"Ora Roma venda il suo oro": Germania ci dichiara guerra

Andrea Tempestini

Lassù qualcuno ci ama, anzi no. Sarà la stagione, il vento della crisi, l’aria di tempesta, forse la voglia recondita di mollare la barca Euro tra i flutti. Sarà quel che sarà, ma in Germania giocano a rispolverare vecchie ruggini con l’Italia. Certo, proprio il solito giochino in voga tra Monaco e Berlino. L’attrito ideologico dei tempi migliori che adesso si presta ottimamente per intonare una specie di inno battagliero contro il Belpaese. Un canto a più voci: la popolare, l’economica, la politica. Tutte ben accordate, non c’è che dire. Libero ha pubblicato una vignetta dove Frau Merkel sfoggia il noto baffetto e un cappello da kapò? La Bild, proprio quella, invece di sganasciare ha gridato alla lesa maestà della cancelliera, come se tra le sue pagine di tabloid scandalistico si trovassero giornalmente tutti pezzi seriosi, compunti, precisini. Altre testate hanno compreso l’antifona e si sono messe a pontificare. A cominciare dalla Suddeutsche Zeitung, che accusa il premier Silvio Berlusconi di occultare la crisi imponendo alla Rai una programmazione incentrata su altro (ma chissà, forse da quelle parti hanno problemi con il satellite o con la parabola).  Giusto ieri, ha pubblicato in prima pagina un pezzo veramente magistrale e degno della miglior scuola di giornalismo: l’invito ai lettori - ben esplicito, niente affatto tra le righe - a non pagare le multe beccate sulle strade italiane. Dovrebbero essere saldate entro 20 giorni, stando all’intimazione che compare sull’avviso. Altrimenti… «Altrimenti non vi succederà nulla», ha rassicurato il quotidiano. L’appello, ottima rappresentazione di senso del dovere teutonico, ha pure la benedizione degli Automobil Club tedeschi: «Fino a oggi nemmeno una multa dall’estero è stata riscossa con un pignoramento». Dopotutto, ha illustrato la Suddeutsche Zeitung, in Italia il responsabile dell’infrazione è il proprietario dell’auto; in Germania è invece il guidatore. Dunque le foto degli autovelox italiani alle targhe non possono inchiodare il tedesco. Amen. Sempre dalla Germania giunge un tipico esempio di solidarietà europea. Fa parte della serie «Siete in crisi? Arrangiatevi». Mica per scherzo. Due esponenti di partiti di governo chiedono che la Penisola, prima di domandare il sostegno e l’intervento delle altre nazioni, venda le sue scorte d’oro. Secondo Michael Fuchs, vicecapogruppo della Cdu (il partito di Angela Merkel) al Bundestag, il parlamento tedesco, «l’Italia e anche la Spagna devono mettere in ordine i loro bilanci, in questo rientrano anche le privatizzazioni e la vendita delle loro riserve auree». Gli fa eco Frank Schaffler, esperto di questioni finanziarie della Fdp (la forza politica liberaldemocratica). «Ritengo che la vendita dell’oro da parte degli Stati debitori e il deposito delle loro riserve auree in pegno presso la Bce sia una necessità», dice. Proseguendo seccamente: «Questi Paesi dovrebbero consumare i loro beni patrimoniali prima di chiedere aiuto». Poi c’è la presa di posizione del ministro dell’Economia, Philipp Roesler. Propone una sorta di esame di abilitazione per le nazioni, una licenza: l’introduzione di stress test negli stati dell’eurozona per verificare la loro competitività. Oltre all’inserimento nelle rispettive Costituzioni, senza se e senza ma, dell’obbligo del pareggio di bilancio. E a un rinnovato Patto di stabilità che preveda sanzioni automatiche, in grado cioè di non risultare influenzabili volta per volta da differenti equilibri politici. Tutto compreso, si tratta di una misura che «invierebbe ai mercati un segnale forte e positivo» spiega Roesler, che è vicecancelliere e leader della Fdp. Nella sua visione, gli stress test dovrebbero riguardare tra l’altro il mercato del lavoro, la capacità di innovazione e la certezza del diritto di un Paese. Resta tuttavia da capire se il piano è un tentativo di rilancio europeo o rientra nella strategia di attacco avviata su altri fronti. di Leon Bertoletti e Enzo Piergianni