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Nella Tangentopoli del Pd Bersani è un latitante

Dopo 12 giorni nessuna spiegazione su appalti e presunte mazzette. Coraggio segretario risponda: noi siamo qui

Andrea Tempestini
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Onorevole Pier Luigi Bersani, scusi se la importuniamo per quella che ai suoi occhi deve apparire una quisquilia: come volete che abbia tempo e voglia di rispondere alle domande di un giornale un politico impegnato da mattina a sera a smacchiare giaguari? Ma vede, noi di Libero  abbiamo la testa dura e una consolidata fama di rompiballe. E a costo di correre il rischio di impedirle di asciugare gli scogli per qualche ora, vorremmo rammentarle che sono ormai 12 giorni che le abbiamo rivolto dieci quesiti semplici semplici riguardo ai suoi rapporti con l'inquisito Filippo Penati, ex presidente della Provincia di Milano ed ex capo della sua segreteria politica, e al discusso “affare” dell'acquisto delle azioni dell'autostrada Milano-Serravalle. Dodici giorni durante i quali lei ha fatto lo gnorri, sperando che la gravissima crisi che ha colpito l'economia del mondo occidentale occultasse i guai giudiziari e le contraddizioni clamorose nei quali si dibatte il suo partito e che il mantra «Berlusconi deve dimettersi, Berlusconi deve dimettersi» fosse sufficiente a farle tenere la scena con un minimo di dignità. Dodici giorni durante i quali ha spudoratamente approfittato della compiacenza di alcuni organi di stampa per rilasciare interviste in cui, in cambio di quattro frasi fatte da presunto statista, non le fossero rivolti interrogativi scomodi sui suoi problemi. Però, anche se altri non gliele fanno, le domande restano. E non concernono la tecnica migliore per spalmare l'Autan alle zanzare; bensì la natura stessa del suo partito e la sua supposta superiorità morale nei confronti delle altre formazioni politiche italiane. Non proprio un dettaglio, visto che è lo specchietto per le allodole con il quale a ogni elezione abbagliate una discreta quantità di cittadini. Strade Pericolose Quindi le chiediamo ancora di chiarire. Che cosa pensa dell'affare Serravalle? Fu giusto pagare quelle azioni il triplo di quanto valevano meno di due anni prima? Sa che il loro valore era stato fissato a un massimo di 5 euro? Parlò della cosa con Penati? Perché Penati si è dimesso precipitosamente dalla sua segreteria politica? Le risulta che Bruno Binasco (il braccio destro di Marcellino Gavio, proprietario della Serravalle) o lo stesso Gavio abbia finanziato in passato i Ds? O che lo abbiano fatto società a loro vicine? Non c'è un conflitto di interessi tra il partito, i suoi finanziatori e gli amministratori che da Gavio e soci comprarono le azioni? Come vede non sono domande impossibili. Comprendiamo che la imbarazzino, ma suvvia: il leader del partito che parla di onestà e trasparenza a ogni pie' sospinto non dovrebbe spaventarsi per così poco. Anche perché, a dire la verità, noi di curiosità da soddisfare ne avremmo anche altre. Per esempio: come mai decine di regolamenti territoriali del Pd prevedono che i nominati nei consigli di amministrazione delle municipalizzate siano tenuti a versare al partito una quota dello stipendio? Lei si è molto adontato perché Libero ha definito tale pratica un «pizzo»: lei come preferirebbe che fosse chiamata? Perché ha sostenuto che all'epoca in cui favorì l'incontro tra Gavio e Penati lo fece nella sua veste di ministro delle attività produttive, quando invece era un semplice europarlamentare? Il tedesco salvato E ancora: perché il Pd ha fatto dimettere un suo senatore in modo da lasciare il posto ad Alberto Tedesco, indagato per corruzione e associazione a delinquere e ora a piede libero proprio perché membro di Palazzo Madama? Perché il suo collaboratore Franco Pronzato, che ha recentemente patteggiato per corruzione, era contemporaneamente coordinatore del settore trasporto del Pd e consigliere d'amministrazione dell'Enac, cioè l'ente che controlla il trasporto aereo?  Come mai, se nel Pd non c'è, come lei sostiene, una questione morale, da quando lei è segretario sono finiti nel mirino della magistratura centinaia di esponenti del partito per reati anche gravissimi come mafia, stupro e omicidio? Ecco: come può constatare siamo dei testoni ficcanaso.  E non ci facciamo intimidire da chi, dopo essere sceso in piazza per difendere il diritto di Repubblica di rivolgere dieci domande a Berlusconi senza essere querelata, ora si rifiuta di rispondere ai nostri quesiti e minaccia addirittura di farci chiudere i battenti attraverso una class action di tutti gli iscritti. Forse, non appena avrà finito di pettinare le bambole, coglierà la lieve contraddizione. E magari troverà anche il coraggio di dare le spiegazioni richieste. Noi siamo qui. di Massimo de' Manzoni

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