima - arrivando dunque al 16 per cento, che significa un rincaro per l'utente fra i 12 e i 15 euro l'anno. E molte  altre si preparano a imitarle. La trascrizione al Pra Il traffico moto-automobilistico risulta dunque essenziale per la sopravvivenza economica delle Province. Anche per un altro fatto: entrata fondamentale è pure la cosiddetta Imposta provinciale di trascrizione, Ipt per gli amici - in pratica, le annotazioni al Pubblico registro automobilistico quando il mezzo viene acquistato. Oggi l'Ipt è differenziata: per gli atti soggetti a Iva - cioè quando l'auto si acquista dal concessionario - la tassa è fissa (151 euro) e aumentabile al massimo del 30 per cento dalle Province, mentre negli altri casi - compravendite fra privati - l'eventuale aumento è proporzionale alla potenza fiscale del veicolo. Per dare un'idea, ecco le tariffe della Provincia di Torino. Che ha disposto di  aumentare del 20 per cento gli atti soggetti a Iva - e dunque da 151 si passa a 180 euro. Per quanto riguarda gli atti fra privati, ha invece deciso un incremento del 30 per cento rispetto alle tariffe base (il massimo): quindi, per le vetture fino a 53 kw - le medio-piccole - la tariffa base è sempre di 151 euro, ma con l'addizionale provinciale sale a 196. E poi, aumentando la potenza dei mezzi, si sale di 4,56 euro per ogni kw. Comunque sono già cinquanta le Province che hanno deciso di applicare l'aumento massimo - vale a dire del 30 per cento -, altre cinquanta si sono attestate fra il 20 e il 29 per cento, e solo sei - tutte al Nord - hanno evitato rincari. Un'elaborazione del Sole 24 Ore su dati Upi e Copaff quantifica in 1 miliardo e 177 milioni le entrate per le Province legate proprio all'Imposta di trascrizione. La luce delle aziende E poi la bolletta dell'energia elettrica. Sì, perché alle forniture di energia «per usi diversi dalle abitazioni» - in sostanza, alle bollette delle imprese - viene applicata un'addizionale destinata alla relativa Provincia. Voce che garantisce complessivamente alle Province un gettito di quasi un miliardo l'anno - le ultime rilevazioni lo calcolano in 898 milioni. E anche in questo caso, le Province spingono al massimo le leve fiscali a loro disposizione. Esempio: leggiamo la nota della Provincia di Milano, in cui si precisa che «la misura dell'addizionale provinciale è stabilita in 9,30 euro per mille/kwh con la possibilità di incrementare tale misura a 11,40 euro per mille/kwh». E quindi «la Provincia, con provvedimento del 15 febbraio 2011, ha deliberato per l'anno 2011 di confermare l'aliquota dell'addizionale provinciale sul consumo di energia elettrica nella misura massima prevista». Non c'erano dubbi. Ci sarebbe infine da scrivere delle altre imposte provinciali, tipo il «tributo per i servizi di tutela, protezione e igiene dell'ambiente» che si aggancia alla comunale tassa dei rifiuti, oppure i «canoni per l'occupazione di spazi e aree pubbliche» e via dicendo. Meglio fermarsi qui. Tanto ci siamo capiti. di Andrea Scaglia

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