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Vacanzieri Mettono fretta al Cav, ma sindacati e industriali sono tutti a prendere il sole

Confindustria incalza il premier, però la sede romana è deserta "fino al 22 agosto". Giù le serrande anche di Cisl e Uil

Andrea Tempestini
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Lunedì 8 agosto: i mercati crollano, Confindustria è chiusa per ferie. Non c'è traccia della presidente Emma Marcegaglia nella grande sede di viale dell'Astronomia, a Roma. Né ci sono il direttore generale, l'assistente del direttore generale, i vice, i responsabili del Centro Studi, del Mezzogiorno, della Piccola Industria, gli esperti scelti e nominati per dare le risposte che tanti imprenditori italiani vorrebbero sentire nei giorni in cui la Borsa dà il cardiopalma (ieri malissimo i titoli industriali). Dopo quattro squilli risponde la vigilanza: «Non posso passarle nessuno. Confindustria riapre il 22 agosto». E se qualcuno ha bisogno? Aspetta la fine delle vacanze. Strano, visto che proprio la numero uno degli industriali è stata molto determinata nel sostenere che «nessun rinvio è possibile» a causa della crisi mondiale in atto. «La gravità del momento è tale da non permettere pause», ha dichiarato tre giorni fa sollecitando il governo. «Il Consiglio dei ministri deve prendere decisioni rapide e sottoporle al Parlamento senza soluzione di continuità». Inflessibile, la presidente: «Non possiamo rimanere fermi e in balìa dei mercati fino a settembre». Giusto. Marcegaglia si era perfino spinta oltre per soffiare sul collo dell'esecutivo: «Siamo consapevoli di doverci prendere la nostra responsabilità» (dichiarazione pubblica del 4 agosto). Siamo disponibili a lavorare nei prossimi giorni, convinti che non si possa restare fermi fino a dopo la pausa estiva». Saranno pure disponibili quelli di Confindustria, ma finora alle ferie sembra che abbiano rinunciato solo i politici. La strigliata della Marcegaglia, infatti, ha avuto il suo effetto: appello accolto in pieno dal governo. Anche la leader degli industriali tornerà a Roma per il nuovo incontro con le parti sociali, ma l'organizzazione che presiede, nonostante i buoni propositi e le belle parole non ha per ora dato annuncio di alcun giorno di vacanza annullato. Sì, è vero, c'è qualcuno nella grande sede dell'Eur a monitorare la stampa e ad aggiornare il sito internet. Si parla anche di una sorta di presidio per le emergenze, ma una volta giunti sul posto la realtà è ben diversa: cancello chiuso, quattro auto nel parcheggio interno, vetri scuri, tendine abbassate e un silenzio da domenica pomeriggio, però è lunedì. Alla cronista che si sporge per vedere se dall'altra parte dei vetri c'è qualcuno, appare subito l'addetto alla sicurezza: «La Confederazione è chiusa dal 6 e riapre il 22». Sabato scorso è stato l'ultimo giorno di lavoro. I più fortunati possono chiamare qualcuno sul telefonino, per gli altri... niente. Di sicuro la presidente è sempre operativa. Le organizzazioni sindacali, anche sulle ferie, sono divise. Cgil per conto proprio, Cisl e Uil invece si devono essere messe d'accordo: in entrambi i casi se ne riparla da lunedì 22. Il sindacato guidato da Raffaele Bonanni ha mandato dirigenti e impiegati in vacanza e ha piazzato nel prestigioso palazzo di via Po un giovane custode, che dalle 7 alle 19 deve monitorare la situazione, controllare che non arrivino intrusi e rispondere alle chiamate. Per il resto, anche qui, ci si rivede dal 22. Bonanni? Segue la crisi da casa, ieri non era in sede. La Uil sarà pure l'Unione italiana del lavoro, ma quando viene agosto, lavoro mio non ti conosco. Il portone di via Lucullo è sbarrato. Il citofono suona a vuoto. Alzi lo sguardo e capisci che è inutile cercare lì dentro: non c'è neanche una tapparella tirata su. Il segretario generale Luigi Angeletti e i suoi torneranno a lavorare dal 22. Nella rossa Cgil, invece, c'è vita. Tre portieri in guardiola, non la leader Susanna Camusso, «che è in giro per l'Italia, ma sarà a Roma mercoledì», si affretta a spiegarci un addetto stampa sceso dai piani alti. «Abbiamo dieci dipartimenti e nonostante le ferie siamo sempre aperti, eccetto Ferragosto».     di Brunella Bolloli e Antonio Spampinato

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