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Gabanelli, addio Report? Il consigliere Pd non ci sta Intanto lei è alle prese col pomodoro a sorpresa

La nuova policy della Lei: divieto di difesa verso i dipendenti. Rizzo Nervo: "Mai più programmi d'inchesta. Rai: da tg a bollettini"

Costanza Signorelli
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No a cancellare una "trasmissione di successo" come Report. Chi potrebbe mai credere che "venga cancellata dopo 14 anni per ragioni tecnico-giuridiche? Nessuno". E' l'appello che il consigliere d'amministrazione della Rai, Nino Rizzo Nervo, rivolge al presidente della Rai, Paolo Garimberti, al direttore generale Lerenza Lei e al Cda, sulle pagine dell'Europa. Il consigliere reagisce alla "nuova policy aziendale": la Rai, in quanto società di proprietà pubblica, deve essere assimilata alle pubbliche amministrazioni per le quali vige il divieto assoluto di assumere la difesa dei propri dipendenti. La sentenza della Cassazione - Nel 2009 infatti una sentanza della corte di Cassazione a sezioni riunite decretò, appunto, che la Rai deve essere considerata un organismo pubblico e in quanto tale deve sottostare al divieto di assumere la difesa dei propri dipendenti nel caso di citazioni penali e civil. "Però -spiega  Nervo - non credo che con ciò intendesse uccidere la più grande azienda editoriale del Paese imponendole vincoli sull'esercizio dell'informazione che tutte le altre aziende non hanno. L'ostinazione messa in campo per negare a Milena Gabanelli quella tutela legale che le era stata sempre riconosciuta - continua Rizzo Nervo - come doveroso ombrello protettivo deciso dall'editore per garantire la messa in onda del suo più importante programma d'inchiesta, sta producendo un clamoroso autogol: privare della difesa nel caso di citazioni penali e civili tutti i giornalisti della Rai". La prudenza diventa autocensura - Secondo Rizzo Nervo, se la Rai (sino a ieri) e gli editori privati (ancora oggi) hanno deciso di tutelare anche processualmente i propri giornalisti, la ragione è soprattutto quella di garantire un'informazione libera: hanno considerato in sostanza il problema come un normale rischio di impresa visto che il reato di diffamazione è, secondo i giuristi, ontologicamente legato all'esercizio della professione giornalistica. "La nuova e restrittiva interpretazione - sottolinea il consigliere- avrà come conseguenza, infatti, non solo la rinuncia ad un programma d'inchiesta che, per la serietà e bravura della sua autrice-conduttrice, si è guadagnato sul campo il favore dei telespettatori, ma anche un atteggiamento di estrema prudenza sino all'autocensura di tutti i giornalisti Rai con il rischio di trasformare i telegiornali in bollettini ufficiali. A questo punto - conclude Rizzo Nervo - nessuno si scandalizzi se può sorgere il sospetto che le pressioni per non riproporre Report  nella prossima stagione siano talmente autorevolì da decidere di sacrificare non solo Milena Gabanelli ma tutti i giornalisti che lavorano per la Rai, sia esterni che interni. Una sorta di muoia Sansone con tutti i filistei". E la Gabanelli si ritira in campagna - Intanto la Gabanelli, per purificarsi dai successi e dalle scorie dell'annata televisiva, si ritira nella sua tenuta, immersa nella quiete di Mongardino, vicino a Zola Predosa. La conduttrice televisiva ama coltivare sui terrazzamenti di un piccolo orto, pomodori, melanzane e molti altri oratggi. Ma proprio nel relax della vita di campagna arriva il colpo di scena: qualche giorno fa, da un'innocente pianta di melanzane sono spuntati fuori anche quattro pomodori. "Ho acquistato la piantina in un consorzio di Sasso Marconi- spiega la Gabanelli -. Le melanzane erano buonissime, però mi sono chiesta: come mai dalla stessa pianta crescono anche i pomodori?». Abituata a scavare nel torbido, appassionata di filiera alimentare e indagatrice delle speculazioni che lindustria del cibo nasconde, Milena si chiede se i pomodori cresciuti assieme alle melanzane siano figli degeneri di un omg impazzito, frutti velenosi della botanica da laboratorio oppure un miracolo di madre natura. E inizia l'ennesima l'inchiesta...

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